Stretta finale a Roma per il varo del governo che dovrebbe reggersi sull’intesa tra Pd e Cinque Stelle. E mentre crescono le possibilità che si arrivi alla fumata bianca per un Conte bis, sui territori si comincia a lavorare al nuovo scenario politico.

 

Evidente che un governo Pd-Cinque Stelle finirebbe per ricompattare il centrodestra con Lega (che tornerebbe all’opposizione), insieme a FdI e Forza Italia. Dato che imporrebbe di fatto al fronte giallo-rosso di provare a trovare accordi anche in vista delle prossime regionali. Compresa la Calabria dove la sconfitta del centrosinistra con lo scacchiere politico fermo a prima della crisi nazionale veniva data come cosa certa.

 

L’autogoal, indotto o meno, di Matteo Salvini adesso regala nuove e insperate possibilità al Pd e al centrosinistra che, con piacere, si sbarazzerebbero di Mario Oliverio per provare a giocarsi la partita puntando su un candidato di superamento da condividere con le altre forze del centrosinistra e con gli uomini di Grillo. L’ex segretario regionale democrat Ernesto Magorno continua ad invocare tale accordo con insistenza, ma segnali chiari della direzione intrapresa arrivano anche dalle altre Regioni italiane.

 

Dall’Umbria, la prima delle Regioni che andranno al voto (appuntamento con le urne fissato per il prossimo 27 ottobre), i movimenti in atto sono chiari. In una situazione simile alla Calabria, con il governatore Catiuscia Marini dimessa perché indagata e il partito commissariato, si comincia a remare per provare a salvare il salvabile. Il commissario del partito Walter Verini è stato chiaro: «Alleanza larga per battere le destre». Ancora più specificamente il commissario apre al dialogo con i grillini anche a prescindere da ciò che avverrà a Roma.

«Il dialogo con il Movimento – ha detto Verini - a prescindere da quello che accade a Roma è aperto, se poi a livello nazionale si realizzerà un governo giallo-rosso questo dialogo sarà ancora facilitato».

Possibilisti anche il commissario calabrese Stefano Graziano e il presidente dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini. Il primo ha ribadito «di essere aperto ad ogni scenario, anche se a livello locale si giocano altre partite», mentre Bonaccini ha evidenziato come le distanze politiche tra Pd e M5S siano assai minori che tra Lega e M5S.

Concetti condivisi anche dal sindaco di Firenze Dario Nardella: «Più il governo nascerà su un patto chiaro, più sarà facile trarne vantaggio a livello locale».

Chiaro, insomma, che se dovesse nasce il governo nazionale sull’accordo tra Zingaretti e Grillo, le ripercussioni sarebbero assai forti sulle prossime elezioni locali e metterebbero definitivamente fuori gioco Mario Oliverio che pure continua ad invocare le primarie.

La definitiva benedizione ai futuri accordi per le regionali è poi arrivata da Nicola Zingaretti al termine della direzione nazionale del partito. Parole chiarissime quelle del segretario, attentissimi agli umori della base. «Davanti a noi abbiamo elezioni difficili in Regioni diverse. L'Umbria tra poche settimane. Poi Calabria, Veneto, la Toscana. E l'Emilia Romagna. Appuntamenti fondamentali che dovremo affrontare stringendoci accanto a chi li combatterà in prima fila. Dobbiamo fare ogni sforzo per costruire in ciascuna di queste realtà l’offerta politica e programmatica più credibile, anche naturalmente sul versante di alleanze che il nuovo quadro politico potrà favorire, ma che comunque andranno verificate e costruite sempre sul primato di valori e programmi condivisi». Lo ha detto il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, nella relazione approvata stamattina dalla direzione del partito.

Incerto, invece, lo scenario futuro per il centrodestra che rimane appeso alle intenzioni di Matteo Salvini che al momento studia l’orizzonte e non muore dalla voglia di riabbracciare Silvio Berlusconi, ammettendo per questa via una sua nuova sconfitta politica. Verosimile che anche nello schieramento opposto si possano registrare novità nelle formule dell’alleanza, considerato che Salvini vorrà provare a sfruttare la rottura per indicare la Lega e il nuovo fronte sovranista come il baluardo contro la vecchia politica delle poltrone di cui Forza Italia rappresenta uno dei simboli principali.

Riccardo Tripepi