La decisione del Tar Calabria conferma quanto stiamo scrivendo su questa testata da oltre due mesi sull’illegittimità degli atti del super dirigente del comune del Campagnano. Il ricorso curato dall’avvocato Giovanni Spataro del foro di Cosenza per conto di alcuni concorrenti dei concorsi banditi dal Comune nel 2013
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E alla fine al comune di Rende è valso il vecchio detto: “tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino”. La gatta, in questo caso, è maschio, l’onnipotente dirigente Antonio Infantino, braccio operativo e destro del sindaco Marcello Manna. E noi eravamo stati profeti, almeno, sulla famosa vicenda dei concorsi. Il Tar Calabria, infatti, si può tranquillamente affermare che abbia sferrato al dirigente alchimista un sonoro ceffone.
Infantino, infatti, aveva revocato un concorso bandito ed espletato da anni. Si trattava di concorsi banditi dal Comune di Rende e riguardanti, rispettivamente, l’assegnazione di 2 posti di dirigente tecnico e 2 posti di dirigente contabile amministrativo a tempo indeterminato e pieno, di cui il 50% riservato al personale interno.
Come detto alcuni dei concorrenti allora avevano fatto ricorso al TAR, affidandosi alle competenze di diritto amministrativo dell’avvocato Giovanni Spataro del foro di Cosenza, il quale, ha impugnato, il provvedimento n. 82 del 2018 con cui l’Ente aveva deciso di revocare le determine dirigenziali n. 153 del 2.05.2013 e n. 154 del 2.5.2013 di avvio delle procedure concorsuali.
Il Tar poi sostanzialmente fa a pezzi tutte le motivazioni poste in essere da Antonio Infantino, per giustificare la revoca del concorso, accogliendo i motivi del ricorso dell’avvocato Spataro, entrando nel merito delle argomentazioni addotte dal Comune di Rende che si era costituito in giudizio. Si potrebbe ironicamente affermare che l’alchimia che accompagna spesso gli allegri atti amministrativi del dottor Infantino al comune di Rende, come abbiamo avuto modo di scrivere per questa e per altre questioni, non abbia minimamente scalfito la precisazione e l’autorevolezza del Tar Calabria che asfalta, invece, come un carro armato le motivazioni dell’azzeccagarbugli del Comune del Campagnano.
Scrivono i giudici amministrativi: “Quanto, poi, alle ulteriori ragioni prospettate dal Comune nel provvedimento censurato e correlate alla disposta revisione della macrostruttura dell’Ente e della recente programmazione del fabbisogno di personale, il Tar non le ha ritenute idonee a giustificare l’operato dell’Ente, tanto da non qualificare i relativi provvedimenti come lesivi per le ricorrenti. Ciò in ragione del fatto che i nuovi atti programmatori adottati dalla Giunta Comunale prevedono l’assunzione di 4 dirigenti con contratto a tempo indeterminato, in misura quindi pari ai posti previsti con le determinazioni dirigenziali annullate in autotutela, non evincendosi sul punto alcuna incompatibilità con i profili professionali messi a bando nell’anno 2013 ed anzi inferendosene un’implicita coincidenza, laddove nel piano triennale del fabbisogno del personale 2019-2021, nonché nel piano annuale delle assunzioni 2019 si evidenzia che “l’Ente… non ha vincitori di concorsi pubblici collocati nelle graduatorie vigenti o approvate per le categorie e profili”.
Infine, nel vagliare positivamente gli ulteriori motivi di censura con cui era stata evidenziata la palese incompatibilità del dirigente firmatario dei medesimi provvedimenti di revoca, il Tribunale adito ha ordinato all’amministrazione di riesaminare, con attività istruttoria e provvedimento finale adottato da dirigente diverso rispetto all’originario firmatario, le modalità di indizione delle procedure concorsuali, tenendo conto dei motivi di ricorso e di quanto statuito nell’adottato provvedimento cautelare”.
Della singolare vicenda avevamo scritto più volte sulla nostra testata. Nei pezzi su Rende "Con le alchimie di Infantino la sera fai un concorso che revocano al mattino" che abbiamo pubblicato lo scorso 4 settembre, e ancora, "Il concorso di Rende: “Tanto va Infantino al lardo che ci lascia lo zampino”, del 5 novembre scorso, e poi, l’ultimo, pubblicato qualche giorno fa, il 27 novembre, "Rende, Infantino, il concorso e i trucchi per sistemarsi al Comune in attesa del Tar".
Con la sentenza di oggi siamo all’epilogo di una grottesca vicenda che, secondo il vox populi, calerebbe il sipario sulla velleità coltivata dal dirigente Antonio Infantino, quella cioè, di sopravvivere allo stessa Sindacatura Manna. I giochi di prestigio, si sono frantumati di fronte al dettame del diritto amministrativo. Sarebbe, interessante se non doveroso, a questo punto, sentire la posizione del Sindaco Marcello Manna che, sulla questione, perlomeno ha qualche responsabilità politica.
Pa. Mo.