Dopo la débâcle Casellati, le forze politiche verso la soluzione finale. Incontro tra Letta, Conte e Salvini. Il leader democrat si è detto ottimista. Il segretario del Carroccio vede il Premier. Puntare sull’ex governatore della BCE potrebbe trovare anche il favore della Meloni
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Nelle analisi politiche si può essere smentiti in qualsiasi momento e, tuttavia, la dinamica per la elezione del 13° Presidente della Repubblica, ha preso una direzione che porta ormai a restringere il campo delle ipotesi a due opzioni: Mario Draghi e, in estrema ratio, la riconferma di Mattarella.
Sullo sfondo rimane Pier Ferdinando Casini, ma solo nella eventualità che, i centristi del centrodestra e centrosinistra, dovessero essere nelle condizioni di orientare il resto della compagine parlamentare. Eventualità estremamente difficile. L’epilogo della soluzione Casellati è naufragato rovinosamente. Doveva servir per spaccare il centrosinistra, e invece, ha lacerato il centrodestra. E, d’altronde, il metodo del diritto di prelazione rivendicato dal centrodestra, in un parlamento dove nessuno dei blocchi tradizionali ha maggioranze parlamentari, oggettivamente, alla prova dei fatti, si è rivelato un autogol.
Il tentativo di Salvini di salvare la maggioranza di governo e, contemporaneamente, tentare di tenere unita la coalizione estesa alla Meloni, si è rivelata un’impresa difficile. Sarebbe stato meglio non incrociare i due livelli. Nella cattiva gestione della partita, tra l’altro, il leader della lega si è scottato e non poco. Scrive bene, il direttore del Foglio, il lucido e bravo Claudio Cerasa, «Salvini è ostaggio delle sue incertezze, delle sue indecisioni, delle sue contraddizioni, della sua incapacità nell’allevare una classe dirigente spendibile, affidabile e trasversale». Difficile dargli torto. E tuttavia, “se Atene piange, Sparta non ride”.
Il centrosinistra, seppur tatticamente, almeno fino a questo momento, è riuscito a tenere botta. È abbastanza evidente però, che anche dalle parti dell’alleanza progressista, l’unità, è una pratica politica abbastanza sconosciuta. La strategia di non fare proposte, dunque, pur rivelandosi utile a contrastare l’iniziativa del centrodestra, è abbastanza evidente che è servita anche a celare le profonde divisioni all’interno della coalizione e nei partiti che la compongono. L’ala centrista del Pd, per esempio, composta da Guerini e Lotti e da Franceschini, ha lavorato fino all’ultimo per la soluzione Casini. Mentre Enrico Letta ha sempre lavorato per la soluzione Draghi. Conte ha avversato fin da subito l’ipotesi dello spostamento del presidente del consiglio al Quirinale, caldeggiando invece un Mattarella bis, di contro, Luigi Di Maio, continua a spingere per Draghi. Insomma un’altra torre di Babele.
Il caos si incrocia con diverse dinamiche che sono causa di fibrillazione costante tra tutte le forze politiche. Lotte correntizie, equilibri congressuali, tenuta delle coalizioni, lotta per la leadership, tenuta del governo, prospettiva dell’esecutivo, rimpasto, elezioni anticipate o meno, profilo del prossimo governo. Tutta questa carne al fuoco, forse troppa, ha reso complicato il quadro politico. Alla luce di tutto ciò, la sensazione che si percepisce, è che alla fine della fiera, l’unica soluzione possibile è quella di Draghi, una soluzione che, potrebbe salvare la faccia di tutti.
A cominciare dalla Meloni, che pensa che il trasloco di Draghi sul Colle più alto, potrebbe rendere più vicine le elezioni. Difficile, a questo punto, che possa riprendere vigore la candidatura di Pier Ferdinando Casini, estremamente avversata dalla stessa Meloni ma anche da pezzi consistenti del M5S. Anche un’ipotesi di Giuliano Amato in zona cesarini sembra poco credibile, tra l’altro, Amato, domani viene eletto presidente della Corte Costituzionale. La soluzione Draghi, invece, è stata sempre sostenuta da Matteo Renzi, il quale, pur mantenendo un’opzione su Casini, ha sempre sostenuto che sarebbe stata una risorsa sia per Palazzo Chigi che per il Quirinale.
In queste ore, tra l’altro, Salvini ha incontrato riservatamente il premier e, contemporaneamente, Conte e Letta. Tuttavia sia Letta che Salvini hanno fatto capire che potrebbe farsi avanti è l’ipotesi donna: Belloni o Cartabia le due opzioni in campo. Tutti segnali che potrebbero preludere ad una fumata bianca per la chiama mattutina di domani a Montecitorio.