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Lettera aperta al vicepresidente da Gianluca Tedesco, dirigente Cisal.
«In primis in qualità di dipendente regionale e poi nelle vesti di rappresentante del personale della Regione, da dirigente sindacale della Cisal, vorrei rivolgere un accorato appello al vicegovernatore della Calabria Antonio Viscomi affinché intervenga su una vicenda delicatissima. Gli spetta, infatti, un compito importante: ridare dignità a un ente pubblico “fondamentale” quale la Regione. Uno scopo nobile, prim’ancora che istituzionale. A cosa faccia riferimento il sottoscritto è fin troppo chiaro: i post apparsi sulla pagina Facebook di un dg dell’ente, lunedì, mercoledì e giovedì scorsi. Frasi di questo tenore: “Maledetti burocrati di m….! Gestire la burocrazia per voi è gestire potere politico, sindacale ed “economico”. Pensate di essere una rete fitta, inviolabile, impenetrabile? Non illudetevi, il vento è già cambiato. La magistratura vi cancellerà!” ed ancora: “Ho capito dov’è la centrale operativa della ‘ndrangheta. Non lo dico sennò mi becco l’ennesima querela. E’ facilissimo indovinare!” E che dire, invece, del post: “La giunta regionale ha bocciato la modifica del regolamento del volontariato ProCiv: lo avrebbe tolto dalle grinfie della politica” o addirittura quello comparso ieri: “Maledetto economato”.
Per finire e chiudere con il botto risponde ad una seguace (follower): “La politica? Questa politica? Mi fa vomitare!”. Ma la politica – mi chiedo retoricamente – non si fa anche e soprattutto in Regione? E nel caso di specie aggiungerei: “La nostra colpa è di lavorare per l’ente? Cosa quindi dovremmo fare? Dimetterci in blocco per accontentarlo e porre così fine a tutti i mali calabresi?” Ebbene, alla seconda domanda provo a rispondere così, se l’autore dei post avesse ragione, anche noi, allora, invocheremmo l’intervento dei vertici dell’ente. Se ci sono effettivamente dei “burocrati”, nell’accezione peggiore del termine, siano rimossi dall’incarico. La cosa peggiore sarebbe, nel caso, far finta di nulla. In tutta la Cittadella si avverte ormai un palpabile disagio, che sfocia in indignazione e rabbia, eppure a certi livelli non si prova vergogna per quanto accade. Mi interrogo, allora, su dove sia finito il rispetto per il lavoratore. Un valore fondante per la sinistra, tuttora, non certo, quindi, un’anacronistica e vuota enunciazione di principio. E che dire della dignità, parola chiave e soprattutto valore umano da salvaguardare a prezzo di tante civilissime lotte e mediazioni, anche sindacali, come ovvio.
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Che cosa si aspetta, dunque, per ridare appunto la dignità perduta alla Regione intesa come istituzione? Dove sono finiti i dirigenti? Quegli stessi dirigenti che – sostiene sempre lo stesso dg – “non hanno neanche la terza media e hanno fatto carriere folgoranti”. Che fine ha fatto la classe politica dinnanzi a simili inaudite dichiarazioni? E gli altri sindacati? Davvero si pensa di dover fare spallucce, dicendo assurdamente tanto non riguarda me? No, non è possibile, perché non possiamo tacere dopo quello che abbiamo per l’ennesima volta letto. Motivo per cui, caro prof. Viscomi, aspettiamo da Lei, anzi la pretendiamo, una risposta convincente. Lei è una figura apicale di quest’Amministrazione, seconda solo a quella del Presidente Oliverio, oltreché assessore al Personale. Ma non dimentico che è anche un eminente professore universitario e giuslavorista di chiara fama. Intervenga, dunque, perché noi lavoratori non ce ne staremo a girarci i pollici, ritenendo che, adesso, sia il momento giusto per agire. Urge una reazione di fronte a uscite polemiche, offensive e incontrollate, che hanno sedimentato un giudizio negativo su di noi, anche nell’opinione pubblica. Si tratta di asserzioni, confuse e distorte, che hanno generato una sensazione di smarrimento anche in chi ha votato per la vostra coalizione. Una disaffezione diffusasi in larghi strati della popolazione di ogni ceto sociale ed età. Occorre allora una spinta coraggiosa, un cambiamento radicale, perché una situazione come questa finora non si era vista. Mai. È doveroso che qualunque figura istituzionale si esponga pubblicamente, sempre nel rispetto di ruoli e funzioni. Ci sono del resto cose che si chiedono e altre invece da pretendere. Noi, pertanto, non chiediamo che ci rispettino, ma imporremo la tutela della nostra dignità. In questo momento particolare, proprio per quanto detto, avvertiamo il forte distacco dell’Amministrazione, fatto incomprensibile. Tali continui e inusitati “attacchi” violano infatti principi fondamentali di qualunque ordinamento civile e democratico, ma sostanzialmente ledono il rispetto dell’istituzione regionale che ha nominato dirigente della Protezione Civile l’autore degli insolenti – consentitemi di apostrofarli così – post. La strada è segnata e la parola chiave rimane il rispetto dei ruoli e delle regole. E’ evidente che manca ancora questo passaggio sapendo che non lo si realizza con i soli annunci che, di certo, non creano le condizioni per un ripresa morale».