«Si vuole penalizzare la mia figura di precario, un precario storico della pubblica amministrazione». Non ci sta Antonio Trifoli, di nuovo sindaco di Riace dopo il ricorso presentato contro una sentenza che ne sanciva la sua ineleggibilità. Il primo cittadino in conferenza stampa ha difeso la scelta di scendere in politica da lavoratore precario di lungo corso. Una scelta che oggi rifarebbe convintamente. «È una forzatura dire ad una persona senza un lavoro stabile da 20 anni che non si può candidare – ha affermato – Se dovesse valere questo principio, in Calabria a siamo in 10 mila a non poterci candidare nè a sindaco, nè a semplici consiglieri».

Vicino alla Lega di Matteo Salvini, il sindaco riacese, beccato qualche giorno fa a cena con l’ex ministro dell’Interno a margine della sua trasferta reggina, ha confermato di non candidarsi alle Regionali, senza negare tuttavia un appoggio esterno al leader del Carroccio. «Da rappresentante delle istituzioni mi piace quando un leader come Salvini scende in Calabria – ha ammesso Trifoli - per ascoltare e capire se possa avere un programma credibile per questa Regione».

Intanto nei giorni scorsi nuovo blitz della Guardia di Finanza al municipio riacese. Sotto la lente degli uomini delle Fiamme Gialle alcune determine della gestione amministrativa di Mimmo Lucano, ora a processo insieme ad alter 25 persone nell’ambito dell’inchiesta Xenia. Secondo quanto si appreso nel mirino dei finanzieri ci sarebbero i progetti di accoglienza dello Sprar, in un period compreso tra il 2015 e il 2018.