Una vera e propria giravolta. E’ passato poco più di un mese da quando Mario Occhiuto, all’indomani delle elezioni politiche, ha annunciato la sua intenzione di candidarsi alla carica di governatore della Calabria. Un annuncio che aveva stupito non poco, sia in considerazione dei risultati non certo eccezionali raggiunti dal centrodestra, sia per la lunga distanza che ancora manca prima delle prossime regionali.

Adesso il passo indietro, clamoroso quanto l’autocandidatura. «A Cosenza c’è ancora lavoro da fare» la laconica giustificazione del sindaco che si è prodotto in una autentica ritirata. E un mese fa tutto questo lavoro non esisteva? Si accumulato negli ultimi 30 giorni?

Le ragioni del dietrofront

E’ chiaro dunque che, dietro la decisione di Mario Occhiuto, ci sono ragioni diverse. Di natura strategica e di opportunità.

Preponderanti appaiono almeno due fattori. Il primo: la sua proposta, concordata con i vertici di Forza Italia e cioè con il fratello Roberto e con Jole Santelli, è caduta nel vuoto non trovando alcuna sponda. Durante tutto il periodo in cui il nome di Mario Occhiuto è stato in campo, nessuno dei big del centrodestra si è azzardato di sostenere o rilanciare la sua candidatura. Una freddezza totale che, per molti, dimostrerebbe l’isolamento in cui il gruppo degli Occhiuto e della Santelli si è ritrovato anche dopo le scelte sulle candidature alle politiche. La blindatura dei collegi con i propri nomi in testa al listino camerale sia per il collegio Nord che per il collegio Sud, la clamorosa esclusione del capogruppo in Consiglio regionale Alessandro Nicolò, le mancate elezioni di Mimmo Tallini, Andra Gentile, Piero Aiello e Franco Talarico, sono tutte ferite aperte che l’intera coalizione di centrodestra fa fatica a digerire.

 

Il secondo fattore: per la carica a governatore del centrodestra la discussione è ancora apertissima e sono in tanti ad avere un’idea e un nome diverso per la testa: quello dell’ex senatore Piero Aiello che avrebbe il sostegno trasversale dei fratelli Gentile a Cosenza, di Mimmo Tallini a Catanzaro, di Giovanni Bilardi e Nino Foti a Reggio e non dispiacerebbe neanche ai Fratelli d’Italia che hanno visto la propria squadra crescere proprio a danno di Forza Italia, con le adesioni, nel tempo, di Fausto Orsomarso, Wanda Ferro e Alessandro Nicolò.

 

Dopo la chiusura delle urne, insomma, si sarebbe creato un vero e proprio muro di scontento nei confronti della gestione del partito e l’idea che alle prossime regionali debba darsi un segnale di discontinuità. Del resto l’ex sottosegretario Tonino Gentile dopo essere rientrato nelle truppe azzurre, rinunciando alla propria candidatura e vedendo non eletto il figlio, qualche parola sul nome del futuro candidato alla carica di governatore vorrà pure spenderla. E si aspetta il momento opportuno per presentare a chi di competenza il salato conto per la perdita dall’inizio della legislatura di ben sei consiglieri regionali, fra cui il capogruppo. (Orsomarso, Graziano, Salerno, Ferro, Morrone e Nicolò).

 

Da qui la decisione di fare un passo indietro e capire come sarà lo scenario fra qualche settimana, magari quando sarà chiaro il tipo di governo nazionale che si riuscirà a mettere insieme e che peso avranno nel medio futuro i deputati eletti in Forza Italia in Calabria, ovviamente rispondenti alle indicazioni di Jole Santelli e Roberto Occhiuto.

 

Riccardo Tripepi