Faccia a faccia chiarificatore, nel tardo pomeriggio odierno, tra Carlo Tansi e Luigi de Magistris, vicini a una separazione che pare consensuale e neppure poi così traumatica alla luce di quanto sta succedendo negli ultimi giorni e si sapeva fin da subito sulla scorta delle idee tansiane rispetto alla costruzione della coalizione. Del resto fra i due, ispiratori del cosiddetto Tandem (acronimo nato come ovvio dalle parti iniziali dei rispettivi cognomi), c’è stata un’unione forse un po’ affrettata - tanto da aver colto molti di sorpresa - che ha rapidamente portato a un iniziale distinguo di posizioni e a una presa di distanze successive, che dovrebbe culminare in una rottura nel giro di poche ore salvo non emergano elementi nuovi dal confronto di cui abbiamo riferito in premessa.

Comunque sia, è fin troppo facile riassumere il perché di tale imminente divisione. Che trae origine – lo ha peraltro spiegato il geologo cosentino nel corso di una lunga intervista rilasciata avantieri al quotidiano La Repubblica – dalla scelta dei candidati operata da de Magistris (compresi quelli che hanno diciamo così lasciato il Tan per passare nel Dem come ad esempio il sindaco di Santa Maria del Cedro, Ugo Vetere); nel modo di de Magistris di condurre le trattative con eventuali altri alleati senza coinvolgere il leader di Tesoro Calabria e nel dialogo dell’ex Pm partenopeo con il Pd.

Contestazioni, più che accuse vere e proprie, peraltro mosse dallo stesso ex capo della Protezione Civile calabrese in una lettera personale inviata lo scorso 3 maggio al sindaco di Napoli. Rilievi che però non avrebbero trovato riscontro nella posizione assunta dal destinatario della missiva che avrebbe preferito non rispondere, tirando dritto per la sua strada. Certo, sta di fatto che nell’entourage di Dema hanno parlato di sfogo dovuto alla volontà di recuperare una centralità da parte di Tansi. In altri termini, la lamentela di una persona entrata nel cono d’ombra di un’altra capace di calamitare l’attenzione dei media.

Ma vi è di più: ad esempio l’aggiunta di non essere disposto ad alcun dialogo con l’ala democrat oliveriana o guccioniana e di non gradire la mancanza di condivisione nelle scelte più importanti (leggasi, come detto, alleanze e candidature). Un nodo da sciogliere quest’ultimo, anche alla luce di un’eventuale sovrapposizione sul piano territoriale oltreché relativamente alla delicata questione di gente passata da una parte all’altra delle forze dell’ormai scricchiolante schieramento. Un fronte che, sulla base di quanto si sa finora, difficilmente domani avrà la fisionomia assunta nei primi mesi del 2021. Ma staremo a vedere, magari c’è il colpo di scena.