«Questo accordo s’ha da fare». Luigi Di Maio e Nicola Zingaretti si sono incontrati a cena, a Roma, per fare il punto sulla tenuta del governo e sulle prospettive dell’alleanza tra Pd e M5S. La discussione ha toccato anche la Calabria che, a breve, sarà chiamata al voto. Verosimilmente, si sono detti i due, il prossimo 26 gennaio insieme all’Emilia Romagna. Anche se ancora si aspettano le mosse di Mario Oliverio che continua ad avvolgere di mistero la sua scelta in ordine alla firma del decreto con il quale chiamerà i calabresi alle urne.

 

Il punto di partenza dal quale sono partiti i due leader è assai semplice e concreto: l’Umbria che andrà al voto il 27 ottobre e che, per la prima volta, testerà alle urne il reale peso dell’alleanza giallo-rossa che sta reggendo il governo Conte. I sondaggi, però, parlano chiaro. Prima dell’intesa tra Pd e Cinque Stelle il candidato del Pd, anche dopo gli scandali che hanno travolto Catiuscia Marini, era staccato di quasi 20 punti percentuali dal candidato del centrodestra in formazione vintage e cioè con Silvio Berlusconi ammesso alla corte sovranista di Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Adesso, dopo l’individuazione di Vincenzo Bianconi, presidente della Federaberghi umbra, come candidato comune di democrat e grillini, la tendenza si è ribaltata.

 

Bianconi è ormai testa a tesa con la candidata del centrodestra Donatella Tesei, senatrice della Lega fortemente voluta da Matteo Salvini alla guida della coalizione. L’ultimo sondaggio dell’Istituto Ixè, effettuato dal 4 all’8 ottobre, prendendo in esame un campione di popolazione maggiorenne residente in Umbria, tenendo conto della rappresentanza per età, genere e comune di residenza, ha addirittura certificato un sorpasso di Bianconi a danno della Tesei, seppure di qualche decimale. Ad oggi a Bianconi viene assegnato il 29,7%, mentre a Tesei il 29,4%.

 

Un completo rovesciamento dei pronostici della vigilia che spinge ancora di più Di Maio e Zingaretti ad affrettare i tempi anche in Calabria, anche a prescindere dal nome del candidato sul quale ci si può sempre trovare. Pippo Callipo e Giuseppe Gualtieri rimangono tra i nomi più gettonati, ma il dato di fondo è che l’accordo dovrà trovarsi sia in Calabria che in Emilia. Anzi, sia Zingaretti che Di Maio concordano nel reclamare una maggiore presenza nelle dinamiche elettorali dello stesso premier Giuseppe Conte al quale gli sherpa stanno spiegando come il risultato delle urne per le prossime regionali rappresenti un fondamentale banco di prova per la sua stessa permanenza a palazzo Chigi.

 

E, dunque, con buona pace dei rivoltosi a cinque stelle come Dalila Nesci, che ha incassato anche il plauso dell’ex ministro per il Sud Barbara Lezzi, ma avrà ben poche possibilità di portare avanti la propria candidatura senza finire fuori dal partito. Analogo discorso vale per il governatore Mario Oliverio che prosegue nella sua ferma presa di posizione nei confronti del Pd, ma che è già stato scartato e messo da parte da Nicola Oddati e Stefano Graziano. Ma prima di loro anche dalla stragrande maggioranza del partito calabrese che gli rimprovera una pessima e accentratrice gestione del governo regionale e delle dinamiche del partito negli ultimi cinque anni.