L’inchiesta esclusiva di LaCNews24 sulle 208 assunzioni previste nel “dolce forno” degli sprechi pubblici per eccellenza, la Regione Calabria, ha suscitato un moto di indignazione anche nazionale.

La proposta di legge bipartisan a prima firma Vito Pitaro sulle “misure straordinarie ed urgenti tese al progressivo superamento del precariato storico” bramava di superare il fatto che il consiglio regionale è in carica solo per gli affari correnti (dopo lo scioglimento del 10 novembre scorso), probabilmente facendo passare per “affare corrente” la sistemazione degli amici degli amici, con contratti da 16 mesi e stipendi di 1360 euro mensili per 84 persone e 1475 euro mensili per altre 124, per un totale di quasi 5 milioni di euro.

Dal punto di vista politico, la minoranza consiliare di centrosinistra si è subito sfilata dalla proposta di legge in precedenza firmata, chiamando in causa il presidente f.f. Nino Spirlì che il mese scorso si era detto indisponibile a «forzare la legge», ma oggi tace. Mentre i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, rispettivamente Angelo Sposato, Tonino Rosso e Santo Biondo in un comunicato hanno preso le distanze da «iniziative pasticciate della Regione Calabria» chiamando la politica alla responsabilità, invitandola a «non nascondersi dietro la foglia di fico della finta legalità, produttrice di clientela e di incarichi ad personan che sembra non scandalizzare nessuno dell’attuale classe politica regionale».

La carica dei 208 e l’impegno di Orsomarso

Nell’ormai noto elenco del dirigente del dipartimento Lavoro della Regione Calabria firmato da Umberto Alessio Giordano, numero 11614 del 12 novembre 2020, ci sono, tra le 208 persone in attesa di “contratto regionale”, anche i co.co.pro delle Fondazioni oggetto degli scandali del passato (e di inchieste ancora attuali) come Calabria Etica, guidata da Pasqualino Ruberto, già esponente del Nuovo Centro Destra di Angelino Alfano, già candidato sindaco a Lamezia Terme e incandidabile secondo una sentenza della Cassazione di due mesi fa. Nell’elenco figura, come si è detto, la fidanzata Bianca Maria Vitalone che nel 2015 finì all’interno dello scandalo della assunzione triennale da 114mila euro di soldi pubblici, per la nomina a “capo progetto del Piano di comunicazione istituzionale della Fondazione regionale Calabria Etica”. Presente in quota “Calabria Etica” anche l’avvocata Rosalba Chiefalo; Carlo Marino, fratello della ex dirigente della Fondazione, Maria Teresa Marino e l’avvocato Fabio Davoli, già vicesegretario della Fondazione.
La sponda in Giunta regionale di questi “precari storici” è stato l’assessore al lavoro in quota Fratelli D’Italia Fausto Orsomarso. Nell’elenco dei 208 anche, Serafina, una parente del dirigente regionale ex commissario di Calabria Lavoro, Fortunato Varone.

Tutto in famiglia

Insomma, tutto in famiglia. Anzi, nell’elenco risulta una famiglia intera, quella dell’ex storico funzionario del dipartimento lavoro della Regione, Francescantonio Manfredi. Tra i precari da “stabilizzare” in elenco troviamo la figlia Emilia, già segretaria particolare dell’assessore regionale all’urbanistica di Mario Oliverio, Franco Rossi e suo fratello, Francesco, già consulente per i Por Calabria Fesr 2007-2013 e Po Calabria 2014-2020 e consulente Fincalabra e FormezPa. C’è anche la moglie di Francesco in elenco, Daniela Iellamo.
In “quota family” abbiamo Vincenzina Palmieri, moglie del consigliere comunale di Lamezia Terme Tranquillo Paradiso che alle ultime elezioni regionali da candidato aveva portato in dote alla lista “Jole Santelli Presidente” ben 2500 voti, permettendo così alla lista stessa di poter eleggere un consigliere regionale, guardacaso, Vito Pitaro, il primo firmatario della legge sui “precari”.

Presente anche Medina Tursi Prato, figlia di Pino Tursi Prato, l’ex consigliere regionale del Psdi condannato in via definitiva il 20 dicembre 2004 per concorso esterno in associazione mafiosa e al centro della recente inchiesta “Genesi” (che lo riportò agli arresti) per il presunto tentativo di corruzione del Giudice Marco Petrini (condannato in atti giudiziari dal Gup di Salerno lo scorso novembre) al fine di riottenere il vitalizio toltogli a seguito della condanna definitiva.
Nell’elenco dei 208 risulta Domenico Magro, nipote di Ezio Praticò, capogruppo di “Catanzaro da vivere” nell’assise del capoluogo di Regione a guida Sergio Abramo e fedelissimo del consigliere regionale Baldo Esposito.

Avanti a sinistra

Anche la sinistra non è assente nella lista dei 208. Presente Melissa Garrì, componente del direttivo provinciale del Partito Democratico di Vibo Valentia che due anni fa in vista delle comunali si dichiarava, unitamente ad altri, tra gli esponenti “dell’area maggioritaria del Partito che fa capo a Michele Mirabello, Bruno Censore e Enzo Insardà” e già collaboratrice di Calabria Lavoro. Non passa sottotraccia nemmeno Giovanni Brindisi, portaborse del capogruppo dei “Democratici e Progressisti” Giuseppe Aieta, che è tra i firmatari della proposta di legge Pitaro. Insomma, ce n’è per tutti.

La graduatoria a colpi di decreti

La graduatoria dei 208 è mutata nel tempo. Nel decreto del dirigente regionale del settore lavoro (n. 11445 del 16 ottobre 2018) Fortunato Varone, avente ad oggetto “Graduatoria legge 1/2014” c’è scritto che “da un’ulteriore analisi, il Settore competente ha riscontrato che ulteriori n. 5 lavoratori riportati nell’elenco allegato “A”, che diventa parte integrante del presente atto, erano stati contrattualizzati a tempo determinato con Azienda Calabria Lavoro, pertanto avevano acquisito il diritto d’inserimento nell’elenco regionale” e che “i cinque lavoratori ora ammessi hanno titolo anche ad essere inseriti in graduatoria senza alcun punteggio”. Insomma, 5 persone inserite nell’elenco dei precari, senza autocertificazione della propria anzianità lavorativa (e senza aver mai presentato istanza per entrare nell’elenco!), ma solo per aver avuto il “merito” di un contratto a Calabria Lavoro, ente di cui lo stesso dirigente firmatario era stato commissario.
Il successivo decreto dirigenziale 8529 del 17 luglio 2019 firmato dal dirigente Michele Stefanizzi, modifica un precedente decreto del marzo di quell’anno, modifica ulteriormente la graduatoria e specifica in premessa che la fantomatica legge 12 del 2014 “non si è limitata a fissare un contenuto plausibilmente già in quest’ultima espresso, ma ha dettato una disposizione innovativa che amplia l’ambito dei destinatari”, come abbiamo già detto, mettendo dentro i co.co.pro. delle Fondazioni degli scandali clientelari.

Corsi e ricorsi

L’ordinanza cautelare 2198 del 23 maggio 2020 a firma della Giudice del Lavoro di Catanzaro Anna Maria Torchia ha inserito di impero in graduatoria ulteriori ricorrenti perchè le due leggi regionali, la 1/2014 e quella del “tutti dentro”, la 12/2014, destano problemi interpretativi che la Regione non ha ancora risolto.
La querelle non è finita, venerdì scorso è stato presentato un ricorso al Giudice del Lavoro di Catanzaro daparte di 10 precari esclusi, difesi dal noto avvocato lametino Armando Chirumbolo.

Nel lungo ricorso presentato si sostiene la illegittimità della intera procedura che ha portato all’assunzione del decreto 11614 del 12 novembre 2020, ossia dell’elenco dei 208 precari denunciando “gravi e invalidanti vizi” dell’intera procedura amministrativa “tali da renderlo illegittimo in ogni sua parte e pertanto nullo” e denunciando, altresì, la situazione di conflitto di interesse del funzionario regionale Pasquale Capicotto, membro della commissione di valutazione che ha stilato l’elenco dei precari, non solo quale responsabile del procedimento che ha portato all’elenco stesso, ma ha anche presenziato al tavolo tecnico del 14 ottobre 2020 con i sindacati in cui è stato stilato un accordo per il percorso di stabilizzazione dei “precari della legge 12”, alla presenza di Francesca Scarfone, Angela Dornio e Francesco Staropoli, inseriti nell’elenco dei 208. “Trattasi di soggetti/candidati le cui domande sono state valutate da una Commissione di valutazione di cui il responsabile unico del procedimento Capitotto Pasquale ne era componente con l’incarico di segretario, che, in questa circostanza, nel ruolo di funzionario, incontravano per svolgere delle trattative finalizzate ad un accordo istituzionale!” chiosa l’avvocato Chirumbolo nel testo del ricorso. 

Le minacce ricevute da un escluso

Una delle persone che non è riuscita a rientrare nella fantomatica graduatoria “dei fortunati” e che era intenzionata a dare battaglia legale per veder riconosciuto il diritto alla stabilizzazione, ci ha riferito di aver ricevuto vere e proprie minacce e per questo è importante, nell'anonimato, dargli voce.
«Ho ricevuto diverse telefonate minatorie per convincermi a non fare ricorso. Confido in un intervento della Procura. La verità è che in Calabria manca la meritocrazia. Si facessero i concorsi pubblici e si selezionasse davvero con trasparenza chi ha i titoli e chi merita di lavorare. Da noi se non hai santi in paradiso non vai da nessuna parte. Si cerca di scavalcare tutto e tutti usando sotterfugi. Nell’elenco ci sono persone che facevano gli autisti. Perchè bisogna contrattualizzare loro e non altre che hanno maturato più anzianità di servizio e competenze. Solo perchè la legge contiene cavilli che si son fatti tra di loro?” afferma l’escluso.
Insomma, nel silenzio della politica, la palla passa ai giudici.