Senza non puoi vincere. Se lo hai a fianco hai invece discrete possibilità di perdere. «Il Pd è così, come un profilattico che si può rompere. Ma con gli sconosciuti è una garanzia...».
Il buontempone con accento jonico e baffo bianco lo ha visto nascere il Pd di Calabria. Anzi, se è per questo e proprio per questo, lo ha visto non nascere mai «né qui né altrove».

Missione compiuta allora, la fusione a freddo non si è mai scaldata né poteva sorprendere. Oggi però la bandiera di Schlein è l'unica griffe in giro con doppia decina e con velleità non ostili alla Costituzione. Più forte in tv che nei Palazzi, sia ben chiaro. Ma tant'è, non è poco. Della serie, vai a iniziare una partita senza il pallone in mano al Pd. Anche, perché no, in Calabria che è sperimentata terra di orripilante abnegazione alla sconfitta preventiva (Callipo, Bruni, qualche settimana di Ventura prima di un ostile certificato antimafia).

Fate presto, fate voi, fate. Il verbo di Elly è da Mormanno che evita stavolta equivoci e malintesi. Dopo di che la clessidra è partita e non inganni la finta distrazione "emiliana" della segretaria. Se torna un'altra volta sull'argomento si prende il pallone in mano e fa lei, così come hanno sempre fatto del resto dal Nazareno. Stavolta persino senza alibi nel senso che nessuno, stante la paralisi attuale, potrà negare alla segretaria nazionale di procedere ancora una volta verso la sconfitta, nel pieno del solco tradizionale. Una Ventura o una Bruni il circo mediatico aziendale dem ci mette un giorno a terminare il cast tirandole fuori dal cilindro.
Fino ad allora però, fino al pallone in mano sottratto a chi non lo voleva, si resta al verbo di Mormanno. Fate voi, fate presto, fate.

Già, ma come e chi inizia? Chi ha il coraggio, la visione e l'autorevolezza per disegnare il campo?
La congiuntura più autorevole che c'è in giro per il Paese può dare una mano in tal senso. Sono all'opera tutti i capelli bianchi di Mattarella, i sorrisini di Prodi, le furbizie allertate dei Guerini, le stilettate di Franceschini ma anche il tempo galantuomo per Stefania Craxi e la fine delle ambiguità dei Berlusconi. Il Garofano è e sarà sempre una sigla dentro il campo del centrosinistra. Marina a fianco di Meloni nel giorno del finto avviso di garanzia è, appunto, una garanzia. Fine delle ambizioni aziendali, il partito di centro resta in un fascicolo di Arcore. Mattarella, Prodi, Franceschini ma anche Guerini e i suoi alfieri sono a lavoro per il recupero cattolico di un pezzo d'anima Pd. L'altro pezzo è lo sguardo al Pse che già è disegnato nei banchi continentali. La lunga e inevitabile vita del Pd a tutte le sue latitudini di questa nuova linfa rischia di godere. Fine della seconda Repubblica e inizio della terza che non per forza prevede lo stare sotto schiaffo dei Cinquestelle.

Movimenti in divenire che rendono ancora più intrigante la partita di Calabria. Che non può mai cominciare senza il Pd e che spesso si perde proprio perché c'è il Pd. Un pezzetto di Santelli e una intera legislatura Occhiuto con "minaccia" di replica impongono persino un inedito stavolta. Come si fa a non fare di tutto per vincere al prossimo giro?

Fate voi, fate presto, fate. I quarant'anni di Nicola Irto a volte non sono pochi e in certe giornate si vedono al quadrato. Ma è del tutto improbabile non tocchi a lui la prima mossa. In ogni senso, in ogni direzione. Per apparecchiare, per indossare la maglia da centravanti, per fidarsi di uno schema. Alla sua età non è semplice rinunciare anzitempo alle serate romane che nessuno ora come ora potrà sottrargli ma è inevitabilmente sua la prima mossa. O gioca per segnare. O gioca per vincere. Se sceglie la seconda strada lo impegnerà più della prima e finirà per guardarsi in giro. Reggio, Cosenza, Catanzaro, Corigliano-Rossano, forse Lamezia, Rende. Nelle principali città il centrosinistra ha già vinto. Difficile non tenerne conto anche per un partito che in passato ha inseguito i certificati last minute di Ventura...