INTERVISTA | L'ex presidente del Consiglio regionale conferma il suo ritiro dalla corsa alla presidenza finché la segreteria nazionale non dimostrerà un reale interesse per la Calabria. «Spero si cominci a lavorare davvero per mandare a casa la destra»
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Nicola Irto spiega le ragioni della sua decisione di ritirare la candidatura alla carica di presidente. Lo fa dopo che l’annuncio ha già scatenato moltissime reazioni interne al Pd, compresa quella del segretario nazionale Enrico Letta che ha voluto ribadirgli fiducia garantendo il rinnovo dei gruppi dirigenti del partito calabrese. Giovedì arriverà in Calabria il responsabile nazionale degli Enti locali Francesco Boccia per fare il punto della situazione e capire quali percorsi siano percorribili.
Cosa l'ha spinta ad assumere questa decisione?
«Non è un fulmine a ciel sereno. Dei problemi esistenti, nelle sedi politiche, parlavo da tempo. Troppo spesso, in questi mesi, ho avvertito un senso di distacco rispetto a certe dinamiche totalmente autoreferenziali. I calabresi chiedono di risolvere i problemi della sanità, dell’ambiente, del lavoro, delle infrastrutture. Su questo mi sono concentrato assieme a un nutritissimo gruppo di persone, che ringrazio e a cui dico che questa esperienza non andrà dispersa. Ma mentre noi lavoravamo al programma di governo per la Calabria, altri davano vita a un tentativo di logoramento del progetto parlando solo di alleanze, di poltrone, di seggi. Della Calabria temo interessi davvero poco a un certo ceto politico, soprattutto quello delle correnti romane».
In qualche modo è legata alla decisione di Ernesto Magorno e Italia Viva e agli eventuali accordi Pd Iv su Napoli?
«Assolutamente no. Ho comunicato a Letta la mia decisione ben prima della scelta di Italia Viva. Chi conosce la politica sa bene che i tempi di maturazione di certe scelte sono molto diversi dai tempi dei mass media. D’altronde, Magorno si era già autocandidato da mesi, sostenendo fin dallo scorso inverno che “la Calabria aveva bisogno di un sindaco”. Che, ovviamente, non poteva che essere lui».
Letta ha fatto una nota dichiarando che ha piena fiducia in lei. Cosa ne pensa?
«Quella odierna è un’attestazione di fiducia che non posso che apprezzare umanamente. Ma pongo dei punti politici chiari, a cominciare dalla lotta a chi pensa di dividere il Pd in mille feudi. La lotta di Enrico Letta contro le derive del correntismo mi trova al suo fianco».
Cosa vuol dire che il Pd è in mano ai feudi?
«Vuol dire che alle volte si ha l’impressione di essere in un Medioevo politico, nel quale qualche sovrano o aspirante tale decide le sorti della propria piccola porzione di sovranità, con la complicità dei suoi vassalli».
È una decisione che ha condiviso con il commissario Stefano Graziano e con il Pd calabrese?
«È stata una decisione sofferta e personale. Ringrazio comunque Stefano per lo sforzo di coesione che ha compiuto in questi mesi e la generosità».
Quanto hanno pesato le trattative nazionali per l'alleanza con i Cinque Stelle sulla gestione del tavolo calabrese?
«La Calabria, purtroppo, ha la peculiarità di diventare il centro dell’attenzione di politica e media soltanto quando diventa un problema. Credo che al livello nazionale di tutti i partiti della nostra regione, quando bisogna discutere del governo di città come Roma, Torino o Napoli, finisca per interessare piuttosto poco. E, comunque non mi pare che l’alleanza con il movimento sia stato, purtroppo, un successo su scala nazionale. È maturata a Napoli su un punto programmatico: l’assorbimento del mostruoso debito da parte dello stato. Del risanamento dei conti disastrati della sanità non si discute e quindi non si trovano soluzioni, limitandosi a proporre norme che si cambiano in continuazione secondo interessi di giornata. In generale mi sembra tutto confuso, indeterminato, indistinto, direi vuoto. Fermo restando che ho sempre detto e dico che in un quadro programmatico chiaro serve in Calabria una vasta coalizione a partire dai 5 stelle».
Esistono margini di ripensamento?
«Ho denunciato una serie di problemi politici molto seri. Se non si affrontano quei problemi, come potrei ripensarci?».
Da cosa riparte adesso il centrosinistra? Dalle primarie?
«Bisognerebbe chiederlo a chi è titolato a rappresentare le forze di centrosinistra. Personalmente, più che accettare le primarie, non potevo fare. Ma di questo passo, in Calabria si deciderà di farle dopo le elezioni».
Si aspetta un passo indietro anche dagli altri e un azzeramento della discussione?
«Mi aspetto che finalmente qualcuno si degni di occuparsi dei problemi dei calabresi».
Cosa si aspetta dall’incontro con Boccia?
«Che si lavori, davvero, per mandare a casa la Destra. È questo il mio assillo».