Il sindaco di Napoli interviene in merito alle voci che lo vorrebbero candidato alla presidenza della Regione nella prossima tornata elettorale
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Candidatura confermata? Stiamo parlando di Luigi de Magistris, ex pm calabrese e sindaco di Napoli che, a conclusione della sua ennesima legislatura nel comune partenopeo si lascia affascinare da un ritorno in Calabria.
«Mi crea inquietudine e gioia la mia eventuale candidatura in Calabria. Ne abbiamo discusso anche a Napoli. Non c’è ancora nulla. Non faccio più il magistrato e mi sono lanciato nell’esperienza folle a Napoli. Ricordo che mia moglie è calabrese. A me piacciono le cose impegnative e non scontate, rivoluzionarie. Adesso non c’è nulla di concreto ma io continuerò a fare politica come mi piace, quindi, qualsiasi ragionamento anche in Calabria deve essere fatto con credibilità e coerenza. Mi affascina. Ci penserò perché è una terra che amo. Nessun rancore, anzi».
De Magistris interviene da remoto ad un incontro sulla legalità promosso dal Movimento La strada che fa parte di una serie di incontri organizzati dal Movimento 5 stelle.
«Dopo Napoli la Calabria è la mia seconda terra. Se c'è la volontà di mettere in atto un passaggio rivoluzionario, questo merita la massima e attenzione e, per quanto mi riguarda, per quello che posso fare darò sicuramente il mio contributo da uomo di giustizia».
Solo pochi giorni fa aveva confermato di essere stato candidato a sua insaputa ma dopo la diffusione della notizia le chiamate sono state tante così come gli attestati di stima raccolti anche in diretta. L’ex pm, dunque, «non faccio più il magistrato in Calabria per colpa della legalità formale. Non sono stato fatto fuori dalla ‘ndrangheta con la coppola e la lupara, cioè quella dei canoni tradizionali, che conoscete come me e meglio di me. Sono stato fatto fuori con le carte da bollo, dalla burocrazia giudiziaria, tradito da chi mi doveva proteggere le spalle. Il csm decise all’epoca di considerami incompatibile con l’ambiente lasciando altri magistrati, nonostante le prove evidenti di collusione. Per colpirmi ancora di più nell’animo mi furono sottratte anche le funzioni da pm. Così decisi di dimettermi, perché mi colpirono al cuore».
Ma vive e racconta il passato con serenità e non escludendo la candidatura torna sulla questione legalità ricordando che «la ‘ndrangheta è ancora molto forte e integrata. Con l’apparato giudiziario da solo non si va da nessuna parte. La politica è il luogo per sconfiggere le mafie. Io non credo a un’opera di bonifica interna alla magistratura. Non ci credo più. La rivoluzione parte dal basso e dobbiamo stare vicino ai magistrati che non si girano dall’altra parte. Ma nonostante l’opera importante di Gratteri vedo ancora cose che non mi convincono. Se si creasse una tempesta perfetta e c’è la volontà di fare un passaggio rivoluzionario in Calabria, per quello che posso fare darò il mio contributo da uomo di giustizia».
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