C'è chi il danno erariale che ha causato alla Regione lo ripaga con fette più o meno grandi del proprio vitalizio e chi, invece, lo fa con lo stipendio. Quello pagato dalla Regione però. Gli uffici della Cittadella hanno stabilito che tratterrano poco meno di 250 euro al mese dalla busta paga di Alfonsino Grillo per recuperare dall'ex consigliere regionale i poco più di 50mila euro di rimborsi non giustificati per i quali la Corte dei Conti calabrese lo ha condannato lo scorso anno.

Grillo infatti, lasciata la poltrona in Aula Fortugno nel 2014, è rientrato in Consiglio dalla porta di servizio: da agosto 2020, cinque mesi e mezzo dopo la pubblicazione della sentenza a suo sfavore, l'ex di An e Ncd fa parte della struttura speciale del consigliere Sinibaldo Esposito (Casa della libertà) in qualità di responsabile amministrativo al 50%. Niente stipendi come quelli dei tempi in cui era lui ad avere uno staff, ma solo poco più di 1230 euro netti al mese che a partire da aprile – in Regione hanno impiegato un bel po' a sbrigare la pratica – vedrà ridotti di un quinto per estinguere il suo debito con le casse pubbliche. Incassato l'intero salario dall'estate scorsa ad oggi, Grillo dovrà comunque sborsare di tasca propria – non che lo stipendio che gli versa l'ente creditore non gli spetti comunque per legge, bizzarria della vicenda a parte – il grosso dei quattrini necessari a saldare il conto totale, visto che le elezioni sono al momento fissate tra la metà di settembre e quella di ottobre. Per insediarsi un nuovo Consiglio però ci vorrà un po' di più, tant'è che la Regione accantonerà il suo quinto fino al 15 novembre, recuperando così 1850 euro.

La condanna della Corte dei Conti

Sono circa 400 in meno di quelli che il politico vibonese dovrebbe pagare per la sola rivalutazione monetaria dopo la condanna subita. A Grillo venivano contestati rimborsi relativi a tre anni (2010, 2011, 2012) di consiliatura nei banchi del gruppo “Scopelliti Presidente”: 101.500 euro in totale, una somma il cui 20% era, secondo gli inquirenti, da far pagare al capogruppo Giovanni Bilardi – ritenuto primo responsabile, vista la carica, della gestione allegra dei rimborsi al gruppo consiliare - e non a Grillo stesso.

I 27mila euro relativi al 2010 sono andati in prescrizione, quanto al resto all'ex consigliere la Corte ha riconosciuto la legittimità delle spese postali, di cancelleria e per l’acquisto di quotidiani. Non quelle per telefonia o per affittare un immobile a suo nome come segreteria, però, così come tutta una serie di elargizioni ad associazioni locali reputate prive di nessi con l'attività istituzionale ma mirate alla promozione politica dell'ex consigliere. Conto da pagare alla Regione ridotto a circa 62mila euro, che con il -20% caricato su Bilardi scende a 50.056,78 euro più rivalutazione (2.257,70 euro) e interessi fino al soddisfo. I primi 1.850 euro torneranno – o, meglio, resteranno - nelle casse regionali da qui a novembre, per il resto toccherà aspettare.

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