Il vice coordinatore del partito calabrese alza il livello dello scontro con il Carroccio affermando che dietro il No alla candidatura del sindaco di Cosenza si celerebbe l’intenzione di Salvini di rinunciare a una regione “scomoda”
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Lo scontro tra Lega e Forza Italia sul nome di Mario Occhiuto è ormai frontale. Se a livello nazionale è stata ieri la vice presidente azzurra della Camera, Mara Carfagna, a dare fuoco alle polveri parlando di schiaffo del Carroccio che ha messo il veto sulla candidatura a presidente per il centrodestra del sindaco di Cosenza, a livello regionale interviene il vice coordinatore del partito calabrese, Domenico Tallini, che fa riferimento alle dichiarazioni del commissario leghista, Cristian Invenizzi.
«Se abbiamo ben capito il senso della sua dichiarazione - scrive Tallini in una nota - il Carroccio dopo l’Umbria e l’Emilia Romagna rivendica anche la presidenza della Regione Calabria. O, in subordine, pretenderebbe di imporre un nome di suo gradimento al partito che teoricamente dovrebbe esprimerlo, in questo caso Forza Italia. Siamo di fronte ad una ben strana alleanza in cui un solo partito ha il diritto di scegliere i candidati, anche in casa degli altri. Una specie di asso pigliatutto».
In particolare, il consigliere regionale di Forza Italia rimprovera alla Lega «il taglio giustizialista e giacobino della nota firmata “Lega Calabria”».
«Potrebbe averla scritta il senatore Morra dei Cinquestelle e non ci saremmo stupiti – afferma Tallini -. A Roma, giustamente, Matteo Salvini ha fatto quadrato per difendere la dignità del sottosegretario Siri, sottoposto ad una gogna mediatica per una condanna definitiva per bancarotta. Così come bene ha fatto Silvio Berlusconi, dopo un incontro con Putin, a difendere Salvini dall’infamante accusa di avere ricevuto finanziamenti dalla Russia. Il garantismo va praticato sempre, e non a fasi alternate e solo a propria convenienza».
Così come aveva già fatto la Carfagna, il vice coordinatore azzurro invoca poi “pari dignità”. «Il problema - dice - sta tutto nella pari dignità di una coalizione, elemento fondamentale per fare stare assieme culture e sensibilità diverse. Il tavolo nazionale del centrodestra, che ha ben funzionato negli ultimi due anni, ha assegnato alla Lega l’onore e l’onere di guidare la coalizione in Umbria e in Emilia Romagna, due Regioni in bilico che solo con l’unità potranno essere conquistate».
La Lega da sola, questo è il ragionamento di Tallini, non può vincere senza Fi e Fratelli d’Italia.
«Non risulta che Forza Italia abbia passato ai Raggi X la senatrice Tesei o l’on. Borgonzoni – continua -, né che abbia avuto la presunzione di scegliere un candidato della Lega a dispetto di un altro. Questo si chiama rispetto. Ebbene, se la Lega nazionale, pretenderà – come sembrerebbe dalle parole del commissario Invernizzi - di scegliersi un “suo” candidato, credo che Forza Italia debba seriamente riflettere sullo stato dell’alleanza».
Insomma, la frattura si allarga: «Abbiamo il fondato sospetto invece che aree della Lega in Calabria lavorino per frantumare la coalizione e favorire la vittoria del centrosinistra e dei Cinquestelle. Forse perché considerano la Calabria una Regione “scomoda” da cui stare lontani? La Lega si prende la grossa responsabilità di mettere a repentaglio una vittoria probabile nella terza città della Calabria».
Infine, Tallini torna sulla caratura di Occhiuto, rimarcando che - a suo dire - «Forza Italia ha messo in campo per le Regionali la candidatura migliore, quella di un professionista prestato alla politica, di una personalità conosciuta in Italia e all’estero per la sua attività professionale, di un amministratore che a livello nazionale ricopre importanti ruoli nell’Anci che lo hanno portato a confrontarsi anche con i massimi esponenti del governo centrale».
«Questa è la nostra scelta che nessuna nota potrà demolire – conclude Tallini -. Lo dica apertamente la “Lega Calabria” del commissario Invernizzi, se vuole riconsegnare la Regione al centrosinistra e ai Cinquestelle. Noi saremo comunque in campo, non ci faremo condizionare da nessuno. Difenderemo, per quanto mi riguarda, la nostra personale dignità e quella del partito in cui militiamo dall’arroganza di chi ci vorrebbe considerare talmente sudditi al punto da non essere in grado di saper ben scegliere colui che dovrà governarci nei prossimi anni. Questo non è accettabile».
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