Ultime ore di una campagna elettorale mai così povera di contenuti. L'attenzione è focalizzata esclusivamente sulla sorte della regione del Nord che potrebbe mettere in discussione le posizioni di Conte e Zingaretti. In Calabria, unica con il Pil in calo e con la disoccupazione alle stelle, nessun tema concreto affrontato dagli schieramenti
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Si chiude oggi una campagna elettorale atipica e povera di contenuti. Atipica per il periodo in cui si è svolta, in pieno inverno e con le festività natalizie in mezzo, e per brevità. Il balletto messo in piedi dal governatore uscente Mario Oliverio sulla data del voto prima e le difficoltà incontrate dagli schieramenti per individuare i candidati alla presidenza della giunta hanno ridotto all’osso il tempo per i dibattiti e i confronti.
Ad aggravare la situazione il completo disinteresse dei media nazionali nei confronti della Calabria, tutti concentrati sulla partita che si gioca in Emilia Romagna. Quella, del resto, è l’elezione che potrebbe essere in grado di influire sulla tenuta del governo Conte e anche sul futuro della segreteria nazionale del Pd con Nicola Zingaretti che avrebbe le sue difficoltà a giustificare una debacle proprio nella Regione rossa per eccellenza.
Calabria ignorata dal dibattito nazionale
La Calabria no. Il voto calabrese non viene considerato in grado di influire su nessun equilibrio, con buona pace anche degli attori di questa campagna elettorale che continuano a mantenere un atteggiamento succube nei confronti dei leader nazionale che hanno fatto capolino, senza mai battere ciglio.
L’unico scossone alla campagna l’ha dato, proprio al fotofinish, Silvio Berlusconi con la solita battuta fuori luogo che ha dato il via a una serie di pruriti di varia natura fra gli astanti, gli osservatori e gli elettori.
Neanche in una gag di Cetto La Qualunque si sarebbe arrivati a tanto. Pubblico in visibilio per una battuta sul “pilu”, proprio nelle ore in cui viene emesso un nuovo report sullo stato attuale dell’economia calabrese.
I numeri del rapporto Svimez di qualche mese fa e gli ultimi parametri economici messi insieme da Il Sole 24 Ore regalano una fotografia impietosa. La Calabria è l’unica regione d’Italia che registra una netta flessione del Pil (-0,3%), come raccontano i numeri del Rapporto Svimez, imputabile in particolare alle performance negative di agricoltura (-12%) e industria (-4%).
Quadro economico da default per la Regione
I divari con il resto dell’Italia, invece, si allargano. La disoccupazione è al 21,6%, come nel 2017. Quella giovanile è circa il doppio, 52,7%, anche se si evidenzia un lieve calo rispetto agli anni precedenti: 58,7% nel 2016. I "Neet" sono il 36%, giovani che non studiano e non cercano lavoro. Oltre il 30% degli universitari sceglie di andare a studiare in un ateneo del Nord. Sessantacinquemila calabresi risultano percettori di reddito di cittadinanza, per un importo medio erogato di 489 euro al mese. I comuni perdono fette di popolazione residente: oltre un quarto quelli a rischio di spopolamento. Un declino demografico che condiziona in modo pesante l’economia locale.
Una situazione, dunque, da ultima spiaggia che è stata praticamente ignorata dagli schieramenti e dai partiti che solo in pochissimi casi si sono concentrati sulle misure da adottare per invertire il trend, rimanendo però sempre generici e fumosi.
Vinceranno gli astensionisti
La mancanza di contatto con la realtà ha provocato la scarsa partecipazione della popolazioni ai comizi e alle iniziative varie. Neanche i Cinque Stelle, fin qui sempre in grado di corpose mobilitazioni, sono riusciti a interessare la base e il comizio di Aiello e Toninelli a Reggio ne è stata plastica testimonianza con i pochi intimi arrivati a piazza Camagna.
Il rischio astensionismo, dunque, è elevatissimo. Del resto alle regionali del 2010 i votanti erano stati circa il 60% per passare al 44% nel 2014. Un trend che potrebbe peggiorare ancora e segnare un solco sempre più profondo tra i cittadini e i loro rappresentanti che sembrano non curarsi del problema.