VIDEO | Esautorato dal ruolo prima dell’ufficialità della sentenza, domani darà le dimissioni dalla giunta comunale. Oggi la conferenza stampa per spiegare i motivi
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«Sono dispiaciuto per la città. Perché così non abbiamo un futuro. Oggi non riesco a immaginare come si possa uscire da questa situazione». Sono disarmanti le parole del professore Tonino Perna, già vicesindaco di Reggio “dimissionato” di fatto già venerdì pomeriggio, dal sindaco Giuseppe Falcomatà, prima ancora che ci fosse la condanna nel processo Miramare. Le dimissioni ufficiali arriveranno domani mattina, non appena sarà presente la segretaria per protocollarle. Una formalità da risolvere.
Perna fu scelto un anno fa dal primo cittadino come suo vice, proprio in virtù della possibile condanna. E invece la politica fa strani giri. E non era imprevedibile che una personalità come quella del professore si scontrasse, anche se a istanza, con le differenti vedute rispetto al sindaco Falcomatà.
In conferenza stampa stamane Perna ha spiegato i motivi di attriti nati da subito, dopo lo stop dovuto alla pandemia, per la gestione della questione rifiuti, proseguiti con la voce dissonate nel diario che il professore pubblicava su Facebook. Perché «nessun tipo di dissenso è ammesso». E poi ancora il prendersi carico di un progetto di finanziamenti di 15 anni per 30 milioni di euro in scadenza che rischiava di perdersi.
«Il problema non sono stati i modi – afferma Perna – qual è il senso di questa sostituzione con l’assessore all’Ambiente? Avrebbe avuto un senso se fosse stato quello che ha dato i migliori risultati. E poi è strano farlo un’ora prima della sentenza. Questa è una scelta politica non ne faccio una questione personale. L’anno scorso ho deciso di fare il vicesindaco sperando di poter fare delle cose per la città, se poi il rapporto di fiducia viene meno, è normale che le cose vadano così, ma non è molto normale che accada un’ora prima di una sentenza. Sì è stato scorretto, ma penso che gli sia mancato il coraggio».
Qualche parola Perna la riserva a coloro che restano: «Io non giudico i nominati, giudicheranno i fatti. La maggioranza deve fare chiarezza, ricordo il caso del sindaco Renato Accorinti a Messina, eletto con 4 consiglieri, gli altri più volte chiedevano la sfiducia ma poi ha governato 5 anni. Per me andare a casa è un sollievo perchè ho mille cose da fare, la mia identità è quella di professore, non è per tutti così. Alcuni consiglieri hanno professioni altri uscirebbero dalla politica definitivamente».