Una sorta di assemblea aperta con una nutrita delegazione parlamentare regionale (però curiosamente priva del vertice locale di Forza Italia con le assenze di Giuseppe Mangialavori, Francesco Cannizzaro, ma pure del governatore Roberto Occhiuto), quella conclusasi poco fa nella sala consiglio di Palazzo di Vetro a Catanzaro. Oggetto della discussione, le problematiche vissute dagli enti intermedi (soprattutto economici, ma non solo) e le possibili soluzioni. Una presa d’atto, un grido di dolore, una delle tante solite parate da cui scaturisce poco o niente? Un po’ di tutto questo messo insieme.

In parte presenti in aula e in maggioranza collegati da remoto, per lo più dalla Capitale dove fra tre giorni si svolgerà la cerimonia di insediamento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, hanno preso parte all’importante appuntamento Paolo Parentela, Wanda Ferro, Domenico Furgiuele, Silvia Vono, oltreché il presidente dell’assemblea di Palazzo Campanella Filippo Mancuso, fra chi c’era fisicamente, e Antonio Viscomi, Giuseppe D’Ippolito, Dalila Nesci, Giuseppe Auddino, Anna Laura Orrico, Maria Tripodi, Elisabetta Barbuto, Francesco Forciniti, Mariarita Corrado e Bianca Laura Granato fra quelli al contrario davanti al monitor.

Ad aprire il valzer degli interventi, in qualità di presidente di Upi Calabria e di “padrone di casa”, Sergio Abramo che, come premesso, ha in sostanza ribadito un concetto semplice e sempreverde: "Senza soldi non si possano cantare messa”. Regola aurea che vale, anche e soprattutto, per le istituzioni, ancor più se locali. E lo ha appunto spiegato con forza e particolare enfasi Abramo: «Noi presidenti regionali dell’Upi avevamo chiesto la disponibilità di un fondo da 15 milioni di euro, ma non siamo stati ascoltati. Anci, invece, ha almeno avuto per i casi di dissesto finanziario un plafond da 450 milioni di euro. Noi niente. Nemmeno presi in considerazione dalla Legge Finanziaria. Mi pare una grande stortura. Eppure c’era persino stato un emendamento su una dotazione ad hoc per il Mille proroghe (rivendicato nel prosieguo dalla deputata Ferro, peraltro in passato al posto occupato ora da Abramo alla Provincia, che vorrebbe fosse rimpinguata, ndr). Ma pur essendo un’iniziativa lodevole, è ancora poco. Non avremo insomma un adeguato ristoro dal Governo. Ecco perché invochiamo l’aiuto dei nostri rappresentanti, l’ultima spiaggia alla luce dei bilanci ingessati che abbiamo con i pagamenti degli stipendi a rischio per dipendenti monoreddito».

A seguire gli accorati appelli del presidente di Vibo Valentia Salvatore Solano, del vice della Città metropolitana di Reggio Carmelo Versace e del vicepresidente di Crotone Giuseppe Fiorino, che si è soffermato sul problema della concreta impossibilità di far fronte alle spettanze dei lavoratori del proprio ente con cui si sta confrontando attualmente. Parole pesanti, per così definirle ascoltate fra gli altri dal sottosegretario alla Coesione territoriale e al Sud Nesci, che ha chiesto la formalizzazione delle istanze avanzate nel corso del lungo pomeriggio da parte dei vertici delle varie Province.

Sensibile al tema, naturalmente, anche Furgiuele che ha messo l’accento sullo scollamento fra un organismo intermedio e il territorio in ragione della mancanza di mezzi. Una situazione negativa, a giudizio del parlamentare leghista, determinata da tagli lineari che hanno messo in ginocchio le Province, auspicando pure il ritorno al voto popolare per i consigli provinciali