Il governatore critica il commissariamento delle federazioni di Cosenza e Crotone e attacca Oddati e Graziano. Si dice disponibile a ritirarsi davanti alla candidatura di un giovane ma non risparmia Callipo: «Artifizi camuffati da futuro»
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«Sono un membro del Pd e ho una mia storia personale che non lascio a nessuno e che non può essere sfigurata da emissari esterni con faciloneria e superficialità». Mario Oliverio non si sposta di un millimetro e anzi passa al contrattacco. Nel mirino ci sono i plenipotenziari di Zingaretti in Calabria, il responsabile per il Sud della segreteria Oddati e il commissario regionale Graziano. Il governatore non li nomina, ma è a loro che attribuisce quell'«agire nervoso» che ha portato al commissariamento delle federazioni provinciali di Cosenza e Crotone. Un provvedimento contro il quale gli ex segretari Guglielmelli e Murgi hanno già annunciato ricorso al Tar.
Per Oliverio la decisione del partito è «un errore gravissimo che non dovrebbe rientrare nel dna di una forza democratica come il Pd. Se c'è un dissenso va compreso, bisogna dialogarci, non rispondere con atti burocratici e verticistici che fanno male al partito. Il Pd non può farsi prendere dal nervosismo dei suoi gruppi dirigenti». Poi l'appello a Zingaretti, affinché «si faccia guidare dalla riflessività e dalla tolleranza, non da chi richiede questi atti». Per il presidente della Regione il commissariamento sarebbe dunque stato “sollecitato” in loco, magari da quegli esponenti del Pd calabrese che si sono opposti da tempo alla sua ricandidatura.
«C'è tempo»
Oliverio – intercettato a margine della conferenza stampa per illustrare il nuovo contratto di servizio con Trenitalia – è ancora convinto che il centrosinistra calabrese possa scongiurare la scissione, che possano esserci i margini per una ricomposizione. «In politica – spiega – non ci sono tempi scaduti, il tempo scade solo quando si presentano le liste».
Il governatore si dice pronto a ritirarsi, ma a certe condizioni: «Sono disponibile a fare non uno, ma due passi indietro e a farli per un progetto che sia proiettato sulla Calabria. Si metta in campo la candidatura di un giovane amministratore, di un professionista, e costruiamo su questo uno schieramento largo. Sto dicendo al mio partito che sono qui per raccogliere questa sfida».
Bastone e carota, perché Oliverio non conferma né smentisce la sua possibile corsa solitaria nel caso in cui il Pd dovesse decidere – come pare ormai certo – di andare avanti con Pippo Callipo. «Se ci sarà un muro, ne prenderemo atto», dice sibillino. Senza far mancare una stoccata al “re del tonno”: «Investire sul futuro significa investire su nuove generazioni, non inventarsi chissà quali artifizi camuffandoli di futuro».
«Non strumentalizzo le sardine»
Quanto all'accusa di aver strumentalizzato le sardine, Oliverio prova a negare: «Ho accolto il loro appello. La mia è proposta sincera. Non mi credono? Mi si metta alla prova. Io sono qui, raccolgano la mia proposta». L'importante è «fare presto», perché «siamo in zona Cesarini» ma non ancora «fuori campo».
Oliverio se la prende poi con chi alimenta «il populismo e la pancia», atteggiamenti che non rientrano «nel profilo di un leader», e chiede rispetto al suo partito. Anche il Pd ha preteso lo stesso rispetto, ma il governatore – al di là degli appelli ormai irricevibili – non sembra intenzionato a farsi da parte, anche se questo dovesse comportare la sicura sconfitta del centrosinistra.
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