L'assessore regionale candidata al Senato: «Non siamo razzisti, ma vogliamo un’immigrazione gestita bene. Oggi i flussi migratori con Draghi e Lamorgese sono totalmente fuori controllo»
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«Sono in corsa con tutta me stessa». E di corse Tilde Minasi è abituata a farne, visto che non è la prima volta che ambisce a un posto in Parlamento. Ma questa sfida ha un sapore diverso. La Lega punta a riprendere persone e territori. Quale miglior occasione allora? Non a caso lo stesso Matteo Salvini sarà candidato in Calabria. Alle spalle ci sarà l’assessore regionale Minasi, candidata anche nell’uninominale Calabria Sud.
Come mai Salvini ha deciso di candidarsi ancora in Calabria?
«Non è una prima volta. Lui ha grande rispetto per la Calabria e crede nel suo riscatto e lo dimostra con la sua presenza sul territorio. A dispetto di altri leader che invece in Calabria fanno qualche passerella durante la campagna elettorale. Anzi qualcuno ha anche detto di non volerne più sapere della nostra terra. Non è così per Salvini e per tutta la squadra di governo, sempre accanto a me nel momento del bisogno per i problemi del territorio».
Queste elezioni per la Lega potrebbero essere un’occasione per dimostrare di non avere perso smalto, nonostante i risultati non incoraggianti delle ultime elezioni?
«C’è grande seguito, sicuramente sul territorio è mancata la struttura di partito. Ma alle regionali abbiamo riconfermato gli stessi consiglieri dell’anno precedente. Non credo che sia una perdita della Lega, piuttosto una disaffezione dei cittadini verso la politica. Siamo squadra di governo regionale, con due incarichi importanti. La gente oggi vive grandi disagi, la pandemia ha influito, lo stesso per la guerra e tutte le conseguenze sul caro bollette e le difficoltà che gli imprenditori stanno vivendo».
Saccomanno, Spirlì, Mancuso: le cronache parlano di malcontento interno alla Lega.
«No, non c’è malcontento all’interno della Lega, chiaramente ognuno tende a portare acqua al suo territorio. Quello di Mancuso non era un malcontento sulla Lega, ma sul fatto che non c’era nessun candidato a rappresentare Catanzaro. In generale, dovendo puntare a vincere, si sono messe in campo le risorse migliori del partito».
Qual è il suo rapporto con Occhiuto?
«Se dovessi andare al Senato a malincuore lascerò questo assessorato, anche se è un incarico che mi onora, e oggi con la riduzione dei parlamentari sarà ancora più importante essere un rappresentante del mio territorio. È un assessorato che sento mio, è un settore in cui lavoro da anni e stavo mettendo sul tavolo tante idee che porterà avanti chi verrà dopo di me. Con Occhiuto ritengo di aver lavorato in maniera concreta e serena e con grande sua collaborazione».
Se dovesse essere eletta cosa lascia di non fatto in Regione?
«La mia più grande soddisfazione è quanto fatto sulle tendopoli della zona tirrenica, già a buon punto. Abbiamo lavorato sulla tendopoli di San Ferdinando, che ci ha fatto mettere alla berlina più volte a livello nazionale per il degrado. Siamo a buon punto su un progetto per smantellarle tutte (Rosarno, Taurianova) con grande collaborazione dei sindaci, del prefetto e del governatore. Ci sarà questo villaggio, limitato all’accoglienza abitativa, ma stiamo lavorando in maniera serie sul caporalato, sul problema dei trasporti, per sostenere queste persone. E sottolineo che noi, sebbene della Lega, non siamo razzisti, vogliamo un’immigrazione che sia controllata. Oggi i flussi migratori con Draghi e Lamorgese sono totalmente fuori controllo. Cerchiamo invece di essere sensibili nei confronti di chi arriva da situazioni di miseria estrema e dolore. L’accoglienza è una pratica seria e va condotta con criteri ben precisi che possano offrire ai migranti condizioni dignitose di vita e di lavoro. Ammettere sul territorio migliaia di persone senza poi essere in grado di dare alloggi e posti significa creare nuova povertà ed emarginazione».
Del Ponte sullo Stretto che ne pensa?
«Non è vero che teniamo al ponte sullo Stretto per la campagna elettorale. Da un anno e mezzo mi sto relazionando col vice ministro alle Infrastrutture e Mobilità sostenibili Alessandro Morelli, che insiste sul progetto del ponte, vorrebbe incontrare la popolazione per comprendere se si tratta di un progetto gradito. C’è il suo impegno affinchè l’infrastruttura, se dovesse essere ancora al governo, possa prendere forma».
Cosa farà per Reggio?
«Ci sono tante cose che servirebbero alla città. Ovviamente credo che sia importante riportare le persone al centro dell’attenzione politica perchè il centrosinistra ha perso il contatto con la realtà col Paese reale di cui sempre si parla però non si danno mai rispose. E persone, le famiglie, le imprese e i loro bisogni debbano essere posti subito all’attenzione. Raccogliere le grida d’aiuto della comunità. Abbiamo dei tassi di disoccupazione più elevati, le opportunità rispetto ad altri posti sono ridotte, rispetto ai servizi sono pochi e poco efficienti, bisognerà puntare su questo e sul livello del lavoro. Le riforme più importanti sono quella fiscale perchè oggi si lavora per lo Stato, e non può essere più possibile, e il lavoro per i giovani per dare loro un futuro».