«Una persona che ha dimostrato meriti nella sua vita istituzionale, privata e di impresa e che si sia distinto nei suoi settori e comparti di appartenenza». Questo il profilo ideale del futuro Presidente della Repubblica secondo la senatrice Caligiuri, costretta a rinunciare al sogno di Berlusconi al Quirinale dopo la decisione del Cavaliere di sciogliere la riserva sulla sua candidatura. Ma aldilà degli schieramenti, per la Caligiuri serve «un nome di sintesi per il Paese», in un momento così delicato soprattutto sotto il profilo pandemico. Proprio su questo punto ha insistito la Senatrice di Forza Italia, fiera del dato che vede la Calabria «la prima regione d'Italia per numero di vaccinazioni». Un segnale importante, che «fa capire al resto d'Italia come i calabresi siano responsabili e come abbiano saputo rispondere in una fase critica».

Per la Caligiuri, che si dichiara speranzosa rispetto alla gestione dei fondi del Recovery Plan, occorrerebbe dare un segnale di vicinanza anche ai comuni calabresi che, com'è noto, soffrono di deficienze ataviche che compromettono la buona riuscita delle progettualità. Un aiuto essenziale, a sua detta, per superare finalmente il divario infrastrutturale che penalizza da tempo immemore le regioni del Mezzogiorno. Insomma, non ci si può permettere di perdere il treno del Pnrr.

La senatrice si dice speranzosa rispetto alle ricadute che il quadro politico nazionale potrebbe avere sulla Calabria, che «sta facendo da apripista, per lo meno per quanto riguarda il centrodestra, su come possano funzionare determinati partiti e le coalizioni di centrodestra. Qualsiasi cosa possa accadere a livello nazionale verrà digerito a livello territoriale».

Sul governo Occhiuto, la Caligiuri ha sfoderato - metaforicamente - la sua casacca azzurra, elogiando l'operato del presidente della regione: «I numeri che abbiamo registrato dal suo insediamento non fanno che darci ragione. Non c'è improvvisazione, c'è uno studio delle singole cose a partire dal commissariamento della sanità che finalmente dopo undici anni torna in mano alla politica». Ha poi chiosato con un «Era giusto si tornasse così».