La questione diplomatica innescata dalla gestione dello sbarco della nave Aquarius ha tenuto impegnati i governi e le diplomazie di mezza Europa, ma ha scosso dalle fondamenta anche la città di Reggio Calabria. In un modo del tutto incomprensibile, se vogliamo.
Tra i primi a prendere una posizione politica sulla questione, apertamente in contrasto con la chiusura dei porti intimata dal ministro degli Interni Matteo Salvini, c’è stato il sindaco Giuseppe Falcomatà. Il primo cittadino, seppure non rientrasse né fra le sue competenze e possibilità, si è detto pronto ad accogliere la nave, così come ha fatto anche il primo cittadino di Napoli Luigi De Magistris. Falcomatà, che pure è stato promotore della creazione del cimitero dei migranti in occasione di uno degli ultimi sbarchi avvenuto negli scorsi anni in città, è stato sempre molto sensibile al problema. Ed è inoltre a caccia di visibilità politica dopo il riposizionamento complessivo che sta avvenendo in casa Pd. Poco da sorprendersi, dunque.
Ha destato qualche perplessità in più e scatenato un autentico putiferio politico, l’uscita estemporanea del presidente del Consiglio comunale, Demetrio Delfino. Quest’ultimo ha ceduto voluttuosamente a Facebook, caricando un video che lo riprende mentre recita in rima una specie di filastrocca contro la decisione di Salvini. Condita da un pesante insulto finale seppure rivolto senza specificare il nome dell’interlocutore.

Abbastanza per scatenare una feroce polemica sui social, con l’indignazione del centrodestra che ha finito per travolgere l’ex esponente di Rifondazione comunista. Né la sua rivendicazione al “diritto di satira” ha convinto i critici, che hanno fatto leva sul ruolo istituzionale ricoperto da Delfino che, probabilmente, avrebbe richiesto maggiore delicatezza nella gestione della vicenda.

Fatto sta che dai social, come ormai sempre più spesso avviene, la questione si è trasferita nell’agone politico vero e proprio. I consiglieri di minoranza hanno attaccato ad alzo zero con una durissima nota stampa con la quale chiedono le immediate dimissioni del presidente del Consiglio.

 

La lettera dei consiglieri di centrodestra

«Troppo brutto per essere vero, ma la visione del video messaggio Facebook nel quale il presidente del Consiglio comunale di Reggio Calabria esterna frasi offensive e ingiuriose all’indirizzo di colui che ha assunto l’iniziativa di chiudere i porti nell’attualissima vicenda migratoria della nave Aquarius, ossia il Ministro degli Interni Matteo Salvini, ci lascia attoniti e fortemente critici di fronte a questa trivialità e indecenza istituzionale”. È quanto affermano i consiglieri di opposizione di centrodestra in seno al Consiglio comunale di Reggio. «Mai nella storia politica istituzionale della Città dello Stretto, tra coloro che hanno rivestito il ruolo di presidente del Consiglio comunale, il massimo vertice si era macchiato dell’offesa all’intera Assise comunale e alla Città tutta, attraverso azioni o frasi del tenore di quelle che abbiamo purtroppo appreso tramite i social network e la stampa locale. Fatto di una gravità inaudita ai danni di una delle più alte cariche dello Stato, che -di certo- non è sfuggito e non ha ricevuto apprezzamenti dai massimi rappresentanti istituzionali del Governo sul territorio. Ancora più gravi sono le giustificazioni rilasciate stamane, ove nel goffo e codardo tentativo di recuperare una verginità politica ormai perduta, queste realizzano la più classica “pezza peggio del buco”, addossando ad una parte di giornalismo d’inchiesta e alla presunta malafede di tanti cittadini offesi da queste terribili affermazioni, le conseguenze delle proprie azioni. Siamo sconcertati dal tenore di queste esternazioni rilasciate da colui che ha ricevuto investitura piena e unanime a inizio consiliatura, raccogliendo infatti il voto favorevole alla sua elezione anche dagli scranni dell’opposizione, ragione per cui non ci sentiamo più rappresentati da Delfino e dallo stesso pretendiamo, soltanto, le dimissioni immediate». La replica è firmata da Luigi Dattola, Antonino Maiolino, Antonino Matalone, Antonio Pizzimenti (Fratelli d’Italia), Massimo Ripepi (Fratelli d’Italia), Pasquale Imbalzano (Forza Italia), Giuseppe D’Ascoli (Forza Italia), Lucio Dattola (Forza Italia), Mary Caracciolo (Forza Italia).

 

La posizione del presidente Delfino

Il presidente Delfino, invece, ha affidato nuovamente ai social la sua precisazione.
«Le recenti e velleitarie polemiche mi vedono costretto a replicare a quella che doveva essere soltanto amara ironia riposta in un video sul mio profilo Facebook privato. Una riflessione in vernacolo priva di alcuna menzione specifica o riferimenti a persone o istituzioni, posto che è risaputo e verificabile il mio rispetto per quest’ultime. Satira, quindi, che ognuno ha interpretato a modo proprio, strumentalizzando e dando valori politici o cogliendo rivendicazioni di diversa natura. Era mia intenzione, invece, demonizzare un modello quantomai lontano dai miei valori e dalla mia estrazione politica e culturale; non nascondo infatti di essere lontanissimo dall’imperante razzismo che cavalca e trova giustificazioni nel malcontento, nelle miserie umane e populismi vari. Purtroppo ancora una volta ho sopravvalutato gli internauti di Fb. Ci vuole una certa dose di intelligenza per capire e soprattutto accettare l’ironia, in questo caso in vernacolo. Apprendo, quindi, che ognuno ha interpretata il mio pensiero a proprio modo dando per scontato tutto e strumentalizzando politicamente un momento personale per fare propaganda. La mia esternazione dialettale non va a colpire persone fisiche o figure istituzionali, tant'è vero che non nomino nessuno di questi, l'intenzione è quella di ironizzare più in generale su un modello lontano dai miei valori ossia quello spirito machista forte con i deboli che tanto si rivela in coloro che amano vestirsi di “verde”. Un riferimento generico quindi ad una tipologia di maschio italico che si sta riaffacciando anche dalle nostre parti. Purtroppo oggi una parte di giornalismo d’inchiesta si confonde con quello, ben più semplice, di “intrusione” nei profili altrui. Molto spesso, anche da parte dei cittadini, si tende in malafede a mischiare il privato con l’istituzionale e viceversa ...probabilmente anche in questo caso non c’è la volontà di "Differenziare"».
La situazione è grave ma non seria, direbbe Flaiano per dare il senso di questa disputa in salsa reggina dell’incidente diplomatico sfiorato. Ma la sensazione che fenomeni, complessi e gravi come quello dei flussi dei migranti, siano utilizzati dalla nostra politichetta per infinitesimali interessi di bottega lascia davvero un senso di amaro in bocca difficile da mandar via.


Riccardo Tripepi