Nei prossimi mesi, per il comune cittadino andare a mare senza versare un obolo a questo o quel titolare di uno stabilimento balneare rischia di diventare complicato. Motivo? L’esondazione di ombrelloni e lettini su porzioni di spiaggia attualmente di proprietà del demanio e di libero accesso ai bagnanti. Una proposta firmata Lega, arrivata in maniera del tutto estemporanea dopo quasi sette ore di Consiglio.

Il regalo per i titolari degli stabilimenti balneari

Senza che fosse previsto all’ordine del giorno, il consigliere Filippo Mancuso prende la parola per esporre una proposta di legge da intendersi – sostiene – come «supporto alle imprese in tempo di Covid19». L’eloquio è accidentato e il caos in Consiglio regna sovrano, ma in sintesi il consigliere leghista propone di dare facoltà ai Comuni di aumentare del 30% la superficie delle concessioni in mano agli stabilimenti balneari. Un modo – afferma - per compensare la riduzione del numero di ombrelloni dovuta alle misure di distanziamento sociale.

Ma ai comuni bagnanti chi ci pensa?

E le spiagge libere? Non è dato sapere. E i vincoli ambientali? Non se ne fa menzione. Di certo, dovesse passare la proposta per i comuni mortali il mare rischia di diventare assai complicato da raggiungere. Al momento, non esiste una legge quadro nazionale che fissi la percentuale di spiaggia da mantenere di libero accesso. Ogni Regione si organizza da sé e la Calabria, secondo un report di Legambiente del 2019, garantisce solo il 30% di costa libera da stabilimenti balneari.

 

Per altro senza specificare dove, cosicché – si segnala nel report – «in molti Comuni le uniche aree non in concessione sono quelle vicino allo scarico di fiumi, fossi o fognature e quindi dove ci si può sdraiare a prendere il sole ma la balneazione è vietata perchè il mare è inquinato». Un trend nazionale per carità e che dipende dal piano spiagge approntato dai singoli Comuni, ma che in Calabria – tra erosione costiera ed esondazioni di lidi – rischia di condannare in molti a spiagge di serie B.

Caos in aula

Di tutto questo però nella frettolosa proposta di Mancuso non c’è traccia alcuna. In aula scoppia la bagarre, fra chi gli ricorda che non è molto ortodosso esordire con proposte neanche previste in ordine del giorno e chi, come il capogruppo del Pd Bevacqua, chiede lumi e raccomanda verifiche su quanto previsto al riguardo dal governo, per evitare l’ennesimo scontro frontale (e magari legale) con l’esecutivo.

 

Il consigliere di Iric, Graziano Di Natale, cerca quanto meno di capire in dettaglio la proposta del collega. Ore prima – tenta di spiegare – ha presentato e depositato una mozione che propone di coinvolgere le Asp nelle verifiche del distanziamento sociale sulle spiagge e se compatibili, afferma, le due proposte potrebbero camminare insieme. Ma no, non si può gli spiega il presidente del Consiglio, Domenico Tallini, perché la sua è una mozione, quella di Mancuso una proposta. E a quanto pare neanche questo si era capito.

Proposta rinviata al prossimo Consiglio

Nel frattempo, in aula è solo vociare e caos, fra chi chiede tempo di valutare la cosa e Mancuso che insiste sull’urgenza «perché già siamo in ritardo». Alla fine si arriva ad una breve sospensione, necessaria per una riunione lampo dei capigruppo. Si decide di rinviare la decisione al prossimo Consiglio, quando la proposta – come da prassi, se c’è da discuterne – verrà inserita all’ordine del giorno. Con buona pace delle proteste del consigliere leghista, che sull’ampliamento dei lidi sembra pronto alla battaglia della vita.

Gli endorsement catanzaresi

Il perché non è dato sapere, ma al riguardo rischia di essere indicativo l’entusiastico endorsement che in mattinata arriva dal suo ex assessore comunale di Catanzaro, Alessandra Lobello.

 

«È un bene – afferma in una nota – che nella prossima riunione della più alta assemblea regionale la misura invocata sia, prevedibilmente, approvata». E ancora: «Garantire ai lidi, laddove è possibile, un ampliamento del 30% degli spazi fronte mare, sempre mantenendo il rapporto fra il 70% di spiaggia libera e il 30% di spiaggia occupata dagli stabilimenti privati, è la più razionale e naturale soluzione».

 

Peccato che di tale proporzione non si faccia menzione nella proposta esposta dal consigliere regionale catanzarese Mancuso, tanto meno siano stati indicati criteri precisi su dove le spiagge libere debbano essere ubicate.

Ambientalisti sul piede di guerra

Ma la proposta di Mancuso non è sfuggita neanche ad ambientalisti e comitati, che già affilano le armi, pronti a “combattere” Comune per Comune se la proposta in Consiglio regionale dovesse passare.

 

Sul fronte dei sindaci invece, al momento nulla si muove. Di certo, per un partito che costruito tutta la propria propaganda sul «prima i calabresi», rendere complicato a buona parte dei suddetti persino il bagno estivo, salvo obolo ai privati, rischia di essere uno scivolone politico non da poco. E non sarebbe il primo.

Il difficile rapporto del Carroccio con le spiagge

Alla Lega, le spiagge non sembrano portare fortuna. Un anno prima della rovinosa sfida lanciata fra gli ombrelloni del Papeete, miseramente persa con il ritorno della Lega all’opposizione, in Calabria l’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini proprio sulle spiagge ha rimediato un’assai magra figura.

 

Da San Luca, dove ha deciso di spostare la tradizionale riunione di Ferragosto sulla sicurezza del Paese, nel 2018 Salvini ha pensato bene di magnificare i risultati dell’operazione «spiagge sicure» contro venditori di cocco, palloni, parei e catenine.

 

Peccato che, alla faccia della sicurezza, solo due giorni prima a Nicotera un killer avesse sparato fra i bagnanti per uccidere il 43enne Francesco Timpano.