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La polemica sul POR, innescata dallo scontro tra l'onorevole Carlo Guccione e il presidente della giunta regionale Mario Oliverio, nei giorni scorsi, aveva registrato una serie di prese di posizione, alcune pro altre contro.
A smontare le tesi negative di Carlo Guccione, era stato in sede di consiglio lo stesso Mario Oliverio nella sua replica finale. Ciò nonostante, la contrapposizione, invece di spegnersi aveva preso sempre più vigore, anche grazie al rilancio della polemica su alcune testate giornalistiche on-line.
Tra le prese di posizione contrarie alla programmazione comunitaria presentata dal presidente della giunta regionale, anche quella di qualche accademico, in particolare quella del docente di Politica economica dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, Domenico Marino, il quale in un'intervista aveva criticato fortemente sia il merito e la qualità del POR sul piano politico sia la sua impostazione sul piano tecnico. Proprio in merito alle affermazioni del docente dell'Università mediterranea di Reggio Calabria, il Dipartimento della programmazione dei fondi comunitari della Unione Europea ha ritenuto di contro dedurre punto per punto con una nota pubblicata sul sito della regione. Secondo la nota pubblicata dal dipartimento il primo aspetto riguarda la banca dati utilizzata per la definizione degli indicatori del POR Calabria.
I Conti pubblici territoriali, citati nell’intervista, rappresentano una straordinaria fonte per l’analisi dei flussi di spesa nelle Regioni, ma non possono avere diretta connessione con la misurazione dei risultati dei programmi operativi comunitari.
Qualsiasi esame dei dati del POR Calabria deve invece fare riferimento alla banca dati “Indicatori territoriali per le politiche di sviluppo”, prodotta specificatamente a tale scopo dal Dipartimento delle politiche di sviluppo e coesione, della Presidenza del Consiglio dei Ministri, in convenzione con l’ISTAT.
Come già affermato in un precedente comunicato, i dati utilizzati nel POR Calabria sono aggiornati all’ultima rilevazione ufficiale disponibile.
Questo per quanto riguarda gli aspetti generali. Riguardo ai casi specifici, segnalati nell’intervista come errori o omissioni, si riporta quanto segue.
Nell’esempio citato “tra i casi più eclatanti”, il POR Calabria avrebbe omesso di quantificare un indicatore, la cui misurazione sarebbe invece disponibile nella banca dati. Ciò non corrisponde al vero: l’indicatore RA 1.5 “Potenziamento della capacità di sviluppare l’eccellenza nella R&I” selezionato per misurare le azioni previste dal POR Calabria non è quantificato nella banca dati di riferimento. Ciò è facilmente verificabile esaminando la sezione dei dati dedicata all’Obiettivo Tematico 1 (OT1) “Promozione della ricerca e dell’innovazione”.
Un altro aspetto riguarda l’interpretazione dell’indicatore sulla fruizione del patrimonio culturale.
La prima critica è di natura semantica, l’indice statisticamente è un rapporto, tuttavia nel POR è stata utilizzata quella denominazione prevista dall’Accordo di partenariato adottato dalla Commissione, dove tale indicatore è misurato dal numero di visitatori espresso in migliaia, come esplicitamente riportato nel documento metodologico regionale.
La seconda critica riguarda il presunto arretramento.
Tale arretramento non sussiste, in realtà il POR Calabria utilizza due distinti indicatori entrambi in crescita. Il primo relativo all’indice di domanda culturale generale, che riguarda gli istituiti statali e non statali, che prevede un valore di base pari a 8,16 mila visitatori per istituto e un target al 2023 pari a 9,5 mila. Il secondo invece è inerente all’indice di domanda culturale del patrimonio statale, che prevede un valore di base pari a 13,9 mila visitatori per istituto e un target al 2023 pari a 16 mila.
In merito agli indicatori scelti per misurare le dinamiche dell’occupazione e della formazione, va specificato che l’indagine ISFOL, sebbene datata, consente una misurazione di specifici interventi messi in campo dalla Regione negli anni precedenti.
Le rilevazioni ISTAT allo stato disponibili, avendo carattere macro e di contesto, non rispondono ai principi di base enunciati dalla Commissione in merito alla costruzione degli indicatori del Fondo sociale europeo, di cui alla nota ARES del 4 novembre 2014.
Al di là del merito delle questioni affrontate, lo schema degli indicatori utilizzato, che ha una precisa finalità di confronto tra i programmi dei diversi Stati membri e delle Regioni europee, non esaurisce il campo delle domande qualificate finalizzate alla piena valutazione del Programma.
Il Dipartimento Programmazione è pertanto sempre disponibile a utili momenti di approfondimento con tutti i soggetti interessati, oltre alle occasioni di confronto istituzionale già previste nella gestione del Programma.