La Lega, primo partito in Italia e seconda forza del centrodestra calabrese, potrebbe rimanere fuori dalla giunta regionale.
Dopo giorni di braccio di ferro, polemiche e trattative logoranti, nel bel mezzo dell'emergenza coronavirus, il Carroccio avrebbe deciso di alzare bandiera bianca e di adeguarsi ai diktat di Jole Santelli, che a breve – forse prima della prima seduta del Consiglio, in programma per mercoledì – potrebbe ultimare il suo governo.

Le richieste inevase di Salvini e Invernizzi

Salvini e il suo plenipotenziario in Calabria, il segretario regionale Invernizzi, avevano invocato un riconoscimento politico adeguato al risultato elettorale del 26 gennaio: e dunque, due incarichi di prestigio, nello specifico un assessorato e la presidenza del consiglio regionale.

Richieste rimaste inevase: Santelli si è mostrata inflessibile rispetto alla volontà di concedere una sola postazione per ogni partito o sigla del centrodestra. In seguito a un lungo tira e molla, a tratti anche sgradevole (la Lega avrebbe perfino minacciato un semplice «appoggio esterno» al nascente esecutivo), sarebbe infine arrivata la svolta, con Invernizzi – riferiscono fonti accreditate del partito di Salvini – disposto ad accettare lo schema della governatrice e a opzionare l'incarico meno politico tra quelli a disposizione, la presidenza del Consiglio, per la quale sarebbe già stato indicato il catanzarese Filippo Mancuso.

Oltre alla guida di Palazzo Campanella, via Bellerio avrebbe inoltre ottenuto il diritto di scegliere i presidenti di due commissioni.

Lo scenario scatena la guerra civile

Il nodo, tuttavia, è prettamente politico, perché questo scenario, dovesse concretizzarsi, determinerebbe un esecutivo Lega free, ipotesi mai contemplata nelle scorse settimane o in campagna elettorale, quando lo stesso Salvini rivendicava assessorati di peso (tra cui quello all'Agricoltura) per invertire la rotta e confermare anche in Calabria le grandi capacità amministrative del partito verde, già sperimentate nelle regioni del Nord.

 

E in effetti, in queste ore nella Lega calabrese è in atto una guerra civile dagli esiti imprevedibili. L'area dissidente – composta da tre consiglieri regionali (Tilde Minasi, Pietro Raso e Pietro Molinaro), dal deputato Domenico Furgiuele e dall'europarlamentare Vincenzo Sofo – ha già alzato le barricate e sembra pronta a iniziative politiche eclatanti contro la gestione Invernizzi, tra cui un possibile “boicottaggio”.

«Salvini – argomenta un malpancista – aveva chiesto al segretario regionale di assumere decisioni in modo collegiale, ma questo non è avvenuto. Non è detto, dunque, che voteremo per Mancuso».

Problema da non sottovalutare

Un problema da non sottovalutare, anche perché i cinque eletti non allineati paiono disposti ad andare fino in fondo. Nei giorni scorsi hanno anche scritto a Salvini e allo stesso Invernizzi al fine di trovare una soluzione in grado di garantire la «condivisione più ampia possibile tra gli eletti della Lega Calabria e ridurre le frammentazioni interne al movimento».

La proposta avanzata dai dissidenti è quella di chiedere a Santelli due assessorati (da assegnare a Molinaro e all'avvocato e prof universitario Cataldo Calabretta) o, in alternativa, un solo posto in giunta (Calabretta), un incarico nell'Ufficio di presidenza del Consiglio e due presidenze di commissioni «importanti».

Alla fine tutto si riduce a una questione di matematica e di poltrone. Con Mancuso alla presidenza, la Lega non potrebbe indicare nessun altro componente nella “direzione” di Palazzo Campanella e dovrebbe accontentarsi di una sola commissione.
Due incarichi complessivi, a cui si aggiungerebbe la presidenza del gruppo. Uno dei quattro consiglieri eletti rimarrebbe perciò a bocca asciutta e senza alcun “riconoscimento” politico.

Invernizzi sconfessato

Spartizione interna a parte, la lettera inviata a Salvini è una chiara sconfessione dell'operato di Invernizzi, di fatto sfiduciato da cinque dei sei rappresentanti istituzionali della Lega in Calabria.

Il segretario regionale, in questi giorni bloccato a Bergamo a causa delle restrizioni imposte dal governo per fronteggiare la crisi sanitaria, dopo aver tentato di cucire con alcuni dissidenti, avrebbe comunque deciso di puntare tutto sulla carta Mancuso.

«La presidenza? Una sconfitta»

Le reazioni negative non si contano. «La presidenza del Consiglio – commenta un frondista di primo piano – è un riconoscimento importante, ma non rispetterebbe gli impegni che abbiamo preso in campagna elettorale. Sarebbe una ulteriore sconfitta dopo un risultato elettorale al di sotto delle aspettative».

«La Lega ha il dovere morale di entrare nella giunta e di dimostrare di saper fare la differenza. Non possiamo sottrarci dalle nostre responsabilità di governo. La presidenza del Consiglio avrebbe il solo effetto di dare spazio nell'esecutivo ad altre forze del centrodestra», spiega un altro dissidente.

Le altre caselle da riempire

La Lega al vertice dell'Astronave, di fatto, rimetterebbe in discussione, almeno in parte, pure i piani degli altri partiti e in particolare della Casa della libertà, che già contava di avere Baldo Esposito sullo scranno più alto del Consiglio.

Santelli dovrà quindi ritoccare ancora la convergenza di una giunta della quale dovrebbero comunque far parte Gianluca Gallo (Fi), Fausto Orsomarso (Fdi) e Franco Talarico (Udc), oltre al capitano Ultimo e all'astrofisica Savaglio.

Resterebbero solo due posti, ma la Lega non sarebbe più della partita.

bellantoni@lactv.it