La Corte dei Conti ha confermato in appello la condanna che impone all'ex consigliere Luigi Fedele di restituire alla Regione oltre 260mila euro (più interessi, rivalutazione e spese processuali) di soldi pubblici percepiti illegittimamente attraverso rimborsi ingiustificati. E lui lo farà con altri soldi pubblici, quelli del vitalizio che la stessa Regione gli versa ogni mese.

 

Era accaduto anche nelle scorse settimane per i suoi ex colleghi Serra e Rappoccio, ma in quel caso la trattenuta sull'assegno dei due politici era pari a un quinto del suo ammontare complessivo. Fedele, invece, dovrà rinunciare per circa cinque anni e mezzo all'intera “pensione” che la Calabria gli paga per sdebitarsi del suo contributo istituzionale nelle sue quattro (una delle quali interrotta per trasferirsi in Parlamento) consiliature.

Oltre 150mila euro andati in prescrizione

In quella finita sotto la lente della magistratura contabile e della Guardia di finanza, la Regione era guidata da Scopelliti e l'ormai ex consigliere aveva ricoperto tra il 2010 e il 2012 il ruolo di capogruppo del Popolo della Libertà prima di essere nominato assessore ai Trasporti. Ma è proprio nel triennio da leader consiliare del Pdl che si era messo a spendere e spandere per attività che, secondo i giudici, nulla avevano a che vedere con il suo ruolo istituzionale.

 

I rimborsi illeciti che gli venivano contestati ammontavano a poco più di 415mila euro. Nella condanna, però, non figurano i 15.300 euro spesi nel ristorante di suo figlio, i circa 62mila euro prelevati indebitamente dal conto corrente intestato al gruppo Pdl o i 44.407 euro che si è autoliquidato con assegni intestati a sé stesso nel 2010. Nel caso di queste somme – alle quali vanno aggiunti altri 31mila euro circa di spese non rimborsabili, per un totale di quasi 153mila euro – è, infatti, intervenuta la prescrizione. Niente sconti, invece, per quel che riguarda i 226.602,86 euro non rimborsabili del 2011 e 35.891,47 euro spesi fino al 31 maggio 2012.

Migliaia di euro spesi al ristorante del figlio

In quei 17 mesi Fedele ha usato «contributi pubblici per fini palesemente estranei alla funzione dei gruppi consiliari al fine di soddisfare egoistici interessi personali e del partito politico». E spesso lo ha fatto senza nemmeno indicare la finalità delle spese sostenute al momento di chiederne il rimborso, nonostante sia un dovere per i politici procedere in questo senso.

 

«La quasi totalità dei pasti – scrivono i magistrati nell'analizzare le sue spese per la ristorazione – riguardano più coperti, anche settanta persone». La generosità a tavola di Fedele verso i suoi ospiti era inferiore solo alla sua discrezione nei loro riguardi: il consigliere non indicava la loro identità o la finalità degli incontri, cosa che ha reso impossibile ricondurre gli esborsi a spese di rappresentanza.

 

Solo nel ristorante di suo figlio, oltre a quelli già citati del 2010, Fedele ha consumato pasti per 40mila euro. Per i giudici è una cifra abnorme, considerato che un politico dovrebbe incontrare «colleghi, cittadini e portatori di interessi collettivi nelle sedi istituzionali, non certo in un ristorante con costi a carico della collettività [...] in modo da neutralizzare il rischio che l'occasione venga percepita o, peggio, trasmodi in occasione ludica».

Regali, libri di fiabe, la palestra al Ritz

Ma non dovevano essere rimborsati all'ex pidiellino nemmeno i soldi che ha speso per omaggiare «soggetti imprecisati» con cornici, fiori, penne, cravatte o vasi Versace. Tutti beni di lusso il cui acquisto «si risolve in una manifestazione di munificenza in alcun modo correlata con le funzioni istituzionali del gruppo».

 

Anche comprare, giustificandolo con presunte finalità di «aggiornamento studio e documentazione», cento copie di un libro di fiabe non aveva molto a che fare, secondo la Corte dei Conti, con l'attività del Pdl in consiglio regionale. Idem per le spese destinate al sito web dello stesso Fedele o all'acquisto di apparecchiature informatiche di cui ciascun membro dell'Aula Fortugno è già dotato dallo stesso Consiglio.

 

Non rimborsabili nemmeno i 1000 euro al mese di benzina che si era fatto rimborsare «senza riferimenti alla tipologia di spostamento o al nesso funzionale della carica». Così come i 5.100 euro usati per noleggiare cinque autobus per un meeting dei giovani del Pdl, «in palese violazione del divieto di finanziamento ai partiti». O, ancora, la fruizione di un fitness center presso l'Hotel Ritz di Madrid.

Oltre cinque anni senza vitalizio

Quella di Fedele, dunque, è stata una «macroscopica carenza comportamentale in nessun modo giustificabile». E ha creato un buco da 260mila euro, diventati quasi 280mila tra interessi, rivalutazioni e oneri processuali. La Regione inizierà a riprenderseli a partire da questo mese.

 

Nel 2020 tratterà circa 30mila euro, mentre saranno quasi 53mila quelli che Fedele non percepirà nel 2021 e nel 2022. Prima che il suo debito sia estinto completamente ci vorranno, però, due anni e mezzo in più: con un vitalizio (netto) di 4387,33 euro per pagare 280mila euro occorrono, infatti, quasi 64 mesi.