Il vicepresidente dell'Osservatorio regionale sulla violenza di genere incalza il Consiglio dopo il nuovo rinvio della norma e chiede notizie sull'iter della proposta sottoscritta da 7mila calabresi
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«Servirebbe uno studio di antropologia politica per comprendere la resistenza che il Consiglio regionale calabrese oppone all’ingresso delle donne nella massima assise. Occorrerebbe affidare ad insigni studiosi la spiegazione della sottocultura muscolare usata indiscriminatamente da ogni maggioranza politica, per eludere la discussione e l’auspicabile adozione di misure per il riequilibrio di genere nel Consiglio regionale».
Ad affermarlo è la vicepresidente dell’Osservatorio regionale sulla violenza di genere, Giovanna Cusumano.
«Si tratta di misure necessarie e non più procrastinabili – spiega Giovanna Cusumano - posto che la nostra Regione, che registra una sola presenza femminile nell’assemblea regionale, esprime l’ennesimo dato negativo relegandoci fanalino di coda del paese in ogni ambito. Indubbiamente, dalla sanità, all’occupazione, ai trasporti e finendo al riequilibrio di genere, la Calabria esprime gravissimi ritardi, ma, cosa ancor più grave, esprime soprattutto l’incapacità di emendarsi ed emanciparsi. A tutt’oggi, la necessità di garantire rendite di posizione, è il fil rouge della politica calabrese».
«Mi chiedo, però, fino a quando sarà considerato legittimo ricorrere a biechi sotterfugi, legislatura dopo legislatura, prima che la politica maschile e maschilista che governa (male) le cose in Calabria, ceda alla naturale evoluzione? Non è certamente imputabile alla casualità – afferma ancora Giovanna Cusumano - che le Regioni d’italia più solide, quelle con la miglior sanità ed i migliori servizi, siano proprio quelle che registrano una percentuale più alta di donne elette. Peraltro, studi risalenti a poche settimane fa hanno dimostrato l’assunto secondo il quale la presenza di generi diversi crea valore e ricchezza. La Consob, infatti, che ha pubblicato i risultati di una ricerca relativa alle performance aziendali, ha evidenziato come la presenza di più donne nei consigli di amministrazione delle aziende aumenta la redditività delle stesse. Anche l’economia, dunque, ci insegna che per migliorare i risultati occorre investire sulle differenze di genere».
«Ed allora – conclude la Cusumano - prima che gli innumerevoli problemi della Calabria si incancreniscano fino a diventare irrisolvibili, così che della nostra bellissima regione resti soltanto un ricordo nelle mappe geografiche, sarebbe doveroso che questo consiglio regionale dia prova di saper sostituire alla forza muscolare, la forza dei neuroni, attivando così quelle connessioni cerebrali che, senza dubbio, favoriranno l’inarrestabile cambiamento. Chiedo, dunque, a gran voce ed a nome di quei 7000 calabresi, uomini e donne, di destra e di sinistra, che hanno sottoscritto la mia proposta di iniziativa legislativa popolare per l’introduzione della doppia preferenza di genere nella legge elettorale, di voler discutere ed approvare in aula la misura necessaria per superare lo squilibrio da sempre esistente. Con buona pace di chi spinge inesorabilmente verso la nostra estinzione...».