La regione è appesa alle lentezze di una imbarazzante burocrazia giudiziaria e amministrativa impreparata e arretrata. Ha ragione Occhiuto: alla vigilia del Pnrr questa perdita di tempo è intollerabile
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Parliamoci chiaro i ritardi per la proclamazione del presidente della Regione Calabria e anche della proclamazione del sindaco di Cosenza, sono intollerabili, e ciò al netto di qualsiasi giustificazione di natura tecnica. Nelle altre città, per esempio, i nuovi sindaci sono già al lavoro, risulta davvero incomprensibile come in questa Regione tutto debba essere così complicato.
La Calabria è ormai ostaggio di un sistema retrogrado di funzionamento di qualsiasi ufficio dello Stato. Siamo qui a contabilizzare i giorni di ritardo rispetto alla proclamazione del presidente della Giunta regionale, senza dimenticare ciò che è avvenuto Lamezia Terme, una città che non solo ha dovuto subire mesi di commissariamento in considerazione di una valutazione sbagliata della Magistratura su presunti brogli in alcune sezioni ma, ad elezioni ri-svolte in quelle sezioni che hanno confermato il voto precedente, abbiamo dovuto assistere al balletto delle interpretazioni sulla eventuale possibilità anche del ballottaggio. Assurdo.
In Calabria nulla ormai è più certo. Tutto è sospeso e indefinito nei meandri delle indecisioni amministrative e giudiziarie. Ha ragione il neo presidente della Regione, è assurdo che alla vigilia di passaggi importanti per la storia della finanza e degli investimenti pubblici nel Paese e nel Sud, la nostra terra, la più malmessa delle regioni europee, è appesa alle lentezze di una imbarazzante burocrazia giudiziaria e amministrativa impreparata e arretrata, affogata, in questo caso, nel decifrare la marea di verbali redatti da migliaia di presidenti e scrutatori di seggio, altrettanto incompetenti.
La burocrazia calabrese è una zavorra
La burocrazia calabrese è ormai una zavorra suicida che avvolge gli uffici dello Stato, dei Comuni e della Regione. In queste condizioni saremo in grado di affrontare l'appuntamento con la storia dei fondi Pnrr? Il presidente Occhiuto sembra consapevole di questo grande problema, tant’è che, ha dichiarato che il suo primo obiettivo non è la nomina della nuova Giunta Regionale ma, l’individuazione di una efficiente squadra di manager e burocrati pubblici in grado di affrontare efficientemente la sfida della “vagonata di risorse” attese dall’Europa (risorse delle quali, al momento, non si è vista nemmeno l’ombra). Obiettivo e strategia condivisibile. Anche se, ci viene difficile immaginare che tutto procederà liscio. Prima di Occhiuto anche i suoi predecessori avevano azzardato l’azzeramento della burocrazia matrigna di questa terra. Tutti, alla fine, hanno dovuto scendere a miti consigli fino a bloccare il loro entusiasmo riformatore.
Occhiuto pensa a rinnovare i burocrati ma rischia l’assedio
Una burocrazia efficiente e meritevole, è costosa, ma sarebbe un buon investimento per la nostra Regione. E, tuttavia, sarà difficile immaginare che di fronte a scelte di investire su manager pubblici, dirigenti e strutture adeguate, il nuovo presidente non sarà assediato da quel sistema che non intende farsi riformare. I suoi predecessori sono passati quasi tutti per forche caudine. Il primo attacco potrebbe essere concepito, per esempio in chiave moralistica. Un classico in questa regione. Il grillismo moralistico-mediatico ormai infetta da anni gran parte della stampa calabrese e non solo. Trasformare in scandalo, per esempio, anche l’acquisto di un francobollo, è diventato lo sport regionale e nazionale di una certa letteratura giornalistica. E produce anche buoni ascolti. Le riforme regionali in questa regione non sono mai partite perché, non sono solo bloccate da acclarati episodi di malcostume politico e amministrativo, ma anche da coloro che, paradossalmente, si prefiggono di combattere il malcostume stesso. Il moralismo legalitario spesso alimenta un gossip mediatico che distrugge anche quel poco di buono che appare sullo scenario politico. Il paradosso che molti di questi finti scandali, spesso sono fomentati da veline di quella stessa burocrazia regionale poco permeabile a riforme che ne mettano in discussione il loro potere.
In Calabria va sempre peggio
Le insidie dunque sono molte e in questi anni hanno aggravato la malattia del sistema pubblico calabrese, impantanato tra veri e finti scandali. Insomma c’è chi lavora sistematicamente ad avvelenare i pochi pozzi rimasti potabili. E, infatti, le cose sono andate peggiorando invece di progredire. I ritardi sulla proclamazione degli eletti, dunque, in fondo, non sono altro che la metafora di questo peggioramento. La faccia della stessa medaglia della crisi strutturale di questa regione. Basta osservare la progressione dei tempi nelle ultime tre elezioni regionali.
Scopelliti venne proclamato in meno di 2 settimane dalla sua elezione avvenuta il 29 marzo del 2010. Mario Oliverio era stato eletto il 23 novembre del 2014 e la sua proclamazione venne sancita il 9 dicembre successivo. Esattamente 16 giorni dopo la consultazione. La Corte d’appello di Catanzaro proclamò ufficialmente Jole Santelli presidente della Regione Calabria il 15 febbraio del 2020. Venti giorni dopo la sua elezione.
Con Roberto Occhiuto siamo già a 24 giorni di ritardo. Perché tutto ciò? Anzi, diciamola meglio: perché tutto questo succede in questa regione piuttosto che nel resto del paese, in spregio a programmi informatici, algoritmi e quant’altro? Un punto di domanda dalla quale partire per tentare di invertire il destino di questa nostra sfortunata terra. E per favore, almeno in queste ore evitateci le penose giustificazioni tecniche. Sarebbe un’offesa all’intelligenza di quella Calabria non ancora rassegnata al destino baro e alla profezia di coloro che continuano a sostenere la teoria della terra perduta.