Due gli eletti a Corigliano Rossano, tra cui l'unica donna. Da Palazzo dei Bruzi ne entra uno soltanto a vantaggio del sindaco di Acri Capalbo, che strappa il seggio al candidato dem di area Bevacqua: dietro le quinte la strategia del primo cittadino del capoluogo Caruso
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Le elezioni per il rinnovo del Consiglio provinciale di Cosenza hanno messo in evidenza una serie di aspetti tutti interni al centrosinistra che viaggiano lungo l’asse Cosenza-Corigliano Rossano-Acri, ma che disegnano anche future alleanze in ottica regionale. Innanzitutto, però, va evidenziato un dato: l’ex presidente pro tempore dell’Ente e principale competitor sconfitto da Rosaria Succurro due anni fa di questi tempi, non ha gareggiato sotto le insegne del Pd.
Ferdinando Nociti, infatti, era il candidato di punta di Azione, che per l’occasione aveva ricevuto il via libera dalla segreteria nazionale a modificare il nome in “Azione per Cosenza e l’Arberia”. L’elezione del sindaco di Spezzano Albanese è puntualmente avvenuta con tanto di complimenti di Carlo Calenda e con Rosaria Succurro che ai nostri microfoni ha subito svelato che farà parte della sua larga maggioranza. L’influenza del sindaco di Spezzano Albanese sul circolo democrat locale è tuttavia ancora molto evidente, tanto che una serie di iscritti ha chiesto con un documento al vetriolo indirizzato ad Irto di intervenire per smuovere le acque. Ad oggi nessuna risposta.
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L’acume tattico di Adamo, Franz Caruso stringe alleanze
Facendo le pulci alla lista “Provincia Democratica”, emerge che tre dei quattro consiglieri eletti provengono dai municipi di Cosenza e Corigliano Rossano che avevano un peso ponderato enorme e forse anche spropositato al netto dell’assenza di Rende, comune sciolto per infiltrazioni mafiose. Se Flavio Stasi ha blindato in casa l’elezione di Salvatore Tavernise e, in tandem con Mimmo Bevacqua, di Rosellina Madeo (unica donna, alla faccia delle quote rose), a Palazzo dei Bruzi c’è bisogno del solito approfondimento per orientarsi.
Giuseppe Ciacco, il prescelto dall’area Adamo e con la benedizione del sindaco Caruso, ha avuto vita facile come previsto e sarà il capogruppo. È l’unico dei cinque candidati saltati fuori dal capoluogo bruzio ad essere andato a segno. Poi c’è il sindaco di Acri Pino Capalbo. I rumor raccontano che abbia pescato una preferenza sullo Ionio o una, nel caso determinante, all’ombra della Sila. Raffaele Fuorivia (capogruppo del Psi) si era ritirato nei giorni scorsi non certo a cuor leggero, mentre a Mimmo Frammartino non sono bastati gli endorsement del presidente del Consiglio Giuseppe Mazzuca e dei consiglieri comunali in quota Francesco De Cicco. Gli sarebbe bastato un voto in più, esattamente come a Gianfranco Tinto (area Bevacqua) che ha fallito il clamoroso ribaltone all’ultima curva. Un voto che magari è proprio quello che sarebbe finito a Capalbo.
E qui si apre un mondo perché, se studiato a tavolino, l’esito potrebbe certificare una strategia sottilissima e vincente su due fronti, entrambi di prospettiva. Quello dell’elezione di un sindaco amico (per Franz Caruso) con cui far fronte comune nelle battaglie dell’Anci alternativa creata con Voce e Fiorita e quello di non rafforzare aree interne al Partito Democratico (per il gruppo Adamo) in ottica leadership Federazione. Una cosa è certa: il tanto criticato segretario Vittorio Pecoraro era molto più sereno dopo l’esito della competizione elettorale. Controindicazioni? A Palazzo dei Bruzi è in corso un riposizionamento di alcune pedine, per ora tutto interno alla maggioranza. Ma la situazione va seguita con attenzione…