Il primo e l’ultimo. L’alfa e l’omega. In altre parole, Zaia e Oliverio. La classifica stilata da Swg sul gradimento dei presidenti delle Regioni italiane in base all’efficacia della loro azione, vede il governatore della Calabria, Mario Oliverio, all’ultimo posto, con appena 10 punti. In cima, con 66 punti, svetta il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia.
La ricerca - dalla quale sono state escluse Umbria, Molise, Valle d'Aosta e Trentino Alto Adige - è stata condotta su un campione di 10.800 cittadini maggiorenni, residenti in Italia, intervistati tra ottobre e novembre 2019. Al secondo posto, ad appena 4 punti dal presidente del Veneto, si classifica il governatore dell'Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, mentre il lombardo Attilio Fontana lo insegue con 55, in terza posizione, a pari merito con il ligure Giovanni Toti. A inseguire i fantastici quattro c'è il friulano Massimiliano Fedriga, distanziato con 46 punti e incalzato dal governatore della Toscana Enrico Rossi con 43 punti. In 8° posizione il governatore del Lazio e segretario del Pd, Nicola Zingaretti, che si ferma a 30 punti, tallonato dal campano Vincenzo De Luca, appena un punto sotto.


Il resto della classifica assegna 28 punti al governatore della Basilicata Vito Bardi, 24 a quello delle Marche Luca Ceriscioli che condivide il pari merito con l'abruzzese Marco Marsilio, alle cui spalle c'è governatore della Puglia Michele Emiliano con 23 punti. A quota 20 si attesta il sardo Solinas che, anche se collocato nella parte bassa della classifica sopravanza comunque il collega siciliano Nello Musumeci fermo a 15 punti.
Fanalino di coda, come accennato, Oliverio, che subisce così una nuova mazzata da parte della Swg, che settimane fa aveva condotto un altro sondaggio focalizzato proprio sul governatore calabrese, con un taglio squisitamente politico. La rilevazione, commissionata in gran segreto dal Partito democratico, rivelò che l’86% degli elettori calabresi non voterebbe per Oliverio. Un sondaggio che fu tacciato dall’inquilino del 10° della Cittadella e dai suoi sostenitori di essere strumentale all’obiettivo del Pd di escluderlo dalla corsa alla Regionali. Oggi, invece, la conferma del bassissimo gradimento.

Non fa bene a Oliverio neppure il paragone con Bonaccini, secondo in classifica. Entrambi guidano regioni che saranno chiamate al voto il 26 gennaio, entrambi sono del Pd e sono ricandidati. Con differenze sostanziali però. Bonaccini ha il pieno sostegno del suo partito e, sempre secondo i sondaggi, se la gioca ad armi pari con il candidato del centrodestra, la leghista Lucia Borgonzoni. Il governatore calabrese, invece, è una spina nel fianco del Nazareno, che da tempo gli ha chiesto di farsi da parte, ma senza successo. La sua ingombrante presenza non permette al quadro calabrese preelettorale di definirsi, con potenziali candidati dem che si sono già defilati, come l’editore Florindo Rubbettino. Allo stesso modo, gli avversari del centrodestra non hanno alcuna fretta, preferendo lasciare che il Pd cuocia a fuoco lento nel brodo della diaspora oliveriana.