Il Tar ha stabilito che la questione non è di sua competenza: saranno i giudici contabili a decidere se tra il 2008 e il 2012 ci sia stato il danno erariale da decine di milioni di euro ipotizzato dalla Ragioneria dello Stato
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Sarà la magistratura contabile e non quella amministrativa ad occuparsi dei 41 rilievi mossi dal Mef alla Regione in relazione alle spese per il personale del periodo 2008-2012. Lo hanno stabilito i giudici Arturo Levato (presidente ed estensore) Martina Arrivi e Gabriele Serra (referendari), sancendo che non compete al Tar giudicare chi, tra i due contendenti, abbia ragione.
La visita degli ispettori negli uffici della Regione
La vicenda ha origine nel 2013 quando, tra ottobre e dicembre, la Ragioneria dello Stato invia i suoi ispettori negli uffici del Consiglio e della Giunta regionali per indagare sugli oneri dei contratti collettivi nazionali e decentrati. Il risultato della visita è una relazione in cui i controllori arrivati da Roma evidenziano molteplici criticità che riguardano, appunto, le spese per il personale. In Regione si mettono al lavoro per smentirle o correggerle, ma le 216 pagine di controdeduzioni che verranno spedite nella capitale a maggio del 2016 non convincono fino in fondo il ministero. Tanto che quest'ultimo nel 2017 ritiene di stralciare soltanto nove – tre dei quali solo parzialmente – dei cinquanta rilievi evidenziati nella relazione dei suoi ispettori. E invia, a sua volta, tutti gli incartamenti di nuovo in Calabria, ma alla Corte dei Conti e alla Procura generale della Corte dei Conti.
Un potenziale danno erariale da decine di milioni di euro
Le contestazioni, riportano i giudici del Tar nella loro sentenza, riguardano principalmente «casi di asserito contrasto tra la legislazione regionale e quella statale; tra norme contenute nei contratti collettivi decentrati e e quelle nei contratti collettivi nazionali; ipotesi di mancata attuazione di disposizioni regionali; inosservanza del principio dell’adeguato accesso dall’esterno ed ipotesi di illegittime stabilizzazioni ed assunzioni; inosservanza sulle norme inerenti al patto di stabilità. Nel fascicolo, insomma, c'è un po' di tutto: irregolarità varie nella contrattazione decentrata per il personale non dirigente della Giunta, per esempio. Ma tra le contestazioni ci sono anche quelle relative alla stabilizzazione degli ex Lsu/Lpu, dell'ingresso di personale proveniente dagli ex consorzi agrari, dell'assunzione dei cosiddetti “cento giovani laureati”. Tutti loro, secondo gli ispettori, all'epoca non avrebbero dovuto mettere piede in una Regione che aveva appena sforato il Patto di Stabilità. C'è poi la questione dei premi di produttività: secondo gli ispettori al personale della Giunta sono andati oltre dieci milioni di euro «in assenza di apposita predisposizione di idonei progetti. Così come è stato liquidato in loro favore oltre un milione e 600mila euro - legato ai proventi di progetti relativi a Por, Fesr e Fse – per «lo svolgimento delle mere mansioni ordinarie proprie delle attività istituzionali dell'Ente. Altre liquidazioni indebite – per oltre un milione e mezzo di euro – riguardano i componenti delle segreterie politiche. Circa sei milioni di euro sarebbero andati senza motivi plausibili, invece, ai dirigenti della Giunta tra il 2010 e il 2012.
Gli ispettori puntano il dito anche contro i dirigenti del Consiglio regionale: anche nel loro caso si spendono milioni di euro come retribuzione di risultato senza che gli siano stati prima assegnati degli obiettivi da raggiungere. Nel calderone finisce pure la monetizzazione di ferie maturate e non godute dai dirigenti, per una cifra che sfiora i 460mila euro, nonché le assunzioni (datate 2009) di otto dirigenti (sei dei quali a tempo indeterminato), due direttori generali, quattordici consulenti, 142 co.co.co e altre decine e decine di lavoratori a tempo determinato. Alcuni incarichi dirigenziali arrivati negli anni, tra l'altro, sarebbero stati assegnati soltanto perché di natura fiduciaria, senza una preventiva verifica delle professionalità interne e in assenza dei requisiti necessari per guidare un settore. E tutti questi elencati finora sono solo parte dei rilievi fatti alla Regione.
Ispezioni legittime, tocca alla Corte dei conti pronunciarsi sulle spese
Tra contestazioni e controdeduzioni si è andati avanti per altri due anni. La Regione, infine, si è rivolta al Tar, sostenendo che il Mef non avrebbe dovuto mettere il naso in questioni che riguardavano esclusivamente lei. La richiesta dello Stato di adottare opportuni correttivi andrebbe infatti a ledere la sua «autonomia organizzativa, legislativa, finanziaria e contabile. Ma i giudici di Catanzaro - così come aveva già stabilito la Corte costituzionale nel 2015 per un'analoga questione che vedeva coinvolte le Marche - le hanno dato torto: «la norma - scrivono - attribuisce all’amministrazione statale un potere di controllo in funzione collaborativa, come tale non lesivo delle prerogative della Regione. Il Mef, insomma, non può sanzionare la Calabria o chi ha firmato gli atti ritenuti irregolari dagli ispettori. Quel compito spetta alla Corte dei Conti, che le carte le ha già e dovrà valutare se quel danno erariale da decine e decine di milioni di euro ci sia stato o meno. E, nel primo caso, chi dovrà risponderne.