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Un ampio dibattito sulla recente approvazione in seconda lettura al Senato del disegno di legge di riforma costituzionale, con un particolare approfondimento sulla soppressione della legislazione concorrente Stato-Regioni. Questo uno dei temi di cui si è occupata la Conferenza dei presidenti dei consigli regionali, riunita giovedì in sessione plenaria a Milano, alla quale ha partecipato il presidente Nicola Irto. Lo riferisce, in un comunicato, l'ufficio stampa del consiglio regionale.
«Il lavoro della Conferenza, coordinata dal presidente Franco Iacop – è detto ancora nella nota – ha messo in luce il ruolo attivo che le assemblee regionali stanno svolgendo in questa fase di revisione dell'architettura istituzionale dello Stato». «I consigli regionali – spiega il presidente Irto – si sono rivelati interlocutori credibili in un processo riformatore indispensabile per correggere alcuni limiti del regionalismo, emersi dopo la modifica costituzionale del 2001. La partita del futuro delle istituzioni, soprattutto a livello regionale, si gioca sulla capacità di coniugare la tutela dei diritti dei cittadini all'efficienza dei servizi pubblici, a cominciare da quelli sanitari. Il superamento delle criticità nell'ambito della gestione della sanità rappresenta, infatti, ancora oggi la principale frontiera del confronto tra lo Stato centrale e le autonomie regionali».
La Conferenza dei parlamenti regionali ha inoltre approvato un ordine del giorno per impegnare il governo a chiedere una riduzione ulteriore delle emissioni dei gas serra, in occasione della Conferenza degli Stati membri sul cambiamento climatico, in programma a Parigi nel prossimo mese di dicembre. «Vogliamo che le emissioni – commenta Irto – si riducano entro il 2030 del 50%, anziché del 40% come concordato su scala europea. L'incalzare dei cambiamenti climatici impone provvedimenti quanto più possibile drastici per impedire l'aggravarsi di condizioni che stanno mettendo a rischio l'ambiente e l'ecosistema anche nel nostro Paese, che peraltro fa i conti con una drammatica esposizione al rischio del dissesto idrogeologico. Quella dello sviluppo sostenibile è una via non più facoltativa ma obbligatoria per tutti. Anche e soprattutto per noi calabresi».