Nel corso di un incontro pubblico l’ex governatore ha replicato alla tesi secondo la quale sarebbe stata lui la causa della sconfitta alle elezioni del 2020: «Mi feci da parte e feci eleggere comunque tre consiglieri»
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«’Graziano da Caserta’, protagonista, insieme a pochi ascari, di un triennio di gestione fallimentare del Pd calabrese, è davvero uno sfregio alla verità». Nemmeno la campagna elettorale agli sgoccioli attenua il conflitto mai risolto tra il Pd calabrese e l’ex governatore Mario Oliverio, che ieri a Longobucco, partecipando ad una manifestazione organizzata dalla Cgil, ha replicato a muso duro ad alcune recenti dichiarazioni del commissario regionale del partito, Stefano Graziano.
«Il commissario fallimentare del Pd, Graziano da Caserta – ha affermato Oliverio -, attribuisce a me la sconfitta di Callipo alle regionali 2020. Callipo, fu una candidatura imposta ai calabresi da Roma, uomo di destra che sostenne Wanda Ferro alle regionali 2014, candidata contro di me perse col 30%, e Mangialavori alle politiche del 2018».
Oliverio, dunque, ricorda che in quella occasione ritirò la propria candidatura e formò «una lista, Democratici progressisti, a sostegno della coalizione di centrosinistra e di Callipo, che espresse ben tre eletti in Consiglio regionale».
«Attribuire la responsabilità della sconfitta delle scorse regionali al sottoscritto – ha continuato -, è davvero uno sfregio alla verità. Nemmeno l'autore delle più fantasiose sceneggiate napoletane avrebbe osato fino a tal punto. Ma se davvero, "Graziano da Caserta", avesse pensato che io fossi portatore di un consenso, pari o superiore allo scarto tra la compianta Santelli e Callipo, del 25,2% dei voti, allora credo che sia lui che i suoi amici romani dovrebbero porsi più di una domanda sulle ragioni della mia estromissione, che politicamente non è mai stata spiegata a me ed ai calabresi».