Tutti gli articoli di Politica
PHOTO
Gli ultimi mesi sono stati davvero ad alta tensione per Fi. Eppure lei che abitualmente è assai attivo nella vita democratica del partito, non ha mai preso posizione. Una scelta deliberata?
“Io sono socio sostenitore di Fi, anche perché amministratore, da dieci anni. Una lunga militanza che mi ha dato tante soddisfazioni, così come credo di averne date al mio partito con diversi risultati elettorali. In questo dibattito, che rischia di diventare sterile, non mi sono inserito perché preso ad amministrare la cosa pubblica e con un ruolo istituzionale che mi impone di essere al di sopra delle parti. E’ chiaro poi che questo tipo di dibattito non mi appassiona e non dovrebbe appartenere ad un partito degno di tale nome”.
Cosa intende?
“Dobbiamo capire cosa si intende per partito. Per la mia concezione politica formata ai tempi della Dc il partito deve essere un incubatore di idee piuttosto che un catalizzatore di consensi. Quindi deve essere un luogo in cui si discute per individuare le idee migliori e trovare le soluzioni per risolvere i problemi dei territori. Purtroppo in tutti i partiti oggi, anche il Pd pare dilianiato al suo interno, ci si preoccupa di trovare equilibri interni piuttosto di risolvere i problemi della gente. Penso a Gioia Tauro dove stiamo ancora giocando con scelte di comodo piuttosto che con soluzioni. Altro caso emblematico è quello della sanità dove la minoranza incalza il dualismo Scura-Oliverio, ma nessuno si preoccupa di tutelare i diritti dei malati”.
L’ingresso del senatore Caridi ha destato una vivace discussione in riva allo Stretto. Il senatore l’ha anche tirata in ballo dicendo che è una risorsa per Fi…
“Ben venga qualsiasi valore aggiunto all’interno di un partito come Fi che sta vivendo un periodo di stanca in termini di consensi. Le regole della politica però impongono che determinati ingressi debbano essere discussi dal coordinamento regionale e dal territorio coinvolto. Ben venga Caridi, ma sarebbe stato opportuno che il senatore portasse il suo contributo di idee e consensi, che in realtà erano già del Pdl in cui era stato eletto, con un ruolo di supporto. La scelta di affidargli un ruolo di coordinamento, invece, ha destato molte perplessità sul territorio”.
A Reggio manca ancora il coordinamento provinciale. Si rischia di disperdere il lavoro fin qui fatto?
“Se queste sono le logiche non solo c’è il rischio di disperdere il lavoro svolto, ma di fare dei passi che se non sufficientemente discussi e matabolizzati allontaneranno le persone da Fi. Ho sentito Jole Santelli e si è assunta l’impegno che decisioni di questo tipo saranno discusse con i territori”.
Ha chiesto alla coordinatrice una verifica?
“Con Jole abbiamo un buon rapporto personale, presupposto per creare percorsi condivisi sul piano politico. Ma non si può negare che esistono delle difficoltà. Ad esempio non si è mai riunito il coordinamento regionale nonostante il momento assai difficile per il partito e il territorio in cui ci sarebbe stato condivisione. Si diceva che Fi è il partito degli eletti, ma se non neanche gli amministratori politici vengono coinvolti, vuol dire che non c’è un progetto politico credibile. Serve maggiore confronto”.
Il futuro di Giuseppe Raffa è sempre dentro Fi?
“Sono io che mi domando se rappresento un patrimonio, un valore aggiunto per il partito o invece rappresento un peso. Lo vorrei capire da qui in avanti anche perché da questo dipenderanno le scelte strategiche che dovrò fare alla fine del mio mandato istituzionale. Se Fi ritiene che il presidente della Provincia e la sua amministrazione costituiscano una risorsa, è arrivato il momento di dimostrarlo”.
Una Provincia che è ormai pronta a diventare città metropolitana, non appena scadrà il suo mandato. Che bilancio traccia?
“Il nostro è un bilancio straordinario in termini di amministrazione, di condivisione e vicinanza ai territori. La Provincia ha svolto un ruolo attivo e di sussidiarietà rispetto alle difficoltà che tutti i Comuni stanno vivendo. Un patrimonio immenso di relazioni che, insieme ad assessori e consiglieri, non vogliamo disperdere e che deve essere catalizzato all’interno di un contenitore. Se ci sono le condizioni lo faremo dentro Fi, altrimenti inizieremo a ragionare per creare un qualcosa di nuovo che lasci un segno tangibile dell’esperienza amministrativa fin qui svolta”.
Riccardo Tripepi