Bolli, sempre bolli e fortissimamente bolli. Mai come quest'anno i calabresi hanno dovuto vedersela con modulistica e scartoffie per riuscire a campare tra conti in rosso, posti di lavoro in bilico, clienti dei negozi chiusi in casa, serrande abbassate per decreto e attività sospese. Saltati i tradizionali vincoli di spesa e con inediti margini di manovra nello stanziare e/o rimodulare risorse, lo Stato ha provato a trovare parziale rimedio alla crisi economica e le Regioni non sono state da meno, mettendo sul piatto a colpi di bandi milionari fior di quattrini. I risultati? Spesso inversamente proporzionali alla bontà delle intenzioni. Molti dei fondi a disposizione in Calabria sono rimasti in cassa, più di un avviso pubblico si è rivelato un fiasco totale e la burocrazia ha confermato ancora una volta di essere il problema per ogni soluzione. Abbiamo selezionato i dieci bandi che hanno funzionato meno, per una (s)hit parade di un 2020 da dimenticare scandita da alcune massime di Arthur Bloch sul tema.

Il meglio del peggio

  • Se qualcosa può andar male, lo farà in triplice copia. (Legge di Murphy sulle burocrazie)


La posizione più bassa di questa classifica al rovescio va a "Riapri Calabria", si tratti della prima o della seconda, recentissima, edizione. Pensati dalla Regione per offrire un sostegno alla liquidità delle microimprese operanti sul territorio con contributi a fondo perduto di 2000 nella prima versione e 1500 euro in quella successiva, i due bandi hanno messo a disposizione prima 40 milioni e poi altri 65. E, tutto sommato, rispetto ad altre procedure le cose sono andate abbastanza velocemente. Non senza intoppi, però, a partire dalle difficoltà ad accedere alla piattaforma di registrazione per la richiesta degli stanziamenti a fine maggio per arrivare al tilt, attribuito a un attacco di misteriosi pirati informatici, dei sistemi registrato nel click day di qualche settimana fa. Delle quasi 17mila domande inviate a cavallo tra primavera ed estate, circa duemila alla fine sono state respinte; dei 40 milioni messi a disposizione, sono solo trenta quelli che hanno contributo all'auspicata iniezione di liquidità.

Ancor meno felice per adesso, nonostante gli annunci trionfali, la riuscita di "Riapri Calabria 2", un po' come i remake dei film. C'erano in ballo molti più soldi e molti di più sono anche quelli che rischiano di restare inutilizzati. Nonostante l'avviso, grazie a criteri d'ammissione meno restrittivi sul fatturato, si rivolgesse a quasi 48mila potenziali beneficiari, le richieste arrivate sono state 23mila e le domande ammesse circa 21.400: in pratica poco più della metà (32,9) dei 65 milioni dovrà essere impiegata per qualcos'altro o riciclata in una terza puntata della saga.

Al nono posto la meno fallimentare delle misure legate al turismo: "Accogli Calabria". L'avviso, rivolto alle imprese del comparto ricettivo, prevedeva erogazioni fino a 160mila euro grazie ad un budget di venti milioni messo a disposizione dalla Regione. Pubblicato a metà luglio, ha fatto attendere fino a metà novembre la lista dei primi 238 beneficiari e il relativo impegno di spesa per poco meno di 11,6 milioni di euro. Altri 30 fortunati si sono aggiunti all'elenco poco prima di Natale, facendo salire il conto di circa un milione e 250mila euro. Un terzo del budget iniziale non ha trovato, dunque, qualcuno che potesse sfruttarlo.

Almeno metà dei soldi inutilizzati

  • Se hai un problema che deve essere risolto da una burocrazia, ti conviene cambiare problema. (Legge di Good)

La classifica, d'ora in avanti, prosegue con i bandi in cui metà o più degli stanziamenti non verranno impiegati. Appaiati all'ottava posizione in ex aequo troviamo "Sport Calabria" e "Benessere Calabria". Il primo avviso si rivolgeva alle associazioni e società dilettantistiche calabresi del settore, prevedendo contributi fino a 1500 euro ciascuna. Tre i milioni in dotazione, uno e mezzo quello che verrà erogato stando alle domande pervenute. Stesse percentuali di successo per Benessere Calabria, destinato a sua volta ai gestori degli impianti termali sul territorio regionale. Degli 800mila euro di dotazione finanziaria ne verranno sfruttati 390mila, un terzo dei quali a beneficio di enti pubblici. Metà del denaro impegnato per i due bandi era "di troppo".

Più ci si avvicina al podio, peggio vanno le cose. Ecco perché ad aggiudicarsi la settima posizione è "Viaggia Calabria", l'avviso pubblico da un milione e mezzo di euro destinato ad agenzie di viaggio e tour operator: la spesa prevista, ad oggi, ammonta a 510mila euro, ma per vedere i quattrini – si va da 4.000 a 12.000 euro a seconda del fatturato – alle 60 pmi ammesse a finanziamento toccherà attendere che le procedure si concludano. La spesa, in questo ancora lontano caso, si ferma a un terzo del totale. 

Cifre di gran lunga inferiori a quelle di "Lavora Calabria", bando che con avversari diversi avrebbe potuto facilmente conquistare il podio e invece si ritrova soltanto sesto in questo Top of the Flop 2020. I contributi a fondo perduto (fino a un massimo di 15mila euro) per il sostegno al pagamento dei salari dei dipendenti godevano inizialmente del budget più alto tra quelli voluti ai piani alti della Cittadella. Gli ottanta milioni ipotizzati da principio già al momento degli impegni di bilancio erano diventati 41, però. Poco male, visto che circa due terzi della somma effettivamente stanziata restano in attesa di destinatari: l'ultima comunicazione ufficiale tra Fincalabra e Regione pubblicata parla di 14,2 milioni necessari a dare risposte concrete alle domande pervenute. 

Alla ricerca del tempo perduto

  • Se c'è un modo di rimandare una decisione importante, la buona burocrazia, pubblica o privata, lo troverà. (Quinta legge di Parkinson)

Le due posizioni ai piedi del podio spettano ad altrettanti bandi accomunati da un amaro destino: da mesi e mesi sembrano sospesi nel tempo, che continua a scorrere inesorabilmente senza che dalla Tesoreria esca il becco di un quattrino. Il quinto posto lo conquistano i "Grandi eventi" e i relativi due milioni di euro con cui la Regione intendeva promuovere il “marchio Calabria” grazie a festival e manifestazioni culturali di grande richiamo da tenersi al più tardi entro la notte di San Silvestro. I Comuni hanno protocollato i loro progetti (cartacei) tra la metà e la fine di luglio, in attesa di vederli valutati entro 30 giorni. Che sono diventati cinque inutili mesi in cui l'unica novità è stato il giallo di metà settembre che ha visto i dirigenti Gatto e Borgo annullare in autotutela l'iter di istruttoria e valutazione delle domande, ma non le domande stesse o l'avviso. La versione ufficiale parla di «indebite consultazioni e download di taluni files», che hanno portato anche alla rimozione della commissione chiamata ad occuparsi del bando. Quella ufficiosa, ben più maliziosa e mai smentita, di scarsa corrispondenza tra i potenziali vincitori selezionati e i desiderata della politica. Qualsiasi sia la più convincente, dei due milioni non è stato impiegato neanche un centesimo.

Quarto in classifica, invece, il (doppio) bando sui borghi che, se a fare punteggio fosse stata solo la lentezza, avrebbe sbaragliato la concorrenza. Le sue origini risalgono infatti all'estate del 2018, le risorse per finanziarlo addirittura al settennato di programmazione 2000–2006. La graduatoria provvisoria dei Comuni beneficiari era arrivata a gennaio di quest'anno, quella definitiva con i 73 “vincitori” soltanto pochi giorni fa e ci sono già una cinquantina di amministrazioni pronte a fare ricorso per provare ad accapparrarsi una fetta dei 100 milioni di euro in ballo e ancora fermi. Si prospettano ulteriori ritardi per gli enti pubblici, quindi, ma mai quanto quelli toccati in sorte ai privati. Per sostenere gli investimenti nelle loro attività nei borghi c'erano quasi 37 milioni di euro e molti, una volta ammessa la propria domanda, hanno anche iniziato a sborsare di tasca propria il denaro necessario a realizzare i progetti presentati nell'attesa di recuperarlo dalla Regione. Attesa poco proficua, visto che l'unica novità del 2020 per loro è stata la sostituzione della commissione di valutazione delle pratiche a maggio, poi più nulla: né graduatorie né, tantomeno, erogazioni.

La figuraccia dei voucher

  • Se un'idea è in grado di sopravvivere a un'esamina dell'apparato burocratico ed essere realizzata, non ne valeva la pena. (Legge di Mollison)

La domanda che si sono posti i nostri politici alla fine della prima ondata era questa: come salvare la stagione turistica riempendo bar, ristoranti e alberghi in barba al Covid? Offrendo consumazioni e pernottamenti ai calabresi che non potevano permettersele. Se non c'è lavoro, che ci siano almeno le vacanze: questo il principio alla base di “In Calabria” e “Sta in Calabria”, i due bandi rivolti rispettivamente a giovani e famiglie locali meno abbienti che la Regione aveva finanziato con 27,5 milioni di euro complessivi. Entrambi prevedevano l'erogazione di voucher da spendere entro fine ottobre, scadenza posticipata poi al 15 dicembre e infine, salvo nuove future modifiche, al 31 marzo 2021. Omaggio alla auspicata destagionalizzazione dei consumi? Sarà perchè di rinvio in rinvio per completare il calendario manca ancora la primavera, ma sembra più un maldestro tentativo di rimediare a due figuracce colossali.
Sul gradino più basso del podio si accomoda quindi “Sta in Calabria”: ha visto 240 tra alberghi, b&b, bar et similia sposare l'iniziativa della Cittadella, mentre i nuclei familiari ammessi e finanziabili – con contributi da 80 a 320 euro a famiglia per un soggiorno di tre notti – sono stati 1.449. I milioni a disposizione erano quindici, la spesa finale si fermerà a poco meno di 390mila euro.
Un fiasco fragoroso ma insufficiente a strappare la medaglia d'argento a "In Calabria" e i suoi corsi online per poter bere gratis al bar: al bando hanno aderito, risultando idonee, in tutto 48 strutture, mentre i giovani – o presunti tali, visto che per provare a spendere la Regione ha allargato la platea dei beneficiari dai maggiorenni under 24 a chiunque avesse meno di 35 anni – ad aver ottenuto il voucher da 200 euro sono 293. Tradotto in soldoni: verrano utilizzati 58.600 euro, la dotazione finanziaria dell'avviso pubblico era di dodici milioni e mezzo.

Un viaggio nel passato

  • In ogni burocrazia, le scartoffie aumentano man mano che si passa sempre più tempo a fare relazioni sul sempre meno lavoro svolto. La stabilità è raggiunta quando si passa tutto il tempo a fare relazioni sul nessun lavoro svolto. (Legge di Cohn) 

Come superare sfidanti di questo calibro e conquistare la vetta della classifica? L'unico modo era trasformare il fallimento in una vera e propria farsa, obiettivo raggiunto da “Ospitalità Calabria”, l'avviso pubblico che si mette al collo la medaglia d'oro. «L'unico rischio per i turisti in Calabria è di ingrassare», il messaggio lanciato da Jole Santelli a ridosso dell'estate per invogliare a visitare la nostra regione. Uno slogan accompagnato da un bando che prevedeva anche un contributo pubblico all'aumento del girovita: la Regione aveva messo a disposizione 8 milioni e 750mila euro per offrire entro fine settembre una cena a base di prodotti tipici a quanti, arrivando da fuori della Calabria, avessero deciso di pernottare per almeno due notti in una delle strutture ad aver aderito all'avviso pubblico. E quante lo hanno fatto? Nessuna, stando alla pagina web dedicata al bando, nella quale quest'ultimo risulta ancora in pubblicazione e non figura il benché minimo elenco di adesioni o beneficiari. In compenso è uscito l'elenco dei prodotti da far degustare e circa due mesi dopo la “data di scadenza” delle cene in offerta il Consiglio regionale ha votato la rimodulazione delle risorse destinate a (non) pagarle. Ora è rimasto un milione e 750mila euro in bilancio per mangiare entro il 30 settembre scorso, fondamentale mantenere l'impegno finanziario caso mai qualcuno inventi la macchina del tempo e modifichi il passato pur di assaggiare una soppressata gratis. Senza finocchietto però, quello è meglio lasciarlo ai corti di Muccino.

giuliani@lactv.it