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Bruxelles - La segnalazione della Portavoce calabrese è articolata seguendo il filone di tre motivazioni.
In primo luogo, si legge, “la Sorical gestisce l'acqua come un prodotto commerciale al pari degli altri”. La società, infatti, dichiara che la riduzione idrica ha anche «lo scopo di ridurre i costi di gestione», la Ferrara sottolinea che Sorical “disconosce il delicato compito affidatole”, ovvero che l'acqua, come chiarisce la direttiva quadro Ue, «va riconosciuta come bene pubblico e valore fondamentale per tutti i cittadini Ue e non come merce». “Sorical – aggiunge la Ferrara - è beneficiario di finanziamenti europei, così come riportato sul sito dell'azienda, contributi comunitari erogati per opere di ampliamento e risanamento, così da migliorare sia la qualità che l'accesso fisico ai servizi idrici. In particolare i fondi erano finalizzati ad aiutare le società in difficoltà così da estendere la copertura idrica anche ai segmenti di popolazione più povera”.
Al contempo la Sorical si erge ad ente moralizzatore, avocando a sé funzioni di sensibilizzazione mai delegategli da alcuno, rivolgendole in maniera coercitiva ed umiliante anche nei confronti dei “cittadini che pagano regolarmente la bolletta dell'acqua”, nel maldestro tentativo dichiarato di provocare un'indignazione nei confronti dei debitori additati spregevolmente dalla Sorical come “chi si crede più furbo”. Il comportamento della Sorical è in netta violazione, se non in spregio, ai principi ed agli orientamenti oramai consolidati nelle massime istituzioni europee e in violazione dei diritti sanciti dalla nostra Costituzione.
La Ferrara inoltre denuncia la scarsa trasparenza delle informazioni in ordine alla riduzione della portata idrica “non compaiono né nelle diffide inviate tanto meno sul sito – conclude la Ferrara – le modalità con cui verrà (se verrà) assicurato il servizio alle strutture sanitarie pubbliche, alle scuole, alle forze dell'ordine ed ai vigili del fuoco, ai fini di non compromettere servizi costituzionalmente garantiti.
L’accesso all’acqua dovrebbe essere pubblico e per tutti così come confermato dal referendum del 2011. 27 milioni di italiani, votarono per l'abrogazione di qualsiasi norma che affidava la gestione dell’acqua ai privati. In Calabria non solo il volere dei cittadini è rimasto inascoltato, ma si permette ad una società in liquidazione di fare il buono e cattivo tempo con un diritto fondamentale come quello dell'accesso all'acqua”.