Volano gli stracci nel Pd cosentino. Il che non è una novità. E se una volta i panni sporchi si lavavano in casa, adesso si preferisce esporli in bella vista. E pazienza se così facendo emergono tutte le lacerazioni e le contraddizioni di un partito nel quale candidamente si dichiara di non essere più in grado neppure di controllare il processo della scelta dei candidati e della consequenziale presentazione delle liste. Perfino quando il turno elettorale è obiettivamente di secondo piano.

Il marasma generato da Marco Ambrogio

Entrare in consiglio provinciale non è questione di vita o di morte. Ma sul piano politico questo appuntamento con le urne sta ugualmente riservando motivi di interesse. A scatenare il putiferio è la candidatura di Marco Ambrogio. Non un elemento qualunque: fino a ieri è stato il capogruppo Pd tra i banchi di Piazza XV Marzo e nessuno ha avuto nulla da ridire. Adesso il partito lo scansa come se avesse la peste, per le posizioni critiche espresse verso l’operato di Oliverio e la sua vicinanza al presidente di Anci Gianluca Callipo, il quale a sua volta non fa mistero delle simpatie nutrite nei confronti Mario Occhiuto. C’è poi una terza colpa, quella di aver sposato Rosaria Succurro, fedelissima del sindaco di Palazzo dei Bruzi, probabile candidata alle elezioni regionali con Forza Italia. E forse tra il partito e la bella assessora, la scelta non è proprio da biasimare.

Il giallo dell'accettazione di candidatura

Tutti questi elementi però, non avevano impedito al segretario provinciale Luigi Guglielmelli, di sottoporre ad Ambrogio l’accettazione della candidatura. Salvo poi lamentarsi per il presunto colpo di mano commesso da Giuseppe Giudiceandrea, reo di aver imbarcato di soppiatto Ambrogio nella seconda lista del Pd, denominata Insieme per la Provincia, dopo che lo stesso Guglielmelli, con analogo metodo, lo aveva all’ultimo momento cancellato.

Pan per focaccia

Insomma, in questa guerra intestina e sotterranea, c’è chi ha reso pan per focaccia. Ma la resa dei conti è tutt’altro che conclusa. Lo si capisce dai toni utilizzati da Guglielmelli: apertamente accusa l’esponente del gruppo Democratici e Progressisti di aver adottato una scelta contraria a quella assunta dal partito, e di aver presentato, per il tramite del suo uomo di fiducia, Rosario Perri, una lista difforme da quella concordata che prevedeva inizialmente, al posto di Ambrogio, il consigliere comunale di Cleto Fedele Montuoro. «Ovviamente – scrive il segretario provinciale del Pd cosentino - il blitz per sostituire il nome è avvenuto non attraverso una decisione condivisa e in maniera trasparente assunta in sede politica. È stato un vero e proprio colpo di mano, assecondato dal presentatore della lista, nonché collaboratore di Giudiceandrea. Anche le pietre sanno che sulla candidatura di Marco Ambrogio era stata fatta una valutazione negativa nella Direzione provinciale del Pd per le sue posizioni di aperto sostegno a Mario Occhiuto, motivo per cui la commissione ne aveva deciso a maggioranza l’esclusione».

La posizione di Giudiceandrea

Giudiceandrea però ha un punto di vista differente: «Ho indicato sei candidati in questa bella lista di sinistra e ambientalista – dice – e tra questi non mi risulta Marco Ambrogio». D’altra parte il consigliere regionale si era impegnato anche per raccogliere le firme ed era quindi pienamente legittimato ad avere voce in capitolo. Certo, nel passaggio tra la sede di Viale Trieste e gli uffici di Piazza XV Marzo, c’è stata evidentemente una manina galeotta che ha cambiato le carte in tavola e a qualcuno la cosa non è andata giù. Il responso delle urne potrebbe regalare altri colpi di scena.