I have a dream… l’iconico titolo del discorso tenuto da Martin Luther King nel 1963 a Washington, viene preso in prestito da Carlo Tansi, lanciato verso la candidatura a presidente della Regione. «Ho fatto un sogno - dice l’ex capo della protezione civile regionale -, che tutti i Calabresi, in tutto il mondo, possano essere orgogliosi della propria regione, di questa terra ricca di storia, di bellezza e di risorse… e da questo tesoro di Calabria donare lavoro, prosperità e futuro ai nostri giovani».
Insomma, più che un sogno quasi un’allucinazione, vista la situazione attuale in cui versa la Calabria, assillata da problemi che sembrano insormontabili, come la condizione disastrosa in cui versa la sanità, o l’emergenza rifiuti che ha ricominciato a riempire di immondizia non raccolta paesi e città, dal Pollino allo Stretto.
Ma Tansi ci crede, convinto che tutto sia possibile una volta scardinato il sistema di potere attuale.

 

In questa prospettiva, da tempo costruisce tassello dopo tassello la sua immagine anti-casta, facendo leva soprattutto sulla profonda inimicizia che oggi lo separa dal governatore uscente, Mario Oliverio, lo stesso che a suo tempo lo nominò a capo della Protezione civile regionale. Una postazione dalla quale Tansi ha potuto toccare con mano l’inefficienza della macchina amministrativa, fino a maturare la convinzione che, «così com’è, la Regione non funziona».
«Ma addirittura danneggia la società che dovrebbe amministrare, impedendone lo sviluppo - aggiunge -. Ora, l’amministrazione regionale trabocca di professionalità quotidianamente mortificate da un sistema organizzativo e gerarchico concepito male, realizzato peggio e che perciò produce performance al di sotto dell’inefficienza. Quando dirigevo la Protezione Cvile ho avuto modo di raccogliere le lamentele di molti funzionari sottomansionati e umiliati nelle loro professionalità, a dispetto della bravura. Le professionalità ci sono. Il problema, anche in questo settore, è dovuto alla presenza di una casta di dubbia legittimità. Lo ha ribadito il Consiglio di Stato qualche anno fa, con una sentenza in cui dichiarava praticamente illegittime tutte le posizioni dirigenziali della Regione».

 

Per ricominciare, dunque, occorre quella che definisce “una terapia d’urto”: «Siamo la terzultima regione d’Europa e l’ultima regione d’Italia negli indicatori principali. Ciò vuol dire che il regionalismo da noi è stato un fallimento. Ecco perché ho un approccio radicale alle cose». E per fare questo bisogna disfarsi della casta, cioè «quei gruppi di potere calabresi che, senza merito, occupano ruoli di comando, visibili e invisibili, in maniera inamovibile. Queste persone, purtroppo, dominano nei settori chiave della nostra società: i partiti, la pubblica amministrazione e la sanità. E il loro dominio ha portato la Calabria al punto in cui è, a pochi millimetri dal baratro».

 

A chi gli imputa di aver fatto parte del sistema alla stregua di quelli che oggi vorrebbe buttare dalla torre, risponde ostentando il suo curriculum. «Contiene oltre cento pubblicazioni scientifiche riconosciute a livello internazionale – rimarca -. Tutto ciò che ho fatto e realizzato è frutto di impegno e sudore. Quando vinsi il concorso per ricercatore, nel lontano 1994, era un concorso nazionale al quale parteciparono oltre 700 candidati. Io arrivai quinto su 12 vincitori».

 

Tansi sa bene che la sua scommessa politica passa dalle forche caudine di un eventuale accordo tra Cinquestelle e Pd, che in questi ultimi giorni sembra consolidarsi intorno al nome di un altro esponente della società civile, l’imprenditore Pippo Callipo, che però non è completamente alieno alla politica, visto che nel 2010 è già stato candidato alla presidenza della Regione e nel 2014 sostenne prima Mario Oliverio alle primarie del Pd e poi si schierò apertamente con Wanda Ferro.
Tansi sente il fiato sul collo del suo principale competitor e spinge sull'acceleratore, sottolineando la natura civica della sua candidatura e lanciando messaggi espliciti che possano giungere ai destinatari designati.
«I calabresi - afferma - vogliono il rinnovamento e hanno espresso questa volontà premiando i 5stelle, che hanno addirittura asfaltato a livello politico i vecchi big, costringendo il Pd a un dibattito interno forte e non facile. Ora, l’alleanza giallorossa, che ho salutato con grande favore, dimostra che è possibile conciliare la protesta verso il passato e verso parte del presente con la proposta costruttiva rivolta al futuro. Dimostra che i grillini sono pronti a mettersi in discussione e a governare e che il Pd è disposto a rigenerarsi. E sarebbe bello che questo processo si realizzasse anche qui».

 

Insomma, l’ex responsabile della Protezione civile regionale parte dalla guerra alla casta, passa per un’auspicata intesa giallorossa anche in Calabria e infine, chiude il cerchio su stesso, sottolineando di non essere un politico. «Sono un esponente della società civile - ribadisce -, che non ha mai fatto politica ma che, tuttavia, ha deciso di mettere a disposizione di tutti i calabresi la propria esperienza. La mia è una candidatura civica che parte dal basso, come dimostrano le decine e decine di comitati che stanno nascendo in tutta la regione e le quasi 100mila persone che stanno aderendo online al nostro progetto».