Tutti gli articoli di Politica
PHOTO
Il Partito democratico calabrese, con in testa Mario Oliverio e Ernesto Magorno, scende in campo a Lamezia Terrme per le ragioni del Sì. Tutta la nomenclatura calabrese del partito, insieme al vice segretario nazionale Lorenzo Guerini e Beppe Fioroni, si schiera in prima fila nella campagna referendaria. Un Partito democratico oggi convito che questa sia la “madre di tutte le battaglie”.
«Rispetto al referendum bisogna sviluppare una iniziativa capillare in Calabria perché è stato distorto il contenuto». Lo ha detto Mario Oliverio che in merito alla riforma ritiene importante entrare nel merito soprattutto per quanto riguarda il superamento del bicameralismo perfetto. Il governatore ha ricordato i diversi tentativi di modificare la Costituzione dalla fine degli anni 60’ in poi. Fino alla bicamerale di D’Alema, oggi schierato con il fronte del No.
«Il Mezzogiorno rispetto a questa riforma gioca una partita importante al pari di quel Referendum che circa 70anni fa decise che l’Italia dovesse essere una Repubblica». Per Oliverio, dunque, la Calabria deve partecipare al cambiamento ma ha avvertito: il referendum non è il congresso del partito. «Bisogna abbassare i toni». Ha avvisato Oliverio, parlando ad un uditorio variegato intercettato dai comitati per il Sì che ha organizzato l’iniziativa politica.
Per l’ex ministro Peppe Fioroni sarebbe «un errore grave pensare di cristallizzare la Costituzione. La riforma consentirebbe lo snellimento dell’iter parlamentare, esattamente ciò che si teme nel fronte del No. C’è poi tutto il discorso del titolo 5 della Costituzione in particolare le competenze delle Regioni in alcune materie come la sanità».
A Guerini il compito di portare acqua al mulino del Sì in Calabria dove comunque anche stasera, al di là della folla immensa fatta anche dai comitati non tutti aderenti d militanti del Pd, si registrano alcune assenze non si sa quanto casuali. Proviamo a moderare i nostri toni - ha esortato Guerini - per evitare che un androne molto aspro finisca per dividere il Paese. Abbiamo bisogno di evitare polemiche anche interne come quelle delle ultime ore». Probabilmente riferendosi alle esternazioni di un seccato Bersani che non regge più l’autoritarismo di Renzi.
E scomodando Hugo: «Non possiamo rischiare di perdere tempo odiandoci tra di noi». Guerini ha sostenuto che il referendum è la sintesi di un percorso che questo partito sta facendo attraversando molte spaccature, pesanti polemiche interne. L’occasione in sostanza per superare molti limiti attraverso il terreno comune che offre la riforma nel merito della discussione.
Sonia Rocca