VIDEO | Dopo l'annuncio dell'assenza in aula dei Democratici e progressisti e di Italia Viva anche il Pd si è messo di traverso e il sindaco si è presentato in assemblea con soli tre assessori al suo fianco. Ne approfitta il centrodestra: «Forse dovrebbe pensare alle dimissioni»
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È il giorno della crisi politica a Reggio Calabria. Un black out che arriva a pochi minuti dell'inizio del consiglio comunale e si mostra in tutta la sua potenza la bomba già scoppiata del Pd reggino. Un colpo ben assestato, già congeniato ieri sera, nella sua puntualità. I dem non partecipano al consiglio nell'aula Battaglia.
Il civico consesso era stato convocato in seconda per sei debiti fuori bilancio, approvazione schema atto aggiuntivo e di chiarimento alla convenzione del 1991 per l'affidamento in concessione della gestione del pubblico servizio di distribuzione nel territorio comunale e sdemanializzazione per retrocessione totale del bene espropriato per l'esecuzione dei lavori di sistemazione strada aeroportuale svincolo autostradale.
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Il giorno della crisi
Ma ancora prima dei Dem gli altri pezzi della maggioranza, Italia Viva e Democratici progressisti avevano lasciato intendere per un forfait alla seduta del civico consesso. Le cose se vogliamo sono andate ancora peggio. Falcomatà si presenta in aula con soli tre assessori al fianco, Irene Calabrò, Francesco Gangemi e Paolo Brunetti. In aula non c'è la maggioranza, ci sono solo le liste civiche e per l'opposizione è gioco facile. Ogni intervento da Ripepi a Neri stigmatizza la situazione di un sindaco che stamattina si è ritrovato quasi solo.
Sotto il fuoco amico
Un gioco alla deriva, quando invece era iniziato tutto bene il 25 ottobre: il primo cittadino che tornava dopo l'esilio di due anni e con un futuro che si apriva davanti a lui per altri due anni in cui avrebbe avuto il tempo di ripartire. Un terzo tempo che tarda ad arrivare sempre più fino a inglobare, un poco alla volta, nei rimbrotti tutti i partiti di centrosinistra. Apre le danze Italia Viva che non vuole essere rappresentata da Brunetti; poi alzano la testa i Dp che vogliono pari dignità. Però il colpo lo affonda il Pd, fuoco amico che, con la nota di Sera di stamattina, non solo evidenzia una frattura col primo cittadino, ma disconosce di fatto il ruolo di Antonio Morabito, segretario metropolitano, tenuto all'oscuro della sorpresa di stamane.
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Il consiglio comunale
La conseguenza delle assenze è che l'amministrazione va sotto in tutte le votazioni. Mentre la minoranza sicura del trionfo gongola e si toglie i sassolini dalle scarpe, è solo Carmelo Versace che alza la voce per stigmatizzare il comportamento del Pd. Dopo una sospensione chiesta dall'opposizione è il centrodestra a ricompattarsi e provare ad approfittare della crisi politica in atto. Così Demetrio Marino si fa portavoce del messaggio al sindaco che se non «è capace di gestire la crisi deve pensare seriamente alle dimissioni». Per il resto sarà tutta una bocciatura, primo punto e sei debiti fuori bilancio non passano: 12 contrari, 10 favorevoli e un astenuto (Saverio Pazzano). L'unico punto a passare, proprio grazie all'opposizione è quello dello svincolo di Malderiti per l’aeroporto dello Stretto.
Cosa resterà?
A chiudere il consiglio è il silenzio del sindaco Falcomatà che sceglie di non intervenire. Non risponde alle provocazioni della maggioranza che non entra in aula, né alle opposizioni. Nessuna parola, sorrisi nervosi, il tentativo di non dare a vedere ciò che probabilmente lo fa tribolare. A chi gioverebbe avvicinarsi alla fine e andare tutti a casa? A nessuno. A chi andrebbe di perdere consensi e poltrone, ai consiglieri miracolati che rischiano di non essere mai più eletti e alcuni di essere dimenticati dalla politica?
Chiaramente la situazione già in questi minuti è in evoluzione. C'è una crisi da ricomporre in qualche modo. E di sicuro ci dovranno essere cedimenti, da una parte e dall'altra, per evitare che beghe di partito e ambizioni di potere facciano scendere di nuovo il buio su Reggio.