Il premier è intervenuto in aula per ribattere su alcuni temi specifici e per ribadire le premesse del suo discorso iniziale senza alcuna concessione. Scioglimento delle Camere più vicino
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Un Draghi molto risentito, che si abbandona a toni esasperati. È questa la sensazione che ha trasmesso la brevissima replica del premier agli interventi che si sono susseguiti al Senato dopo il suo intervento di questa mattina. Se fosse ammissibile una sintesi di questo tipo, è come se Draghi pochi minuti fa abbia detto: “Basta, mo’ mi avete stufato”.
«La mia sarà una replica breve – ha detto Draghi -, per primo ringrazio tutti coloro che hanno sostenuto l'operato del governo con lealtà e partecipazione. Il secondo punto è un'osservazione a proposito di alcune parole che avrebbero messo addirittura in discussione la natura della nostra democrazia, come se non fosse parlamentare mentre lo è e io la rispetto e mi riconosco».
«Il sostegno che ho visto nel Paese – ha continuato - mi ha indotto a riproporre un patto di coalizione e sottoporlo a vostro voto, voi decidete. Niente richieste di pieni poteri».
La risoluzione Casini
E poi: «Chiedo che sia posta la fiducia sulla risoluzione presentata dal senatore Casini», un testo secco che in pratica recita così: “Il Senato, udite le comunicazioni del Presidente del Consiglio, le approva”.
Un modo per tagliare la testa al toro e mettere l’Aula davanti alle sue responsabilità. Paradossalmente, Draghi potrebbe così ottenere la fiducia, ma con molta probabilità salirebbe comunque al Quirinale per presentare nuovamente le dimissioni sulla base dei contenuti della discussione parlamentare e, in particolare, della posizione assunta dalla Lega che chiede un rimpasto di governo e l’esclusione del Movimento 5 stelle.
Le consultazioni di Mattarella
Dal canto suo, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha già avviato delle consultazioni telefoniche sentendo i leader della maggioranza per fare il punto della situazione dopo il dibattito parlamentare al Senato sulla fiducia.
I sassolini nelle scarpe
Tornando alla replica di Draghi, il premier ha ribattuto poi su alcuni temi specifici:
“Pieni poteri”: «Mai chiesto pieni poterei, anzi ho premesso che oggi siete voi che decidete».
Reddito di cittadinanza: «È una cosa buona, ma se non funziona è una cosa cattiva».
Salario minimo: «Stiamo lavorando con le parti sociali e continueremo a farlo a prescindere da quello che deciderete oggi - ha detto rivolto ai senatori – ma deve essere un provvedimento che non venga percepito come un diktat del governo».
Ius soli, cannabis, ddl Zan: «È stato rimproverato al Governo di non essersi impegnato su questi temi, ma ne siamo restati fuori perché questo è un governo di unità nazionale con un'ampia maggioranza e questi sono temi su cui le diverse forze politiche si dividono».
Superbonus: «In discussione non è il superbonus ma i meccanismi di cessione del credito. Se non ha funzionato la colpa è di chi quelle regole le ha create», alludendo ovviamente al Movimento 5 stelle e all'ex premier Conte.