Enzo Ciconte e Carlo Guccione si autosospendono dal Partito democratico. La decisione segue quella di Mimmo Bevacqua. Il presidente della Regione su tutte le furie: «Una corsa volta a buttare “merda” su questa esperienza non è accettabile ed è meglio chiuderla»
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Doppio colpo da ko per la maggioranza di centrosinistra. Apertura dei lavori choc del Consiglio regionale con il doppio annuncio di Enzo Ciconte e Carlo Guccione che si autosospendono dal gruppo del Pd.
«Non possiamo continuare in questi termini – ha detto Enzo Ciconte dopo aver chiesto la parola al presidente Nicola Irto per una comunicazione politica – la mia storia politica mi impone di auto sospendermi dal gruppo del Pd. Da anni non si riunisce il gruppo e da troppo tempo la maggioranza. Forse siamo ancora in tempo per correggere la rotta e trovare le ragioni che ci uniscono. Ma stando così le cose formalizzo la mia autosospensione». Ciconte già prima dell’inizio dei lavori aveva depositato presso gli Uffici del Consiglio una lettera con le sue intenzioni.
«C’è in atto uno tsunami e voi continuate a fare finta di niente». L’eco di Carlo Guccione all’annuncio di Ciconte. «Serve un segnale forte di discontinuità – ha detto Guccione ripassando i vari fallimenti dell’attuale governo - Per questo anche io annuncio la mia autosospensione dal gruppo del Pd».
La sospensione dei due consiglieri arriva dopo qualche settimana rispetto a quella di Mimmo Bevacqua e dopo qualche giorno rispetto alla formazione del gruppo Moderati per la Calabria del quale fanno parte Franco Sergio, Giuseppe Neri e Antonio Scalzo. Con gli ultimi due provenienti proprio dal Pd.
Nerissimo il governatore Oliverio che si è sentito attaccare a viso aperto proprio da chi aveva chiamato ad affiancarlo in occasione della sua prima giunta. Enzo Ciconte era stato chiamato alla vicepresidenza della giunta, mentre Carlo Guccione aveva ricoperto il ruolo di assessore al Lavoro. Poi l’esplodere di “Rimborsopoli” e l’arrivo dei tecnici con l’avvio di una marginalizzazione del Consiglio che i gruppi non hanno mai perdonato al governatore.
Per di più, dopo l’ultima riunione di maggioranza dello scorso marzo nella quale si era promesso un maggiore coinvolgimento dei consiglieri anche con l’affidamento di deleghe specifiche. Niente di tutto questo è mai avvenuto. E adesso la maggioranza chiede conto al governatore e al capogruppo del Pd in Aula Sebi Romeo.
Anche chi, come Giuseppe Aieta, si è prodotto in un intervento a sostegno dell’operato del governo regionale «abbiamo approvato provvedimenti epocali per la Calabria come la bonifica dei bilanci degli Enti subregionali», ha sottolineato la necessità di interventi immediati. «Chiedo al capogruppo Romeo di convocare immediatamente il gruppo del Pd per riprendere il dialogo tra di noi».
Centrodestra pronto al voto
Musica per le orecchie del centrodestra che, almeno formalmente, si dice pronto a tornare alla urne. Gianluca Gallo ha sintetizzato così: «Dopo la creazione del gruppo Moderati per la Calabria e le autosospensioni registriamo il disfacimento della maggioranza e del suo capo politico. Siamo disponibile a chiudere oggi la legislatura». Stessa linea per Fausto Orsomarso: «Siamo pronti a tornare al voto e dire che il tempo di Oliverio è finito». Né poteva arrivare, come in passato è spesso avvenuto, supporto da Baldo Esposito. Il tempo degli alfaniani è finito ed Esposito, in Forza Italia come Pino Gentile e Giovanni Arruzzolo, si è accodato all’andazzo: «mentre voi continuate a cercare il dialogo, la legislatura è finita. Se non ci sono i numeri dobbiamo tornare al voto». Chiude la carrellata Alessandro Nicolò: «Prendiamo atto dell’implosione di una maggioranza le cui contraddizioni abbiamo evidenziato da tempo. Siamo pronti ad andare alle urne a novembre».
La replica del governatore
Stavolta il governatore non può fare finta di niente ed è costretto a prendere la parola. Per evitare di farsi mettere in un angolo dai dissidenti della maggioranza prova a rilanciare: si vada alla verifica per vedere se esistono le condizioni per proseguire.
«Una discussione politica come quella richiesta – ha detto Oliverio - merita una sessione ad hoc del Consiglio regionale. Anzi chiedo già da ora una seduta che si apra con una relazione del presidente della giunta e poi un’ampia discussione di merito. Queste preoccupazioni alla vigilia della scadenza elettorale sono intollerabili. Un’ansia che sfocia nella necessità di mettere una bandierina più in là nella corsa a prendere le distanze da questa esperienza di governo. Ma una corsa volta a buttare “merda” su questa esperienza – ha detto a chiare lettere Oliverio - non è accettabile ed è meglio chiuderla. Io non ho nessuna preoccupazione per il mio futuro personale e se non ci sono le condizioni metteremo la parola fine. Ognuno si assumerà le proprie responsabilità e chiuderemo la stagione del fallimento se di fallimento si è trattato».
Chiusa la struggente pagina di crisi politica e di gioco delle parti, però, il Consiglio si è rimesso al lavoro con l’esame delle varie proposte normative. Con Enzo Ciconte che, da “autosospeso operativo” ha diretto i lavori d’Aula nel periodo in cui Irto si è assentato. Insomma quasi un “perdonateci abbiamo scherzato”. Del resto in pochi, o quasi nessuno, crede davvero che qualcuno dei 31 inquilini di palazzo Campanella voglia perdere anzitempo la poltrona.
Riccardo Tripepi