La rabbia non è passata, anzi, adesso il transfert va in un’unica direzione: tutti contro «Ernesto». Gran parte dei dirigenti pd, a meno di una settimana dalla sconfitta di Ferdinando Nociti alle elezioni provinciali di Cosenza, più che dubbi mostra certezze: «È stato Magorno a tradirci», «ha fatto il gioco del centrodestra», «ne ha combinata un’altra delle sue».

Difficile trovare un dem cosentino che racconti una storia diversa. Tutti ripetono la stessa versione: il senatore renziano e sindaco di Diamante sarebbe stato uno dei capi della quinta colonna del centrodestra, che avrebbe agevolato e poi usato la candidatura del sindaco di Corigliano Rossano, Flavio Stasi, per spaccare il fronte progressista e spianare la strada a Rosaria Succurro. La sindaca di San Giovanni in Fiore ha poi vinto in surplace sfruttando le divisioni del centrosinistra e, dicono in ambienti pd, pure prendendo i voti di Magorno e degli amministratori a lui vicini.

Il voto segreto

Magorno, assieme ad altri otto consiglieri comunali di Diamante, risulta in effetti tra i sottoscrittori della candidatura di Stasi. Fatto risaputo che il segretario regionale di Italia viva ha confermato ieri a Lacnews24, a margine di un incontro a Reggio, dedicato a infrastrutture e mobilità, cui ha preso parte anche la presidente della commissione Trasporti della Camera, la renziana Lella Paita.

Interrogato sul voto per la Provincia di Cosenza e sul suo possibile asse con il centrodestra, il neo coordinatore regionale di Iv si è però trincerato dietro un sorriso sornione e una frase: «Il voto è segreto». Puntualizzazione singolare per il capo di un partito che, comunque, a livello nazionale – malgrado i tanti riposizionamenti del suo leader, Matteo Renzi – è ancorato alla coalizione progressista.

Magorno lo sa, e infatti subito dopo ha aggiunto: «Di certo c’è che il centrosinistra non ci ha mai cercati, né per il voto di Cosenza né per le prossime Amministrative di Catanzaro». Una sottolineatura neanche troppo sibillina, accompagnata da un nuovo sorriso, forse ancora più compiaciuto del precedente.

Spregiudicato e disinvolto

Se Magorno gode, pur senza manifestarlo pubblicamente, i dem masticano amaro e meditano una qualche vendetta contro l’uomo che, giusto tre anni fa, era il loro segretario regionale.

Il quadro, da allora, è cambiato profondamente e, favorito dalla vasta terra di mezzo in cui si muove Iv, Magorno ha mostrato di essere spregiudicato quasi quanto Renzi e di certo politicamente molto, molto disinvolto, al punto da renderlo quasi inclassificabile.

Mentre l’ex premier avviava una difficile interlocuzione con il segretario del Pd, Enrico Letta, per costruire il campo largo del centrosinistra, il sindaco di Diamante si proponeva infatti al governatore forzista della Calabria, Roberto Occhiuto, come candidato presidente della Provincia bruzia. E questo malgrado a Reggio, la città più grande della regione, un renziano come Paolo Brunetti fosse (e sia tuttora) sindaco reggente ed espressione di una maggioranza di centrosinistra.

Politico spiazzante

Magorno è spiazzante, capace di intessere un dialogo non ufficiale con il capo effettivo di quella coalizione, il primo cittadino sospeso Giuseppe Falcomatà, di benedire il ritorno tra le fila renziane di un ex deputato con un passato tutto a sinistra come Brunello Censore e, al tempo stesso, di dichiarare pubblicamente il sostegno di Iv al candidato sindaco di Catanzaro Valerio Donato, il prof universitario che ha stracciato la tessera del Pd, che si oppone al centrosinistra di Nicola Fiorita e su cui presto potrebbero convergere tutti i partiti di centrodestra.

I detrattori descrivono l’ex segretario del Pd calabrese come una sfinge, capace ogni volta di spiazzare anche chi crede di conoscerlo ed è convinto di prevederne le mosse. I dem cosentini, tuttavia, sono certi di aver risolto l’enigma relativo alla sconfitta di domenica scorsa. Ma trovare le prove, in politica, è arduo. Il voto, si sa, è segreto.