VIDEO | Lunga discussione in commissione Affari istituzionali sui testi di legge approntati dai Consigli comunali di Catanzaro, Bovalino, Verzino e Ricadi. La discussione ha fatto emergere chiaro un punto: l'approvazione solo in cambio dell'abbassamento della soglia di sbarramento oggi al 4%
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Il Consiglio regionale torna a discutere di doppia preferenza di genere. Dopo la bocciatura della legge Sculco dello scorso 15 aprile, al termine dello strepitoso gioco delle parti messo su da maggioranza e opposizione per affossare la legge, adesso sono arrivate in I Commissione “Affari Istituzionali”, presieduta da Franco Sergio, le due proposte che arrivano direttamente dal Consiglio comunale di Catanzaro e dei Consigli comunali di Bovalino, Verzino, Ricadi.
Ovviamente dopo la discussione iniziale, il presidente Sergio ha preso tempo per mettere in calendario audizioni ed eventuali modifiche al testo. Anche se, almeno secondo il consigliere comunale di Catanzaro Manuela Costanzo, che ha illustrato la proposta in Aula, la normativa avrebbe potuto, o meglio dovuto, essere subito messa all’ordine del giorno del prossimo Consiglio regionale.
La nuova proposta prevede le quote di lista, per cui all’interno di ognuna di esse ogni genere non potrà essere rappresentato in una misura superiore al 60% (60% e 40%), la possibilità, ma non l’obbligo, per l’elettore di esprimere una doppia preferenza di genere e la par condicio di genere.
«Ho provato a spiegare che l’introduzione della doppia preferenza di genere non è un dovere, ma un atto di giustizia per fare in modo che le donne possano entrare a far parte delle Istituzioni per rappresentarle nel migliore di modi – ha spiegato Manuela Costanzo – La proposta di legge è stata portata in Commissione per consentire una discussione più ampia, ma secondo me poteva essere portata direttamente in Consiglio. Spero che adesso non si perda altro tempo».
Il consigliere comunale di San Luca Alessia Bausone è ancora più determinata: «Sono contenta che la legge sia arrivata dentro questo palazzo troppo chiuso, dentro il quale i consiglieri maschi fanno muro e le donne non le vogliono. Lo hanno dimostrato lo scorso 15 aprile con il voto in Consiglio regionale sulla legge Sculco e mettendo in atto tutte le tecniche ostruzionistiche possibili. Eppure si tratta di una normativa necessaria che, se non fosse prevista, renderebbe la legge elettorale la anticostituzionale, facendo tremare le poltrone che tanto stanno loro a cuore».
Ma, a quanto pare, la discussione in Commissione è stata meno alta di quanto possa sembrare. I consiglieri vogliono vederci chiaro sulla reale necessità delle quote di lista, e non tanto sulla possibile doppia preferenza nell’urna, ma soprattutto hanno bisogno di una contropartita.
E, così, nella lunga discussione tra i commissari Giovanni Nucera (Sinistra), Michele Mirabello (Pd) e Baldo Esposito (Ncd) è emerso chiaro un punto: si discuterà di preferenza di genere, ma soltanto insieme ad altre modifiche alla legge elettorale. A partire dall’abbassamento della soglia di sbarramento, attualmente al 4%, limite considerato troppo elevato se davvero si vuole avere un’adeguata rappresentanza dell’elettorato in Consiglio. Del resto anche in occasione della discussione sulla legge Sculco si era provato a mettere dentro la stessa modifica insieme alla reintroduzione dei consiglieri supplenti, in caso di nomina di assessori interni un giunta.
Trovare la quadra non sarà semplice, insomma, considerato che la maggioranza non ha i numeri e che per arrivare al risultato finale si dovrà necessariamente arrivare ad un accordo trasversale.
Riccardo Tripepi