I primi cittadini del territorio hanno inviato al presidente del consiglio un documento congiunto: «Preoccupati per il futuro dei nostri giovani la cui unica prospettiva sembra essere quella della emigrazione»
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Recovery Plan e Piano per il Sud 2030. Con una lettera inviata al premier Mario Draghi, i sindaci della Locride chiedono che vengano considerate «con la giusta attenzione» le ragioni del territorio della fascia ionica reggina.
«È noto che il quadro di tutti gli indicatori sociali ed economici che identifica quest’area induce alla più grande preoccupazione – scrivono Caterina Belcastro e Giuseppe Campisi, rispettivamente presidenti dell'associazione comuni e del comitato dei sindaci dela Locride - Si pensi, innanzitutto, alla situazione di coloro, che, sempre più numerosi, sono scivolati, o stanno scivolando, nella povertà; ciò alimenta sfiducia non disgiunta da un senso assai diffuso di ingiustizia e disuguaglianza che interpella le Istituzioni tutte ponendole di fronte al problema della mancata attuazione dei principi fondamentali espressi dalla nostra Costituzione. La medesima preoccupazione sorge pensando al futuro dei nostri giovani, la cui unica prospettiva di realizzazione personale ed economica sembra essere quella della emigrazione».
Anche lo sguardo sulle attività produttive, quasi sempre di piccole dimensioni, non è per nulla tranquillizzante. «Quanto ai nostri Comuni – continuano gli amministratori locridei - in quest’ultimo anno caratterizzato dalla pandemia, hanno prodotto uno sforzo enorme per fronteggiare rischi ed attenuare disagi alle popolazioni; lo hanno fatto con le poche risorse umane e materiali di cui hanno potuto disporre. Oggi, però, ci riempie di speranza la notizia del buon esito della due giorni di approfondimento sui problemi del Mezzogiorno, promossa dal nuovo Ministro per il Sud Mara Carfagna. Abbiamo letto analisi preoccupate ma abbiamo anche sentito parole e intenzioni serie di volontà di fare e di operare concretamente».
«Davanti a noi ci sono effettivamente due straordinarie opportunità, il Recovery plan e il Piano per il Sud 2030, entrambe potenzialmente capaci di mutare il destino del Mezzogiorno e della Calabria in particolare. Le linee sulle quali esse si muovono sono quelle giuste: incrementare la coesione Nord/Sud, fino a colmare lo storico divario; lavorare con decisione alla transizione ecologica, da noi apprezzata particolarmente, anche in considerazione della importanza che assegniamo all’ambiente, al paesaggio, alla salute del nostro mare e delle nostre montagne; la spinta all’innovazione digitale da impiegare nelle scuole, nella pubblica amministrazione e negli enti locali, nella sanità, nei trasporti, nel turismo, nelle attività produttive, nella gestione e valorizzazione dei beni culturali, che in gran copia caratterizzano il territorio, conferendogli il fascino di una storia millenaria; l’inserimento nella ZES; le infrastrutture materiali, stradali e ferroviarie, per consentire un rapido collegamento con gli snodi sia verso il Nord del Paese sia per connettere l’intera fascia ionica lunga 500 chilometri, da intendersi nella sua interezza, da Reggio Calabria a Taranto, attraverso tre regioni; in questo ambito, l’ammodernamento della Statale 106 Ionica (unico asse viario tra Reggio e Taranto) rappresenta un risalente e grave problema, la cui soluzione si attende invano da decenni: innanzitutto, la sicurezza, che oggi non è garantita, trattandosi di un’asse viario concepito quasi cento anni fa e rimasto nella sua gran parte invariato».
Le medesime considerazioni valgono per la ferrovia ionica, anch’essa ferma a più di un secolo fa, per la quale sono disponibili risorse che inspiegabilmente tardano ad essere spese. «Questi interventi – concludono i sindaci - darebbero ossigeno al nostro sistema economico, contribuendo notevolmente ad abbassare il tasso di disoccupazione che ci connota. Siamo consapevoli delle nostre responsabilità, coscienti che occorre partire da una analisi corretta delle problematiche che ci frenano, tra le quali la presenza della criminalità organizzata, unita ad una visione ampia ed elevata degli obbiettivi».