Il sindaco ribalta le accuse sullo «scempio» della bike lane e coinvolge la minoranza nel fallimento: «Avreste dovuto controllare». Sul federalismo fiscale l’opposizione decide di non votare per evitare tensioni tra alleati
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Dopo essere finito in tribunale, con l’esposto presentato da Democrazia sovrana e popolare, il caso delle piste ciclabili ha monopolizzato il dibattito del Consiglio comunale di ieri a Reggio Calabria. Lunghissimi i preliminari, conditi da accuse reciproche rispetto a una polemica montata lungo la nuova bike lane comparsa in città. Il sindaco Giuseppe Falcomatà ha mostrato la sua abilità nel divincolarsi per non rimanere stritolato da una polemica rovente, assolutamente motivata. Non è crollato sotto i colpi dell’opposizione di centrodestra che pure ha chiesto l’istituzione di una Commissione d’inchiesta se non le dimissioni dell’ex facente funzioni Paolo Brunetti e dell’assessore Domenico Battaglia, superstiti della giunta che ha firmato il via libera alla realizzazione dell’intervento, richiesta a gran voce da Massimo Ripepi fresco di nomina quale coordinatore regionale di Alternativa popolare di Stefano Bandecchi.
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Falcomatà, con un colpo di coda è riuscito a rimproverare ai consiglieri di centrodestra di non aver fatto fino in fondo il loro dovere. Esiste, certo, una responsabilità politica, ma non solo della giunta, è il ragionamento di Falcomatà: «È un errore che riguarda tutti – ha detto rivolgendosi alle opposizioni - perché se è vero che il sindaco e la giunta approvano i progetti è altrettanto vero che è dovere dei consiglieri comunali quello di verificare, di monitorare e controllare quegli atti. Il controllo sugli atti va fatto da parte di tutti nel momento in cui gli atti vengono approvati».
In sostanza il sindaco non nega lo «scempio», per dirla con lui, di quei lavori, e prova a rifuggire dall’ovvio socializzando il problema ed estendendo responsabilità a tutta l’amministrazione comunale, opposizione compresa. Lo ha fatto anche in maniera astuta. Spiegando, sul piano tecnico, che sì, «è evidente che c’è un errore al quale si sta ponendo rimedio, anche col verificare le responsabilità civili, penali compreso il danno d’immagine alla città, ma siamo tutti dalla stessa parte o speriamo che qualcosa non vada per continuare ad attaccare il sindaco?»
All’inizio del suo intervento, invece, ha provato a mettere una pezza comunicativa alla polemica appellandosi alla volontà, comune, di risolvere i problemi: «Abbiamo un dovere, quello di fare chiarezza non di aumentare la confusione che c’è nei cittadini e nell’opinione pubblica. Perché intanto si tratta di due progetti diversi, ciclovia e bike lane, di due Rup diversi, e di fondi diversi. Non si possono e non si devono confondere progetti diversi che hanno obiettivi diversi. Le bike lane sono solo un utilizzo promiscuo, quindi condiviso, delle corsie stradali. Il che significa che non si tratta di corsie esclusive».
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Falcomatà boccia la “strategia nazionale” dei fondi coesione
Basterà a chiudere il caso in attesa di sviluppi? Non si può dire, ma certo Falcomatà nella sua veste di sindaco e delegato Anci e anche di aspirante uomo forte del Pd in Calabria prova a mettersi in evidenza affrontando di petto le questioni calde del dibattito politico nazionale.
Basti pensare alla bocciatura sonora alla “strategia della nazione” del governo Meloni, criticando i filtri posti alla base dei fondi di sviluppo e coesione, appena incamerati dalla Regione Calabria, che «verranno inseriti all’interno di una “strategia della nazione”. Il che – ha argomentato Falcomatà - rappresenta un primo filtro: cioè se alcune iniziative non rientrano in quella strategia verranno bocciate. Poi c’è un secondo filtro, della Regione. Ma poi, questi progetti, se hanno anche un minimo di ritardo vengono commissariati con il ritiro dei fondi. Senza dimenticare che 300 milioni di quelle risorse sono già stati destinati al Ponte sullo stretto».
Ma incamerata la certificazione da parte della Corte dei conti, dell’uscita dal Piano di rientro, Falcomatà ha completato l’opera portando a casa, non senza polemiche, anche l’impegno di un Consiglio comunale aperto sul tema dell’autonomia differenziata.
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Un Consiglio sull’Autonomia differenziata
La giornata del Consiglio comunale era cominciata proprio con una convocazione urgente della conferenza dei capigruppo, proprio per discutere la possibilità di portare in aula il documento preparato dalla maggioranza. Ma al momento del suo inserimento all’ordine del giorno il centrodestra ha fatto dietrofront, contestando il metodo e invocando il rispetto delle regole, decidendo di abbandonare l’aula.
Un modo utile, al centrodestra, anche per togliersi dall’imbarazzo di votare su una materia talmente scottante da rischiare di mettere in crisi i rapporti tra alleati, in un momento delicato come questo con la sconfitta bruciante in Sardegna e la campagna europea alle porte. La linea scelta è quindi quella della prudenza anche ricordando le polemiche che hanno attraversato le forze di governo con le prese di posizione registrate in Calabria le scorse settimane.
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In ogni caso blitz o non blitz, la maggioranza porta a casa il risultato. Ed il successo diventa plastico se si tiene conto che proprio nei giorni scorsi era stato Massimo Ripepi a rivendicare l’inserimento all’ordine del giorno della sua mozione, già approvata in Commissione Consiliare, inerente il Ponte sullo Stretto. La sua intenzione è quella di convocare un Consiglio comunale aperto, sulla falsariga della mozione di oggi, per discutere della mega opera e per lasciare una traccia della «volontà di vedere realizzata una delle opere ingegneristiche più importanti del pianeta che rappresenterà sicuramente lo skyline della nostra nazione».
Anche in tema di Ponte sullo Stretto le posizioni sembrano ben delineate con il centrodestra a spingere ed esaltare il collegamento stabile sullo Stretto, e un centrosinistra che prova a mettere il bastone tra le ruote del Carroccio. Anche se spesso la posizione di Falcomatà è finita al centro di vibranti polemiche.