Il retroscena delle elezioni che hanno sancito la sconfitta politica dell’ex sindaco ancora costretto a restare in esilio. Un’antica rivalità tra il borgo e l’insediamento urbano sulla costa distante 12 chilometri ha decretato la vittoria della Lega
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Nel suo infinito saliscendi, la Calabria è piena di paesi divisi in due: il nucleo montano e la frazione marina. È così anche a Riace, dove al borgo si contrappone un pugno di case sul mare, quello stesso specchio d’acqua dove nel 1972 furono rinvenuti i due spettacolari guerrieri greci di bronzo. Ed è proprio qui, in riva all’Jonio, che Mimmo Lucano ha perso e il suo modello di accoglienza e di sviluppo è stato bocciato dagli elettori.
Ci sono 7 chilometri di distanza tra Riace e Riace Marina. Settemila metri di strada che ne fanno due realtà diverse e talvolta in competizione tra loro: guelfi e ghibellini in sedicesimo, in una dimensione territoriale vicinissima e allo stesso tempo distante, che soltanto chi vive in una regione ripida come la Calabria può capire.
Una manciata di chilometri che è risultata incolmabile per l’uomo che nel 2016 la rivista Fortune piazzò nella classifica dei personaggi più influenti del mondo.
È a Riace Marina, infatti, nella sezione elettorale n. 2, che Lucano ha perso. La Marina non ha mai visto di buon occhio l’accoglienza degli immigrati immaginata e realizzata dal sindaco col pugno alzato alla finestra, non ha mai digerito quel sistema che nelle intenzioni doveva servire a contrastare lo spopolamento e a rilanciare l’economia locale, ma nella realtà si ritrova la magistratura addosso e un’inchiesta che ha già spedito Lucano al confino.
I motivi di questa avversità non sono chiari, forse solo la rivalità di un campanile diviso in due, come avviene in tante altre parti della Calabria, dove anche il percorso di una processione religiosa può diventare un affare di Stato.
Insomma, sembra strano ma non lo è che. Il paese di Riace - con 1.135 cittadini che si sono recati alle urne su un totale di 1.920 aventi diritto al voto - si è diviso in due, con “montanari” e “pescatori” che hanno fatto scelte diverse. Hanno prevalso i numeri, come è giusto che sia in democrazia. Ha prevalso la “Sezione elettorale n. 2”, quella della Marina. È qua che Lucano ha perso. Lassù invece, al Borgo lontano appena 12 chilometri, è stato il più votato in assoluto con 68 preferenze su 143 andate alla sua lista. Ma non è bastato. Per un voto è rimasto fuori dal Consiglio comunale, dove sarebbe andato comunque a sedere tra i banchi dell’opposizione. Nell’altra metà della mela, alla Marina, il più votato è stato invece Francesco Salerno, un tempo segretario del Pd cittadino, ma questa volta schierato con il candidato poi risultato vincitore, Antonio Trifoli, il nuovo sindaco “leghista” di Riace, nonostante fosse a capo di una lista civica. Nella sua maggioranza consiliare, infatti, c’è anche Claudio Falchi, segretario cittadino della Lega. Un contrappasso politico che si presta a mille letture ma esprime un solo epilogo: il modello Riace non c’è più.
Enrico De Girolamo