Il sindaco di Cosenza assente in sala e mai nominato dal leader leghista, che per la presidenza della Regione propone di pescare fuori dai partiti. Fuori dal teatro contestazioni pacifiche
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Entrata trionfale sulle note del Nessun Dorma della Turandot di Puccini e tifo da stadio in sala per Matteo Salvini. Dopo l’incontro con i giornalisti a Lamezia Terme, il leader della Lega approda a Cosenza nel Teatro Morelli, rivelatosi troppo piccolo rispetto all’afflusso di attivisti e semplici curiosi. Platea e galleria si riempiono rapidamente ed almeno un centinaio di persone è costretto a rimanere all’esterno. Saltata a piè pari la tappa dell’inaugurazione della nuova segreteria provinciale di Corso Mazzini, versioni discordanti sulle cause (Ordine pubblico? Ritardo sulla tabella di marcia? Sede ancora non pronta per essere aperta?), il numero uno del Carroccio, introdotto dal deputato Cristian Invernizzi, commissario del partito in Calabria, ha affrontato nel suo intervento temi locali e nazionali. Salvini punta l’indice sulle prime scelte del nuovo governo, ironizzando sulla tassa delle merendine e sottolineando la vertiginosa escalation degli sbarchi di immigrati nel mese di settembre «aumentati del cento per cento» afferma, senza tuttavia fornire sul punto, quale sia la fonte delle statistiche in suo possesso.
Nessuna traccia di Mario Occhiuto
Di Mario Occhiuto non c’è traccia, né in sala e neppure nelle parole di Salvini. L’ex ministro dell’Interno traccia le direttrici dell’impegno della Lega per la Calabria: «Lavoro, infrastrutture e sanità sono le nostre priorità» ma sul candidato del centrodestra alla presidenza della Regione, le indicazioni sono scarne. E quelle offerte vanno nella direzione opposta rispetto a quella seguita da Forza Italia. Salvini pensa ad un nome nuovo, possibilmente un indipendente lontano dalle nomenclature dei partiti e slegato dalla politica tradizionale. Insomma, il suo identikit disegna un profilo non particolarmente aderente a quello del sindaco di Cosenza. «Ma l’obiettivo principale è mandare a casa Oliverio e la sinistra» chiosa.
Contestazioni pacifiche e colorate
Alla fine il corteo dei contestatori di Salvini si è svolto, colorato e pacifico, con raduno in Piazza dei Bruzi, breve sfilata per le vie del centro e arrivo sulla sponda opposta del Busento rispetto alla collocazione del teatro. La presenza di un imponente servizio d’ordine e la mancata concessione, da parte della Questura, dell’autorizzazione a manifestare aveva alimentato le tensioni tra i dissidenti. Alla fine si è trovato un giusto compromesso che ha consentito ai comitati confluiti nel gruppo Stutamu Salvini, di esprimere il proprio dissenso alle politiche leghiste, senza creare problemi di ordine pubblico. «Qualcuno si sente padrone di Cosenza – ha commentato Salvini nel corso del suo comizio – Chissà dov’erano questi galantuomini dei centri sociali mentre la sinistra rubava ai calabresi. Mi dispiace che abbiano tenuto impegnati uomini e donne delle forze dell’ordine che dovrebbero andare a caccia di mafiosi e spacciatori e invece sono costretti a tenere a bada qualche figlio di papà». Almeno lo stesso numero di polizia e carabinieri impiegati per scortare il segretario leghista nei suoi spostamenti.