Il “Terzo polo” – in realtà, sondaggi alla mano, sarebbe il quarto, dopo il M5S – è nato ufficialmente questa mattina. Calenda e Renzi - a meno di nuovi colpi di scena, da mettere in conto considerata la loro storia politica – saranno alleati alle elezioni del 25 settembre.

Contento l'ex ministro del Mise («nasce oggi per la prima volta un’alternativa seria e pragmatica al bipopulismo di destra e di sinistra che ha devastato questo Paese e sfiduciato Draghi»), contento l'ex premier («una casa nuova, bella, che riaccenda la passione per la politica e la speranza dell'Italia»). In Calabria, però, il terzo polo rischia un flop clamoroso. Sono due gli scenari più probabili, a conti fatti. Ipotesi peggiore: nessun parlamentare eletto; ipotesi migliore: un solo sopravvissuto con destinazione Montecitorio.

Gli uninominali persi

I calendian-renziani sanno benissimo che la sfida degli uninominali – i collegi nei quali basta un voto in più per conquistare un seggio (qui la guida al voto) – è persa in partenza, in Italia come in Calabria. Restiamo in questa regione: lo scenario più verosimile è che il centrodestra faccia cappotto al maggioritario: sette collegi su sette. Solo il Pd potrebbe, azzeccando i candidati giusti nelle sfide relativamente più incerte, potrebbe evitare l'en plein di Meloni, Salvini e Berlusconi. Non ha invece alcuna chance il M5S, che pure nei sondaggi è avanti rispetto al Terzo polo. Sintesi: Renzi e Calenda non eleggeranno alcun parlamentare con questo sistema.

Speranze al proporzionale

Le speranze degli aspiranti candidati sono tutte rivolte al proporzionale. Solo che, anche in questo caso, serve una grande – forse anche insana – dose di ottimismo per credere di poterla spuntare. Gli esperti del Terzo polo, quelli che in queste ore stanno ragionando sui migliori collegi da assegnare ai big di Azione e Italia viva, non ripongono particolari aspettative nel Sud. Sarebbero infatti solo cinque le regioni nelle quali l'elezione dei capilista è considerata cosa fatta: Toscana (opzionata da Renzi e Maria Elena Boschi), Veneto e Lazio (Calenda), Lombardia (Gelmini) e Campania (Carfagna). Negli altri territori sarà una specie di terno al lotto.

Niente al Senato

In Calabria, per quanto riguarda il Senato, non sembrano esserci margini di manovra. Sono disponibili solo quattro seggi al proporzionale e non è difficile immaginare che ad accaparrarseli saranno Fratelli d'Italia, Lega, il Pd e uno tra Fi e 5 stelle. Per i centristi resta dunque aperta, anzi socchiusa, solo la porta della Camera. Qui le segreterie di Renzi e Calenda si aspettano di conquistare da 10 fino a un massimo di 15 seggi circa. Significa che, per avere un rappresentante a Montecitorio, il Terzo polo calabrese – anche se, come sembra, superasse la soglia di sbarramento al 3% – dovrebbe ottenere un risultato elettorale migliore rispetto agli alleati di altre regioni. Non sembra un'impresa facile, a meno che nelle liste e nei collegi per la Camera non vengano schierate tutte le prime linee di Azione e Iv.

Magorno blindato?

Quel che appare certo è che a coltivare sogni di salvezza potrà essere soltanto il capolista della Camera. Fonti di Italia viva assicurano che quel posto sarebbe già stato stato occupato per volontà dello stesso Renzi, che avrebbe deciso di blindare, ancora una volta, il suo pasdaran calabrese, il senatore uscente e sindaco di Diamante Ernesto Magorno. Ai due principali esponenti calendiani, il segretario regionale Fabio Scionti e il sindaco metropolitano di Reggio Carmelo Versace, non resterebbe quindi altro da fare se non dividersi il primo posto al Senato e il secondo alla Camera. Gli esiti?Facilmente prevedibili.

Le caselle da riempire

Resta il fatto che il Terzo polo dovrà comunque riempire tutte le caselle disponibili, come impone la legge elettorale. E se nei due proporzionali bastano da due a quattro nomi, negli uninominali ne serviranno sette, tutta gente che dovrà metterci la faccia e impegnarsi in prima persona per la campagna elettorale. Un dirigente del Pd che non ha digerito lo strappo di Calenda disegna il destino di questi sette candidati con una compiaciuta crudezza: «Sono carne da macello».