La denuncia arriva direttamente dal palco romano dell’iniziativa “Le donne tra voto e realtà” promossa dall’onorevole Silvia Fregolent, responsabile del dipartimento pari opportunità del Pd nazionale e da Titti di Salvo, responsabile del dipartimento mamme.
Un evento importante sull’analisi del voto di genere nell’ultima tornata elettorale e sulle prospettive della rappresentanza politica femminile che ha visto presenti le ministre Anna Finocchiaro e Valeria Fedeli, l’onorevole Valeria Valente e Simona Flavia Malpezzi, la senatrice Anna Maria Parente. Sono intervenute la vicepresidente del Pd Barbara Pollastrini, l’onorevole Lucia Annibali e Lisa Noja, l’europarlamentare Pina Picierno e la leader di “Towanda Dem” Francesca Puglisi.

 

Alessia Bausone, giurista e attivista democrat per i diritti civili, salendo sul palco ha subito portato solidarietà «ai dipendenti del Partito Democratico nazionale in cassa integrazione e a rischio licenziamento».
«Una delle maggiori sfide odierne relativa alla rappresentanza politica femminile – ha continuato Bausone affrontando il tema dell’incontro - riguarda la nostra presenza nei consigli regionali, ancora molto scarsa e spesso ostracizzata. La percentuale di donne elette fino al 2012 è stata irrisoria e nel 2016 era il 18% del totale. La riforma più incisiva porta il nome di Pina Maturani ed è la legge 20 del 2016 che obbliga le Regioni a sanare lo squilibrio palese nei consigli regionali introducendo la doppia preferenza di genere e le quote rosa nelle liste elettorali».

 

Per l’esponente calabrese del Pd, «la storica (e triste) sotto-rappresentanza delle donne nelle assemblee regionali, dovuta a fattori culturali, economici e sociali, ha reso necessaria l’introduzione di misure specifiche volte a dare effettività ad un principio di eguaglianza astrattamente sancito, ma non compiutamente realizzato nella prassi politica ed elettorale».

 

Nonostante oggi il quadro normativo, costituzionale e statutario delle Regioni sia complessivamente ispirato al principio fondamentale della effettiva parità tra i sessi nella rappresentanza politica, ha spiegato Bausone, «si deve rilevare che talune Regioni italiane a guida Pd tra cui Piemonte, Basilicata e Calabria non hanno adeguato la propria legislazione elettorale alla legge Maturani».

 

Ed è sulla Calabria, in particolare, che punta il dito: «La legge elettorale calabrese oggi prevede soltanto che nelle liste elettorali debbano essere presenti candidati di entrambi i sessi. Una misura assai blanda, mutuata dalla vecchia legge elettorale della Valle d'Aosta, in cui manca completamente un preciso limite in percentuale per i candidati dello stesso sesso in lista». Ecco perché, a suo dire, le donne elette devono farsi promotrici di «ogni attività, anche parlamentare, idonea a sollecitare i consigli regionali che si arroccano su posizioni a danno delle donne in spregio alla legge».