I berlusconiani puntano tutto su Occhiuto. Resta da capire su quale dei due: Mario o Roberto, il sindaco o il parlamentare? Può sembrare una suggestione, ma in queste ultime ore l'ipotesi di uno switch tra i due fratelli prende sempre più corpo, come confermano a LacNews24 autorevoli fonti di Forza Italia.

 

La possibile lotta “fratricida” per la candidatura alla presidenza della Regione è un vero colpo di scena che tuttavia potrebbe lacerare ulteriormente il partito calabrese, quando mancano ormai poche settimane al termine della legislatura e alle prossime elezioni.

La trattativa

La trattativa esula dal contesto regionale: saranno i leader nazionali del centrodestra – Matteo Salvini, Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni – a determinare gli incastri nelle varie regioni e a dare il sigillo finale ai candidati. La riunione, che sarebbe stata prevista per domani, potrebbe infine saltare per impegni istituzionali di Berlusconi a Bruxelles. Ma il tempo è solo un dettaglio: prima o poi, Lega, Fi e Fratelli d'Italia dovranno sciogliere i nodi e tracciare la loro road map elettorale.

 

Lo schema generale, al momento, assegnerebbe l'Emilia Romagna al Carroccio, la Puglia ai fratellisti, la Calabria agli azzurri.

È sulla base di questa griglia di partenza che Salvini, Berlusconi e Meloni avvieranno un dialogo per tentare di vincere le reciproche resistenze e di accontentarsi a vicenda.

La Calabria

La Lega, sotto questo punto di vista, non avrebbe alcuna intenzione di “soffiare” la Calabria ai forzisti. Esiste, però, una pregiudiziale netta nei confronti del frontman scelto dal partito calabrese, Mario Occhiuto. Se il cordiale ma deciso niet – espresso, più o meno esplicitamente, sia da Salvini che dal commissario regionale Invernizzi – al sindaco di Cosenza dovesse infine essere ribadito e confermato, Berlusconi e i suoi non avrebbero altra strada se non quella di un piano B, di un'alternativa a Occhiuto senior. Su questo non ci sono dubbi: i forzisti (non solo calabresi) non intendono certo impiccarsi al suo nome, a costo indispettire gli alleati e, magari, di spingerli a fare a meno di loro.

Proprio questa esigenza ha spinto i big romani che si stanno occupando del caso Calabria a formulare nuove ipotesi.

 

Resta in campo il nome di Sergio Abramo. Il sindaco di Catanzaro, malgrado abbia partecipato – ad aprile – alla super convention pro-Occhiuto di Lamezia, non ha mai rinunciato all'idea di candidarsi, anche per ottenere una sua personale rivincita dopo la delusione del 2005, quando venne sconfitto da Agazio Loiero.

 

Abramo avrebbe già da tempo attivato i suoi canali romani e continua a confidare nella nomination finale.

I No a Occhiuto jr

Il nome destinato a creare sconquassi è però quello di Roberto Occhiuto. «Di questa ipotesi – conferma un esponente calabrese del partito – si parla da molto tempo. E lui sta lavorando da mesi per se stesso. Chi lo dice? Fonti del cerchio magico berlusconiano».

 

Più cauto un altro consigliere regionale: «È difficile che si arrivi a questo punto. Fi si batterà solo su un nome, quello di Mario, scelto all'unanimità dal nostro coordinamento. Al 90% tutto avverrà secondo le regole della politica, secondo cui chi si candida deve prendere i voti». C'è, tuttavia, un però: «Esiste quel margine del 10%. E Roberto potrebbe anche essere proposto dagli alleati come forma di rispetto nei confronti di Fi. Ma queste sono furbizie da prima Repubblica».

 

Molto più netto un altro colonnello azzurro, che boccia senza mezzi termini l'eventuale candidatura alternativa: «Noi abbiamo scelto Mario Occhiuto, non la famiglia Occhiuto. Se non dovesse passare il nostro nome, è assolutamente necessario un confronto interno al partito per individuare la persona che possa unire tutto il centrodestra».

 

Quella di Occhiuto junior è, a parere di un altro maggiorente berlusconiano, «impercorribile». «La quadra è stata trovata su Mario in quanto possibile “sindaco della Calabria”, dopo aver governato per anni, e bene, Cosenza. Roberto è fuori dal territorio e non avrebbe lo stesso consenso di Mario».

 

«Speriamo di non perdere la Regione, perché se ci intestardiamo su un solo nome rischiamo che i nostri alleati ci dicano “ciao”. Roberto? Con lui tutto torna in discussione. Il coordinamento si è espresso su un nome e, se ne spunta un altro, bisogna tornare a riunirsi».

 

Questo il quadro. E ora la lotta fratricida potrebbe aspettare solo il suo casus belli.